Il dt Scognamiglio si presenta: «Alla Reggiana c’è tutto per fare bene. Sarò sempre vicino ai ragazzi»
Il nuovo direttore tecnico granata lavorerà a stretto contatto con Fracchiolla: «Tra noi un confronto costante, anche acceso, ma è così che si cresce. Qui c’è una società completa, strutture di alto livello e un gruppo di uomini veri»

Da difensore esperto a dirigente sul campo, Gennaro Scognamiglio porta alla Reggiana la sua visione diretta e il legame stretto con il lavoro quotidiano, dentro e fuori dal campo. Dopo l’esperienza condivisa a Giugliano, ritrova il ds Fracchiolla per iniziare un nuovo percorso in granata, ma lavorerà a stretto contatto anche la bandiera granata Malpeli.
«Ci tengo a ringraziare tutta la società della Reggiana per l’opportunità, e in particolare il direttore Fracchiolla: ci conosciamo da due anni, abbiamo cominciato questo percorso insieme l’anno scorso a Giugliano – ha esordito il nuovo dt granata - Se oggi sono qui è grazie a lui, che ha avuto fiducia in me. Lavoreremo a stretto contatto, ci confrontiamo tanto, anche litigando spesso, ma è il bello del nostro rapporto. Ringrazio anche il Giugliano, che mi ha dato la possibilità di fare il dirigente dopo aver smesso da giocatore: se sono qui oggi è anche merito loro».
Qual è la parte più difficile del ruolo di direttore tecnico?
«La cosa bella è quella di essere sempre presente al centro sportivo e poter intervenire subito per risolvere i problemi. Oggi si lavora molto con i giovani, io ci sono passato anche da calciatore: i ragazzi spesso non conoscono ancora il percorso, hanno delle difficoltà. Servono quindi figure esperte che li guidino, senza giocatori esperti rischiano di perdersi. A Reggio, da questo punto di vista, ci sono uomini importanti: penso a Paolo Rozzio, che conosco da ex compagno di squadra, ed è eccezionale. Il mio compito sarà anche quello di parlare con i giovani, essere disponibile sempre, dare un parere tecnico o anche solo un consiglio fuori dal campo h24. Sono stato un giocatore quindi conosco bene le dinamiche».
Ha una specializzazione su ruoli o segue certi tipi di giocatori?
«Con il direttore abbiamo un rapporto ottimo. Ci confrontiamo su tutto, e proprio per questo litighiamo spesso. Ma è una cosa sana, perché dire sempre “sì” non porta a nessuna crescita. Non ho una specializzazione: mi occupo di tutto, a 360 gradi».
Difficile dimenticare il suo gol col Pescara contro la Reggiana…
«Ho anche un brutto ricordo di quel giorno: presi quattro o cinque punti sul sopracciglio! Però sì, fu un bel gol, non facile da segnare. La prima cosa che ho pensato venendo qui è stata proprio quella partita, e lo stesso è capitato per Italia-Moldavia, con il ricordo di quel gol in quella porta. Giocare in questo stadio sarà bellissimo, mi verrebbe quasi voglia di rimettermi le scarpe… Ma davvero, qui c’è tutto per fare bene».
Cosa l'ha colpita di più della Reggiana?
«È una società completa. Come diceva il direttore, siamo al centro d’Italia: quando un giocatore sente “Reggiana”, ci pensa. Abbiamo un centro sportivo che fa invidia, il direttore lo sta rinnovando tutto, dagli ingressi in poi. Secondo me tra poco metterà anche una brandina per dormire lì (ride, ndr)… Ma è così che si fa calcio. Lo stadio è bello, la società è solida. Abbiamo uomini importanti, che faranno un grande percorso insieme ai giovani che arriveranno. Il gruppo fa la differenza: viene fuori nei momenti duri, ogni allenamento deve costruire qualcosa. L’esempio secondo me è la Juve Stabia: vivo lì vicino e li conosco uno per uno, erano giovani, con fame e con voglia. Così si possono raggiungere obiettivi importanti».