Manolo Portanova: «Con l’Entella per riprenderci i punti persi. In campo non ho fratelli, Denis lo sa»
«Quanto successo ad Avellino non deve ricapitare. Io leader? Cerco di essere un riferimento per i più giovani. Salvezza l’obiettivo, ma possiamo fare un passo in più. Sento l’affetto dei reggiani e lo ricambio. Avere la mia famiglia vicino mi aiuta»

Manolo Portanova ha parlato in vista della prossima sfida casalinga contro la Virtus Entella, gara che potrebbe metterlo di fronte al fratello Denis, difensore dei liguri. Il numero 90 granata, tra i leader tecnici e caratteriali della squadra di Dionigi, ha fatto il punto dopo la bruciante sconfitta di Avellino e sul percorso della Reggiana in questa prima parte di campionato.
Manolo, stai tirando la carretta dal ritiro fino ad oggi: come stai fisicamente?
«Sto benissimo. Ho avuto la fortuna di incontrare un preparatore molto forte: ci sentiamo spesso, ci confrontiamo e mi ha dato una dieta e un lavoro particolari per arrivare oltre il 90’».
Ad Avellino avete segnato tre gol fuori casa, ma avete perso la partita. Perché?
«Stavamo vincendo, la partita l’avevamo in mano. Dobbiamo essere più cattivi e avere la voglia di “morire” pur di non prendere gol. Questa settimana abbiamo lavorato tanto, perché quello che è successo l’abbiamo visto tutti e non deve più accadere. Abbiamo perso tre punti e ora abbiamo voglia di riprenderceli con l’Entella».
Ti confronti spesso con gli arbitri, ma senza essere ammonito. Come gestisci quel rapporto?
«Penso che ci sia modo e modo di confrontarsi. Loro decidono e bisogna rispettarli».
Durante la partita scambi spesso due parole anche con mister Dionigi…
«Da quando non c’è più Paolo (Rozzio, ndr), che era il suo riferimento, cerchiamo di dirci certe cose in campo quando non riusciamo a fare determinate uscite o movimenti. È importante confrontarsi, perché il mister non è dentro la partita e alcune cose non può percepirle. Sta facendo un grandissimo lavoro».
In campo parli con tutti e dai indicazioni. Ti senti un leader di questo gruppo?
«Cerco di aiutare i nostri giovani, che sono molto forti. Quello che imparano se lo devono portare dietro anche quando andranno via. Insieme ad altri compagni cerchiamo di portare avanti questa Reggiana giovane il più in alto possibile. Essere un riferimento mi fa piacere, ma la cosa importante è tenerli sereni e farli esprimere».
Hai già segnato tre gol. Quest’anno sei più portato ad attaccare?
«Il mio obiettivo è aiutare la squadra, poi arrivare al gol fa piacere. Voglio superare i numeri dell’anno scorso. Mi piace giocare avanti, ma se il mister mi chiede di giocare più dietro lo faccio senza problemi».
La Reggiana deve guardare solo alla salvezza o può ambire a qualcosa che va oltre?
«Dobbiamo essere umili e raggiungere la salvezza il prima possibile. Poi quello che viene si prende. Per i giocatori che ci sono, per il mercato che è stato fatto e per i giovani forti arrivati quest’anno, penso che un piccolo passo in più si possa fare. Ma prima pensiamo a raggiungere la salvezza».
Che partita ti aspetti contro l’Entella?
«È una buona squadra. Incontrarla prima della sosta è importante, ma la Reggiana deve pensare a sé stessa e riprendersi i punti persi ad Avellino. Le partite più difficili sono queste, quando l’avversario non ha un organico da primi posti. Non deve mancare l’attaccamento alla maglia fino al 90’».
Ti è mai capitato di essere marcato da Denis?
«Non mi è mai capitato. Se succederà gliel’ho già detto: in campo non siamo fratelli. Lui lo sa come sono, c’è poco da fare…».
Tuo fratello all’Entella sta vivendo la sua prima stagione in Serie B con i liguri. Come lo vedi?
«È forte. Quest’anno trova difficoltà perché è il primo campionato in Serie B e davanti ha giocatori con più esperienza, ma ha mentalità. Aspetterà il suo momento e farà vedere quanto vale».
Per chi farà il tifo vostro padre?
«Per chi di noi giocherà».
Sei molto amato dai tifosi. È una responsabilità in più ricevere tutto questo affetto?
«Sì, può essere un bene ma anche un male, perché da me si aspettano tanto. Il mio obiettivo è arrivare a fine partita e aver sudato la maglia. Alla Reggiana non deve mancare agonismo».
La Curva Sud quest’anno è sempre piena: quanto vi spinge?
«Vederla così fa sempre piacere. Quest’anno si sono riuniti tutti i gruppi e si sente. È stato bellissimo vederli quasi tutti al derby. La Reggiana è questa: quando è unita fa bene a noi e a tutta la città».
In tribuna spesso sei accompagnato dalla tua famiglia e dalla tua ragazza. Quanto conta per te averli vicini?
«Sono sempre con me, nel bene e nel male. Averli vicini mi fa bene, anche alla testa. Sono contento di averli tutti insieme».
Vivi a Reggio Emilia da tre anni: come ti trovi?
«All’inizio ho sentito tanto il clamore nei miei confronti, i primi due mesi non sono stati semplici. Poi ho percepito l’amore della gente e mi sono innamorato anch’io dei reggiani».
In campo sei un gladiatore, fuori sembri molto diverso. È così?
«In campo mi trasformo. Fuori sono un ragazzo molto tranquillo».
Hai un sogno nel cassetto?
«Ce l’ho, ma non lo dico».


