foto Silvia Casali
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Alla vigilia dell’ultima giornata di campionato, mister Davide Dionigi ha parlato in conferenza stampa presentando la sfida del “Rigamonti” contro il Brescia. L'unico obiettivo rimasto è quello di chiudere nel migliore dei modi la stagione - centrando quello che sarebbe un record societario in Serie B - ma soprattutto onorare il campionato fino in fondo, anche se all'orizzonte si prospettano diverse novità di formazione.


Mister, domenica ha veramente studiato le ultime partite del Brescia?
«Sì, assolutamente. Come faccio sempre quando dobbiamo preparare la partita contro un avversario. Per noi il campionato non è finito: questa gara è importante, sia per loro che per noi. Vincere significherebbe ottenere la quinta vittoria consecutiva e chiudere con un risultato positivo. Loro hanno un obiettivo chiaro, che fino a poco tempo fa era anche il nostro. Ci sarà lo stadio pieno, con tanti tifosi loro ma anche nostri, che verranno numerosi. Ci stiamo preparando al meglio».

C’è ancora convinzione, sia da parte sua che della squadra?
«Sì, ma devo dire che dopo la partita di Castellammare i ragazzi erano stremati. Hanno dato tutto in quest’ultimo mese. In questi giorni abbiamo cercato di recuperarli il più possibile, perché siamo contati. Stiamo valutando anche qualche convocazione dalla Primavera. Però oggi ho visto voglia di esserci: vediamo domattina, anche perché si gioca la sera e abbiamo ancora la rifinitura da fare».

Ha pensato di dare spazio a chi ha giocato meno in stagione?
«Cerco sempre di mettere in campo la formazione migliore, ma nei 90 minuti farò in modo di far rifiatare chi ha giocato tanto. Tutti si sono sempre allenati bene, anche quelli meno impiegati. Se ci sarà l’occasione, assolutamente sì».

È possibile l’esordio da titolare di Destro?
«Lo stiamo valutando. Mattia è cresciuto molto fisicamente e, anche se finora non c’è stata l’occasione giusta, credo che il momento possa essere arrivato. Vedremo se dall’inizio o a gara in corso. Se lo merita, per l’atteggiamento che ha avuto verso il gruppo e nei miei confronti. È stata una sorpresa, un uomo perbene, ha dato una grande mano anche nello spogliatoio, come ha detto Gondo in una delle ultime interviste. I movimenti che fa sono da giocatore di Serie A: da quelli forti si impara».

Essere stato attaccante le ha dato un vantaggio nel suo lavoro?
«Sì, qualcosina in più posso trasmetterla ai miei giocatori. Secondo me hanno ancora ampi margini di miglioramento».

Può fare il punto della situazione sugli indisponibili?
«Sicuramente fuori Vido e i lungodegenti. Da valutare Reinhart e Ignacchiti che hanno spinto tanto, Meroni che ha qualche acciacco, Vergara con una botta al ginocchio, Kabashi con un problema fisico e Portanova che aveva già stretto i denti a Castellammare. Spero di recuperarne qualcuno, ma lo capiremo solo domattina».

C’è stato un messaggio in particolare che l’ha colpita dopo la salvezza?
«Quello dei miei due figli. Mi hanno emozionato, non tanto per il risultato ma per le parole che mi hanno scritto. Gli altri messaggi mi hanno fatto piacere, ma non sono uno che si perde dietro a queste cose. La mia gioia è più interiore».

In cosa pensa di aver inciso di più?
«Si parla spesso di scossa emotiva, ma non è solo quello. Le partite si vincono anche con gioco, corsa e organizzazione. Il fattore mentale aiuta a sviluppare tutto il resto. In poco tempo abbiamo fatto tanto lavoro, e penso sia cresciuto tutto in modo costante. Si sono incastrati tanti tasselli nel modo giusto. Le due sconfitte contro Cremonese e Pisa ci hanno fatto meno male che se fossero arrivate contro squadre più alla nostra portata».

Ha parlato molto anche con chi rendeva meno rispetto alle proprie qualità. Due nomi su tutti: Girma e Gondo.
«Loro sono stati i casi più visibili, per i gol e le prestazioni. Ma non sono gli unici. C’è stata crescita in tutto il gruppo: in mezzo al campo, dietro, sulle fasce. Io lavoro molto sul dialogo, diretto, senza giri di parole, sia nel bene che nel male. A volte ci sono anche discussioni accese, ma sempre nel rispetto. Bisogna capire le esigenze di ognuno e non trascurare nessuno, nemmeno quando le cose vanno bene».

Che ricordo ha della sua esperienza a Brescia?
«È stata una parentesi particolare. Si sente dire molto del presidente Cellino, ma con lui ho avuto un rapporto schietto. Mi rinnovò il contratto biennale, poi fui esonerato. Ci furono dinamiche particolari, che a Brescia conoscono. Conservo bei ricordi, anche se erano i tempi del Covid e non ho potuto viverla pienamente. Ho ancora tanti amici lì. Ma domani è una partita da affrontare con il nostro spirito, fino alla fine, dando tutto ciò che abbiamo».

Che tipo di squadra è quella di Maran e che attaccante è Borrelli?
«Il Brescia ha un organico molto forte per la categoria. Ogni stagione fa storia a sé, ma con Maran hanno trovato il giusto equilibrio. Hanno giocatori importanti e grande fisicità davanti. Borrelli è stato un punto di riferimento tutto l’anno, e anche in mezzo al campo ci sono calciatori che ho allenato io, come Cistana, Papetti, il capitano Bisoli. Hanno qualità e struttura. Poi è un campionato strano: Salernitana e Sampdoria, che ora sono in difficoltà, hanno rose da altissima classifica. Martedì affrontiamo quindi una squadra forte che si gioca qualcosa di importante, ma dobbiamo scendere in campo come abbiamo sempre fatto dalla Cremonese in poi».

La Reggiana sarà mentalmente libera, mentre loro avranno la pressione del risultato. Quanto può incidere?
«La pressione sicuramente pesa, ma darà loro anche motivazioni forti. Noi non giochiamo con la mente libera: ogni partita per me è importante. Loro si giocano tanto, ma anche noi abbiamo un piccolo obiettivo da provare a raggiungere».

Nei giorni scorsi ha detto che a Reggio ha trovato una società che l’ha sempre sostenuto al 100%, mentre altrove non è stato così. C’era un riferimento anche al Brescia?
«No, non era riferito al Brescia. Con Cellino ho avuto un buon rapporto. Parlavo di altre esperienze, in cui mancava fiducia nel lavoro dell’allenatore. Se prendi un tecnico con una certa idea, devi sposarla fino in fondo. Metterla in discussione ogni due giorni non ha senso. O credi in quello che propone, o non lo prendi. Nel nostro mondo la via di mezzo porta solo a rotture. E se pensi di cambiare il suo DNA, allora diventa tutto più difficile».

La volata salvezza è serrata con cinque squadre in un punto. Che idea si è fatto?
«Gli incroci sono tanti e può succedere di tutto, non voglio fare nomi. Ognuno può vincere o perdere con chiunque. Vedremo come andrà domani».

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