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Diana: «Nell'ultima gara con il Catanzaro vogliamo lasciare un buon ricordo. Sono sempre stato convinto di restare»

«Vincere la Supercoppa sarà difficile, il rammarico è per i primi 20' di Salò e per quel gol preso alla fine... Con Goretti ho un ottimo rapporto e ho le idee chiare su cosa si potrebbe fare in Serie B se avrò la fortuna di essere ancora qui»

12.05.2023 17:00


«Siamo arrivati all’ultima partita e sappiamo di affrontare un avversario importante – sottolinea mister Aimo Diana alla vigilia del big match di Supercoppa contro il Catanzaro - Per noi vincere il trofeo sarà difficile, servirebbe un risultato importante ma vogliamo chiudere bene e lasciare un buon ricordo senza dimenticare che l’obiettivo principale l’abbiamo già colto. Non può esserci la concentrazione dei momenti clou, c’è però serenità e gli allenamenti in settimana sono stati fatti seriamente. Il rammarico è per i primi 20’ di Salò con degli errori dovuti alla poca concentrazione e alla disabitudine a giocare da un certo numero di partite. E poi quel gol preso all’ultimo… Ad ogni modo mi è sembrato giusto dare spazio a tutti e anche domani sarà così».

Ancora nessun aggiornamento sul suo futuro in granata?
«Non ne abbiamo ancora parlato, per quanto mi riguarda resta ancora una partita da giocare. Ho letto l’intervista al direttore Goretti che condivido, c’è una gerarchia da rispettare e la società dovrà parlare e discutere poi noi siamo a disposizione».

Oggi è più convinto di rimanere rispetto a qualche mese fa?
«Io sono sempre convinto, ho combattuto per vincere un campionato anche per avere un contratto di lavoro. Ho sempre pensato che, al di là della gloria personale, ci fosse anche un contratto migliorativo da raggiungere. Io qua, l’ho sempre detto, mi trovo bene con l’ambiente ma anche con la società c’è un buonissimo rapporto».

Goretti afferma di avere avuto un confronto acceso con lei all’inizio della stagione…
«Sì, è andata così. Ora con lui ho un ottimo rapporto così come con il dg, il presidente e altri. All’inizio c’è stato qualche momento dialetticamente acceso perché siamo persone diverse e dovevamo trovarci. C’erano vedute diverse sui calciatori, io li conoscevo mentre lui doveva ancora entrare nel contesto. Alla fine, è stato fatto tutto per il bene della squadra, e devo dire che abbiamo terminato bene. Il primo abbraccio a Olbia dopo la vittoria del campionato è stato proprio con il direttore che era negli spogliatoi. In questo momento abbiamo un buonissimo rapporto, e come afferma lui anche io ho potuto constatare una visione diversa di organizzazione e visione delle cose».

Le ha mai suggerito la formazione?
«No, anzi a volte sono stato io a chiedergli dei consigli quando avevo dei dubbi su uno o due giocatori. Ma alla fine ho sempre scelto io e gli errori sono stati solamente miei».

Un anno fa dopo l’eliminazione dai playoff per mano della FeralpiSalò era già convinto di rimanere, a maggior ragione oggi in ottica Serie B?
«Sì, è così. Ho la convinzione che si possa fare bene in questa piazza che necessita di positività ed è molto appetita da allenatori ma anche da giocatori. Credo non ci voglia tantissimo se non un lavoro giusto. Ho le idee chiare su cosa si potrebbe fare se avrò la fortuna di essere ancora l’allenatore di questa squadra. Se resterò qui non avrò paura di affrontare nulla, neanche le sconfitte. Sono sempre stato forte nella mia testa e voglio far capire alla società la convinzione che ho, poi non decido io in questo momento».

Il suo rapporto molto stretto con il gruppo squadra la condizionerà nelle valutazioni?
«No. C’è la società che decide e io rimango un “primino” della categoria, avrò quindi bisogno di consigli da parte di chi è più abituato a questi palcoscenici. Chiaramente ci sono situazioni diverse nella rosa tra chi è in scadenza e chi ha già un contratto per l’anno prossimo. Ma nessuno si può sentire sicuro anche se ha un contratto perché c’è una fase di riflessione. Ma conoscendo la società, non credo che porteranno avanti questo momento a lungo. Appena prenderanno una decisione la comunicheranno».

“Continuità” deve essere la parola chiave?
«Sì, per quanto riguarda il mio ambito. Ma credo lo possa essere anche per un direttore sportivo. Abbiamo avuto continuità di giocatori e portato a termine quanto iniziato l’anno prima. Dopo gli screzi iniziali ci si capisce meglio e migliora la dialettica. In tutti gli ambiti la continuità è la cosa migliore, soprattutto quando si deve iniziare un ciclo. E credo che la società voglia portare la Reggiana ad avere una stabilità duratura nel campionato di Serie B».

Avere conquistato la stima e l’affetto dei tifosi dopo la promozione può aiutarla a decidere?
«Sì, ma non dimentichiamoci che i risultati negativi portano sempre a delle critiche: di fronte alle sconfitte si è sempre al centro dell’attenzione come capro espiatorio e lo dico pensando a certi miei colleghi più illustri. Quando due anni fa mi sono presentato ho chiesto di essere giudicato per i fatti: posso essere più o meno simpatico, ma i fatti sono fatti. Diciamo che ci ho messo un anno di troppo ma credo che il fatto principale alla fine sia arrivato. Comunque, non mi dispiace il sentire parlare tanto di me. Dico anche che dopo due anni di conoscenza reciproca con il pubblico si può ancora scoprire qualcosa di nuovo a livello tecnico e tattico». 

Sul piano tattico a quali novità fa riferimento?
«Sto valutando nella mia testa situazioni diverse perché la Serie B è diversa. Avere un caposaldo al quale aggiungere un qualcosa di più invasivo può servire. Questa squadra secondo me nelle sue componenti può cambiare e chi lavora da tanto con me può provare a fare qualcosa di diverso».

Tra i tifosi c’è chi pensa che ci sia bisogno di cambiare tanto nella rosa della prossima stagione…
«Come ha affermato il direttore Goretti, la Serie B è un campionato molto più livellato rispetto alla Serie C quindi bisogna avere quasi tutte prime scelte in tutti i reparti. Poi si prenderanno determinate decisioni in base al budget che verrà messo a disposizione. In B c’è tanto materiale da poter visionare e noi lo stiamo già facendo dal punto di vista tecnico e atletico. Il prof. Anitua già da diverse settimane sta cercando di capire quale sia la differenza nei parametri di una squadra di Serie B rispetto alla nostra. Dobbiamo capire come arrivare a quei livelli».

Sta già pensando a quale tipo di attaccante avrà bisogno la Reggiana?
«Non nascondo che a me piacciono i giocatori di movimento… Ma ora è prematuro parlarne. La mia società credo sappia quello che dovrà fare, non ho dubbi».

Nella sua scelta peserà maggiormente la condivisione o il tipo di contratto?
«La condivisione soprattutto, anche perché non ci sono contratti che ti cambiano la vita. È ancora il tempo dei progetti e la Reggiana è una società che punta molto sui progetti: lo si vede anche nel sociale e in tanti altri ambiti».

Della sua vita a Reggio cosa ha apprezzato maggiormente in questi due anni?
«Direi tutto. Anche vivendo in un albergo un po’ fuori dalla città (a Cadelbosco, ndr) mi sono sempre sentito a casa. Ci siamo gestiti bene in grande serenità, in un ambiente familiare».

In attesa della prossima stagione, ha già programmato le vacanze estive?
«Non ancora…».

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