foto Silvia Casali
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Arrabbiato, deluso, ma anche convinto delle proprie idee. Carmelo Salerno analizza il momento della Reggiana dalle colonne de Il Resto del Carlino e della Gazzetta di Reggio, senza cercare alibi e ribadendo concetti chiave: il calo recente ha rovinato quanto di buono era stato costruito, ma il valore della squadra non è in discussione. «Siamo arrabbiati, delusi, amareggiati. Quattro sconfitte nelle ultime cinque gare sono troppe», ammette il presidente, sottolineando come il recente rendimento negativo abbia inciso su quanto di buono era stato costruito prima. Il giudizio sulla stagione resta diviso in due tronconi. «L’inizio è stato positivo, la parte finale insoddisfacente», spiega Salerno, ricordando come il percorso sia andato oltre le aspettative iniziali. «Mi aspettavo difficoltà all’inizio, non di calare dopo».


VALORI TECNICI E FOCUS SMARRITO. La classifica, al netto delle ultime gare, resta comunque discreta. Ma per il presidente non è un’attenuante sufficiente. «Se abbiamo vinto i derby con Modena, Mantova e Cesena vuol dire che siamo all’altezza», ribadisce. «E quindi non possiamo calare così tanto». Nessun alibi legato a fattori esterni come il VAR. «Gli arbitri non sono esenti da errori, ma le responsabilità di questo calo sono nostre». Salerno richiama episodi concreti, come il secondo gol subito a Genova: «La palla arriva in area da 70 metri, una squadra che deve salvarsi quel pallone se lo deve mangiare. Invece non siamo neppure riusciti a toccarlo». Alla base del momento negativo potrebbe esserci anche un problema mentale. «Probabilmente i troppi complimenti ci hanno fatto perdere il focus sulla salvezza, ma erano meritati», osserva. «Abbiamo perso identità, spirito combattivo e concentrazione». E aggiunge: «La sconfitta di Pescara, al netto delle assenze, mi ha ricordato quella di Cosenza dello scorso campionato. Non si può perdere in quel modo, significa aver perso il nostro DNA». Ma c'è una convinzione che Salerno ribadisce senza esitazioni: «Questa è la squadra più forte degli ultimi tre anni».


DIONIGI, MOTTA E NERVOSISMO. Con l’allenatore la sintonia resta totale. «Direi proprio di sì», risponde il presidente quando gli viene chiesto se Dionigi condivida la filosofia societaria, pur precisando che «il mercato lo facciamo noi, non l’allenatore». Difesa netta per Motta: «Sta giocando un ottimo campionato», sottolinea Salerno. «Ha fatto un solo grave errore. E voglio ribadire che gioca perché è bravo, non perché è giovane». Più severo il giudizio sul nervosismo in panchina, che nelle ultime settimane ha portato a diverse espulsioni. «Mi sono arrabbiato con loro», ammette. «Ci sta protestare, ma bisogna essere più sobri e farlo con stile. Scene così fanno aumentare il nervosismo di chi gioca».


ROSA E CAMBI ALL'ALTEZZA. Uno dei temi più dibattuti riguarda la profondità dell’organico, ritenuta da più parti non sufficiente per affrontare la Serie B. Un’interpretazione che Salerno respinge con decisione. «Non sono d’accordo. Non lo accetto», afferma. «A Genova chi è entrato? Marras, Gondo e Libutti. Non mi pare siano riserve». La giovane età della panchina non è un limite, ma una scelta precisa. «È vero che abbiamo una squadra giovane, ma sono gli stessi giocatori che hanno conquistato tutti quei punti nella prima parte di campionato». Il progetto è chiaro: «La Reggiana è stata appositamente costruita così, con una panchina formata da giovani che devono crescere». Anche sui singoli, Salerno invita a non cambiare giudizio in base al risultato. «Quando Lambourde segna viene definito un fenomeno, ora sembra che non vada più bene…».


MERCATO OCULATO. Sul mercato invernale il presidente è categorico. «Il nostro mercato di gennaio è fatto», dice, indicando nei rientri di Girma e Sampirisi gli unici veri innesti. Nessuna intenzione di intervenire sull’attacco: «In rosa abbiamo sei attaccanti: Gondo, Novakovich, Portanova, Girma, Tavsan e Lambourde. Mi pare siano sufficienti». Una precisazione: «Non è una questione economica», chiarisce. «Se ne aggiungiamo uno rischiamo di fare danni, come è successo diverse volte in passato». Eventuali movimenti riguarderanno semmai i giovani: «Qualche centrocampista potrebbe andare a giocare, e in tal caso sarà sostituito, mentre davanti penso proprio che resterà tutto così». Su Magnani, Salerno mantiene una linea attendista. «Dipende solo da lui. Fino a metà gennaio non lo disturberemo». La volontà, però, è evidente: «Io vorrei vederlo tanti anni ancora con la maglia della Reggiana addosso, ma la cosa più importante è che risolva i suoi problemi personali».


SOCIETÀ E PROSPETTIVE FUTURE. Sul futuro societario, il presidente non nasconde le difficoltà. «I costi della Serie B sono diventati insostenibili», spiega, ribadendo la necessità di abbassare il monte ingaggi e lavorare verso il pareggio di bilancio. Amadei resta il punto di riferimento, ma Salerno guarda a una struttura più ampia: «Ci vorrebbero tre o quattro persone che prendessero una quota a testa per rendere sostenibile la Reggiana, magari imprenditori reggiani. Di pretendenti da fuori se ne sono presentati diversi, nessuno che Amadei abbia ritenuto affidabile». Il messaggio per il 2026 è chiaro: «A gennaio azzeriamo tutto, inizia un nuovo campionato». La speranza è quella di rivedere i tifosi in trasferta già a Frosinone: «Ci sto lavorando, senza di loro abbiamo perso dei punti».

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