Maisterra: «Felice per l’esordio. La carta d’identità non conta, voglio solo aiutare la squadra»
Il giovane centrocampista argentino classe 2006 ha fatto il suo debutto in maglia granata nell'amichevole contro il Lentigione. «Gioco ovunque a centrocampo, ma l'importante è dare il massimo. La Serie B non mi spaventa».

Tra i tanti volti nuovi scesi in campo a Lentigione, non è passata inosservata la chioma bionda di Roque Maisterra, centrocampista italo-argentino appena tesserato dalla Regia che ha lasciato subito una buona impressione ai suoi nuovi tifosi e a mister Dionigi.
Com’è stato l’impatto con la Reggiana e l’ambiente granata?
«Quella contro il Lentigione è stata la mia prima partita dopo due mesi, quindi per me ha avuto un significato speciale. Venivo da una situazione particolare: il Brescia è fallito, e ritrovarmi subito in campo con la Reggiana, in mezzo a compagni di questo livello, è una motivazione enorme. Sono molto felice di aver fatto il mio esordio con questa maglia».
Hai già trovato la tua posizione preferita in campo?
«Sono un centrocampista centrale, però posso giocare anche in modo più offensivo. Con la Primavera del Brescia giocavo da play, però mi sento polivalente. L’importante è mettersi a disposizione del mister e aiutare la squadra».
Che effetto fa affacciarsi al campionato di Serie B?
«Anche se non ho ancora esordito in Serie B, mi sono allenato per oltre un anno con la prima squadra del Brescia, condividendo il campo con giocatori come Bertagnoli e Papetti. Sono due ragazzi che mi stanno aiutando molto anche qui a Reggio. Non sono spaventato, anzi, ho tanta voglia di giocare».
Il tuo inserimento nel gruppo è stato facilitato dalla presenza di ex compagni?
«Sì, conoscere già alcuni ragazzi mi ha sicuramente aiutato. Ma devo dire che tutti, non solo loro, mi hanno accolto benissimo. Mi sento molto bene con questo gruppo».
Classe 2006: sei giovanissimo, ma avverti comunque tante responsabilità?
«Nel calcio non conta la carta d’identità. Se guardiamo al Barcellona, vediamo che l’età è solo un numero. È quello che fai in campo a fare la differenza».
Hai la personalità giusta per questa nuova avventura?
«Gioco a calcio perché amo questo sport, lo faccio con passione. Non sento la pressione».
Hai un modello a cui ti ispiri?
«Essendo argentino, è inevitabile dire Messi. È sempre stato il mio punto di riferimento, anche se so bene che non arriverò mai a fare quello che ha fatto lui. Mio padre (Hernan, ex River Plate, ndr) è stato calciatore, però era molto diverso da me: giocava senza palla, aveva tanta garra. Io mi sento più tecnico, ma lui per me è l'ispirazione più grande».
Qual è stato il tuo percorso prima di arrivare a Reggio Emilia?
«Sono nato in Argentina e ho iniziato a giocare nel Vélez. Poi mi sono trasferito in Spagna a dieci anni, per motivi di sicurezza e cultura: devo dire che mi sento molto legato all’Europa. Dopo un anno in una squadra locale, mi ha preso il Villarreal, dove sono rimasto tre anni. In seguito, mi sono trasferito in Italia con la mia famiglia e il Brescia mi ha accolto molto bene. Ora sono qui alla Reggiana, una nuova sfida».