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Goretti: «La Reggiana deve essere ambiziosa. Il derby è una partita in cui bisogna dare un qualcosa in più»

«Il Modena si farà trovare pronto, ci attende una sfida diversa dalle altre. Ancora non abbiamo un livello minimo di prestazione garantita, serve continuità. Rinforzi in attacco? Vedremo, ma finora sono arrivati pochi gol dai centrocampisti»

29.11.2023 20:00

«Il bilancio sulle prime 14 giornate? Io non sono mai contento in generale, sono molto critico e autocritico ma siamo in linea con quelli che sono gli obiettivi – ha sottolineato il direttore sportivo granata Roberto Goretti in apertura della conferenza stampa che lo ha visto protagonista oggi pomeriggio presso la sede di Sistemi Reggio Emilia - Bisogna però essere ambiziosi e pretendere di più e pensare che quello che si è fatto fino a quel momento non è sufficiente. Il mio compito qui alla Reggiana, oltre a raggiungere quello che è il nostro obbiettivo, è quello di raggiungerlo in una certa maniera cercando un’identità di gioco precisa e soprattutto di creare un gruppo di lavoro ampio e coeso che possa garantire nel tempo un modello di lavoro per aiutare la società a crescere negli anni».


Direttore, il recente cambio del preparatore atletico ha colto un po’ tutti di sorpresa…
«È stata una mia decisione, presa parlando e ragionando con lo stesso preparatore atletico. Mancava un allineamento su quello che è il modello di lavoro interno e su certe situazioni, avevamo presa questa decisione già una decina di giorni prima e lui ha lavorato con impegno fino alla fine».

Ha preso questa decisione per via dei tanti infortunati?
«Assolutamente no, aveva impostato il suo modello di lavoro ma indubbiamente abbiamo avuto diversi infortuni. Mi pongo come obiettivo quello di creare un modello di lavoro interno che possa far sì che diventi un valore aggiunto per la Reggiana. Ora abbiamo dei preparatori giovani e preparati che sono anche di Reggio Emilia. Il controllore ha preso il posto del preparatore? Non c’era nessun controllore, quella era una serie di test che avevamo già programmato e non c’entra nulla la struttura del dottore (Manari, ndr) con quello che abbiamo fatto successivamente, tant’è che sono usciti dalla loro precedente attività. Quello che non ho considerato abbastanza all'inizio era che bisognava riformare lo staff interno, quindi lì abbiamo fatto fatica…».

Ha già in mente dove andare a ritoccare la rosa a gennaio?
«Il dinamismo fa parte del mio modo di lavorare, infatti abbiamo tanti attaccanti ma due sono k.o. e lo saranno anche per i prossimi mesi (Vido e Vergara, ndr), di recente si sono visti poco Pettinari e Lanini altrimenti avremmo otto giocatori per tre posti. E in più abbiamo centrocampisti come Melegoni, Bianco, Girma e Crnigoj che possono adattarsi dietro la punta».

Occhi puntati sul reparto avanzato?
«Vedremo e valuteremo. Per scelta abbiamo voluto dei centravanti in grado di allungare la squadra per dei centrocampisti in grado di inserirsi e fare gol. Ma ad oggi solo in tre hanno segnato: Cigarini su rigore, Portanova e Girma. Credo che questo numero sia troppo basso…».

Vido potrebbe essere considerato un rinforzo per il girone di ritorno?
«Ne parlerò con i medici che lo hanno seguito. È chiaro che nei primi due mesi di rientro dall’infortunio al crociato ci sono dei rischi, valuteremo quanto vorremo rischiare…».

Marcandalli e Bianco, tra le sue scoperte più importanti, fanno gola a diversi club come si è letto di recente…
«Io non ho scoperto nessuno, penso solo che un direttore sportivo dà l’opportunità a dei ragazzi di mettersi in mostra. Loro stanno svolgendo un percorso con noi e sono attenti a non deconcentrarsi e hanno i piedi ben piantati per terra».

Qualcuno le ha chiesto di essere ceduto?
«No, nessuno. A Reggio si sta bene, c’è un grande seguito, abbiamo un centro sportivo nuovo e uno stadio bello, la gente è perbene. Lo dicevo anche alla squadra: qui si sta bene, troppo. È arrivato il momento di mettere qualcosa in più perché non credo che tanti degli ultimi arrivati possano ritenersi soddisfatti del proprio rendimento».

Si spieghi meglio…
«Non credo che i 6-7 giocatori tra quelli che sono arrivati per ultimi dal mercato abbiano raggiunto il livello prestativo desiderato. Bisogna spingere sull’acceleratore e per fortuna ora arriva una partita in cui è necessario dare un qualcosa in più. Dopo 14 partite devo dire che abbiamo dimostrato di avere un’ottima impalcatura di gioco, ma non abbiamo un livello minimo di prestazione garantita nel senso che abbiamo giocato alcune partite troppo sotto livello, e penso a Terni e Cosenza. Servono costanza ed equilibrio di continuità, bisogna lavorare bene giorno dopo giorno».

Come giudica il rendimento fin qui di Portanova?
«A livello di singoli non mi va di fare bilanci. Da Manolo ci si aspetta molto come impatto fisico e presenza in campo: si deve allenare bene tutti i giorni e lo deve fare anche il sabato. Sabato scorso, per esempio, ha giocato così così…».

In vista del derby Romagna e Pettinari possono recuperare?
«Come di consueto uscirà il bollettino medico del dottore il venerdì mattina, ma da quello che ho visto posso dire che Romagna e Pettinari si sono allenati in gruppo e dovrebbero essere recuperati».

Varela può fare davvero la prima punta, come si è visto contro l’Ascoli?
«Per me lui è una prima punta. Se devo paragonarlo a un calciatore, con le dovute proporzioni, dico Kean della Juventus. E lui sta facendo proprio la prima punta».

Che Modena affronterà la Reggiana?
«È una squadra che nella prima parte del campionato ho seguito molto e la reputo interessante, così come il suo allenatore. Nelle ultime partite ha perso un po’ di coraggio ma la rosa è buona e rispetto allo scorso campionato sono stati aggiunti elementi importanti. Tecnicamente il Modena è molto forte, soprattutto a centrocampo. Sabato mi aspetto di affrontare una squadra concentrata e consapevole che il derby è una partita diversa dalle altre».

Da Nesta in panchina ha avuto conferme o si aspettava qualcosa di diverso?
«Credo che sia un allenatore forte, sul campo e in allenamento ha carisma e spessore umano, poi indubbiamente come per tutti i giovani c’è bisogno di fare esperienza e commettere i propri errori. In ogni mestiere ci sono parti più difficili e avendo visto alcune gare dalla panchina devo dire che saper leggere una partita da lì è un aspetto molto complesso. Come diceva Cosmi, l’allenatore non vive la partita ma la fiuta. Ci vuole tempo per crescere e migliorare».

Come valuta la situazione in generale in classifica, dopo 14 giornate?
«Ci sono troppe variabili, direi che dai 19 punti in giù tutti devono guardare anche la parte sotto».

 

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