Dionigi: «La Reggiana ha onorato la maglia fino all’ultimo. Questa salvezza è un miracolo sportivo»
«Ho schierato la migliore formazione possibile, anche chi non poteva esserci è rimasto al seguito della squadra. Ora riposiamoci, poi ci sarà tempo per pensare al futuro e programmare. La Sampdoria in C? Niente è scontato, in B i valori si livellano»

La Reggiana chiude il campionato con una sconfitta indolore sul campo del Brescia, che conquista la salvezza. Nonostante il ko, i granata onorano l’ultima gara stagionale con una prestazione generosa e combattiva. Al termine dell’incontro, mister Davide Dionigi analizza la partita, ripercorre i momenti decisivi della sua gestione e riflette sul significato di una salvezza che definisce “un miracolo sportivo”.
«Abbiamo giocato a viso aperto, facendo una buona partita fino all’episodio finale, una deviazione decisiva a favore del Brescia - sottolinea con un po' di amarezza mister Dionigi in sala stampa - Nonostante la sconfitta, sono contento della prestazione dei ragazzi: sono arrivati stremati, ma hanno fatto bene, soprattutto nel secondo tempo, mostrando un bel gioco fuori casa. Lo spirito è stato quello giusto, anche con la salvezza già acquisita. Abbiamo mantenuto un atteggiamento combattivo, anche se il Brescia ci ha creduto un po’ di più, ed era normale che fosse così. Nel complesso, sono soddisfatto: non era facile giocare con questa personalità in un ambiente caldo come quello di stasera. Non potevo chiedere di più ai miei giocatori».
Molti si aspettavano un po’ di turnover, invece ha confermato quasi tutti i titolari delle ultime partite…
«Era giusto schierare la miglior formazione possibile, anche per rispetto delle altre squadre. Dopo i primi quindici minuti in cui abbiamo sofferto, abbiamo preso campo e per un buon tratto si è vista solo la Reggiana. Abbiamo trovato il meritato pareggio e potevamo anche raddoppiare. È stata una partita tirata, ma l’abbiamo giocata fino in fondo. Poi è arrivato quell’episodio favorevole al Brescia: fa parte del calcio. Per quanto riguarda i cambi, eravamo un po’ corti. È entrato Urso, che non giocava da due mesi, ho fatto esordire Destro dopo un anno di inattività, ho dato spazio a Nahounou, che ha giocato poco quest’anno, e anche Sosa, che era fermo da un mese. Tutti sono entrati bene, abbiamo tenuto testa all’avversario. Forse negli ultimi venti minuti ci siamo un po’ abbassati, ma era comprensibile».
Anche i giocatori non convocati erano presenti in tribuna…
«Sì, sono venuti tutti perché volevano stare vicini alla squadra. Questo dimostra quanto siano stati bravi a creare un gruppo unito, ed era proprio quello che volevo. Quando ci sono difficoltà, l’unione aiuta a superarle».
La presenza di Motta dal primo minuto era scontata?
«No, non era scontata. Bardi ha avuto un problema fisiologico e non era al meglio, quindi ho deciso di far giocare Motta. A parte lui e Portanova, che ha avuto un risentimento muscolare a Castellammare, ho schierato gli undici titolari. Motta ha fatto bene, a parte un piccolo errore iniziale che può capitare. Dopo i primi quindici minuti, in cui abbiamo sofferto un po’, non mi pare sia stato particolarmente impegnato. Aveva già fatto bene contro il Cittadella e si è confermato».
Che effetto le ha fatto tornare a Brescia da ex?
«Sono stato bene nei due mesi in cui ho allenato qui. Era il periodo del Covid, presi una squadra nelle ultime posizioni e arrivammo ai playoff. Poi ci furono dinamiche interne e me ne andai, ma conservo un buon ricordo. Mi dispiace solo non aver vissuto pienamente la città, a causa delle restrizioni. Oggi ho visto un Brescia con un organico valido e buoni cambi: era una squadra impaurita ma è partita forte, e non me l’aspettavo. A un certo punto abbiamo preso in mano il gioco e potevamo anche andare in vantaggio. Loro ci hanno creduto fino alla fine e un pizzico di fortuna li ha aiutati. Ma, ripeto, sono dinamiche normali nel calcio».
Ha trovato una bella atmosfera sugli spalti?
«Sì, ho rivisto il calore del pubblico bresciano, simile a quello dei nostri tifosi. I mille sostenitori della Reggiana presenti stasera meritano un ringraziamento speciale: ci hanno sempre spinto e seguiti ovunque».
Cosa si può aggiungere sulla salvezza dei granata?
«È stato un vero miracolo sportivo. A mente lucida, credo sia stata un’impresa persino più difficile di quella che feci ad Ascoli. Sono molto felice perché è successo nella città dove sono nato, dove vive la mia famiglia. È una stagione che si chiude nel migliore dei modi. Abbiamo faticato tanto, ma meglio di così non poteva finire».
È stata più difficile questa salvezza o quella di Ascoli?
«Anche ad Ascoli fu un miracolo sportivo, ma lì la squadra ebbe qualche partita in più. Quindi, direi che questa salvezza con la Reggiana è stata ancora più difficile da raggiungere».
Qual è stato il punto di svolta della stagione?
«Direi il secondo tempo contro il Cittadella. In quella partita i ragazzi hanno iniziato a capire davvero cosa stavo chiedendo loro. Il derby vinto a Modena ci ha poi dato ulteriore convinzione, ma la consapevolezza è nata contro il Cittadella: lì ho capito che saremmo rimasti in corsa fino alla fine. Le prime due gare le abbiamo perse: con la Cremonese avevamo fatto una buona prestazione, col Pisa male, ma non eravamo ancora la squadra di adesso. Forse qualche punto in più lo avremmo meritato, ma nella vita bisogna anche sapersi accontentare».
Adesso quale sarà il programma della squadra?
«Ora dobbiamo solo riposarci. Abbiamo giocato sette partite in un mese e mezzo, sentendo forte la pressione. Io sono abituato a queste situazioni, ma devo ringraziare i ragazzi: anche stasera c’erano titolari che volevano esserci fino all’ultimo minuto. Questo dimostra una disponibilità fantastica da parte del gruppo».
Questo finale di campionato ha portato anche verdetti inaspettati. Uno su tutti: la retrocessione della Sampdoria in Serie C.
«Ho giocato nella Sampdoria, ho vestito quella maglia, quindi un po’ di dispiacere lo sento. Vedere retrocedere una società con quella storia, quella tifoseria e quella tradizione non fa bene al calcio italiano. Ma ormai il calcio è anche questo: niente è scontato, tutto è difficile. Ci sono squadre come la Juve Stabia che fanno exploit, altre nonostante grandi investimenti come la Sampdoria, che retrocedono. Dispiace, ma è anche il bello della Serie B, dove i valori spesso si livellano».
Ha fatto qualche fioretto per questa salvezza?
«No, adesso voglio solo godermi un po’ di tempo con i miei figli. Sono stato spesso lontano dalla famiglia. Sono una persona tradizionale, non sono uno di quegli allenatori che va in giro a ringraziare tutti».
Ora manca solo la firma sul rinnovo…
«Adesso resterò qualche giorno a Reggio per sistemare un po’ di cose. Poi ci sarà tempo per pensare al futuro e programmare. Ci siederemo a un tavolo con la società per capire cosa potrà succedere nei prossimi giorni».