Nessuna sorpresa: Lorenzo Libutti e la Reggiana saranno ancora insieme per un'altra stagione. In mattinata è stata ufficializzata la firma di un contratto annuale: il difensore 27enne nativo di Melfi vestirà la maglia granata e rappresenterà, in campo e nei valori, la città di Reggio Emilia per il settimo anno. Dal 2019 a oggi, Libutti ha messo insieme 153 presenze – 144 nei campionati Serie B e Serie C, 9 in Coppa Italia – e ha conquistato due promozioni nel campionato cadetto. Lorenzo ha saputo fare breccia in poco tempo nel cuore dei tifosi e della città, grazie non solo al suo rendimento sul campo ma anche per l’umanità e i valori che ha saputo trasmettere nel legame con l’intero ambiente granata. Prima di approdare alla Regia, ha indossato le maglie di Melfi e Triestina in Serie C e del Grosseto in Serie D.


«Credo che non servano grandi presentazioni: basta il cognome, Libutti si presenta da solo - ha sottolineato il direttore sportivo granata Domenico Fracchiolla - È stato uno dei rinnovi più semplici, perché l’attaccamento alla maglia non dipende solo dal luogo di nascita, ma dal legame con un territorio. Lorenzo, pur non essendo nato qui, ha dimostrato un senso di appartenenza altissimo. Il rinnovo era già nato al mio arrivo, lo abbiamo formalizzato dopo, ma era una pura formalità. Da svincolato, reduce da un grande campionato, avrebbe potuto parlare con tante squadre, invece ha incarnato perfettamente l’attaccamento alla Reggiana. Persone così vanno rispettate. Avrebbe potuto guadagnare di più e avere un contratto più lungo, ma ha scelto di legarsi prima verbalmente e poi formalmente a una città che sente sua. Mi ha ringraziato più volte perché abbiamo fatto un anno con opzione, ma lui voleva solo un anno: non voleva avere più anni di Rozzio. Sono cose che ti lasciano il segno e ti fanno capire la persona che hai davanti. È un senso di appartenenza vero. Grazie Lorenzo».

Lorenzo, quindi per te non è stata una questione economica?
«Diciamo che anche quella parte è importante… ma la cosa a cui tengo di più è stare bene ed essere tranquillo. Qui ho trovato una famiglia, quindi è sempre facile accettare. La Reggiana era la mia prima scelta, a prescindere da tutto: aspettavamo solo il momento giusto, poi abbiamo trovato subito l’accordo. Ringrazio il direttore e la società per la grande fiducia che anche quest’anno mi stanno dimostrando. Spero di essere all’altezza, farmi trovare pronto e dare una mano alla squadra: è la cosa più importante».

Nel giugno 2019, quando sei arrivato a Reggio, cosa pensavi?
«Sono arrivato un po’ per caso. Dovevo andare in un’altra squadra, poi mi è arrivato un messaggio su Facebook da mister Alvini. L’ho visto dopo una settimana, poi ha parlato col mio procuratore e abbiamo trovato l’accordo. Così è nata questa avventura. A Trieste avevo vissuto due anni bellissimi, ma qui mi sono sentito subito accolto da tutti: società, staff, ragazzi dietro le quinte. Mi sono sentito a casa fin dal primo anno e ho capito che avrei voluto restare il più a lungo possibile».

Hai trovato anche l’amore, no?
«Sì, da due anni e qualche mese. Anche per quello ora è più difficile cambiare squadra».

In passato il rinnovo sembrava più per l’uomo che per il giocatore, quest’anno invece sei diventato un vero calciatore?
«Eh sì, quest’anno ho giocato un po’ di più. Non me l’aspettavo, anche perché il livello in Serie B è alto, ma tra infortuni e necessità mi sono adattato a più ruoli. Non è stato un problema, ho sempre cercato di dare tutto in ogni partita. Ci sono stati periodi difficili, ho fatto qualche errore, ma piano piano sono migliorato e per fortuna il finale ci ha aiutato. Ero convinto che saremmo usciti da quel momento, lo meritava tutto l’ambiente».

Quando dicevano che eri il classico bravo ragazzo che tutte le mamme vorrebbero come genero non ti dava fastidio, visto che sei un calciatore?
«Un po’ sì. Ogni anno mi chiedevo: “Mi tengono per simpatia o come portafortuna?”. Devo ringraziare tutti i compagni, i gruppi che ci sono stati, gli staff. Mi hanno dato consigli, mi hanno messo nelle condizioni migliori per esprimermi. Hanno capito il mio carattere e come prendermi. Questo ha aiutato tanto».

Ti senti più braccetto o esterno?
«Ho sempre fatto l’esterno, ma nell’ultimo periodo abbiamo provato il braccetto, più simile a un terzino di spinta, e mi sono trovato abbastanza bene anche lì».

Dopo due stagioni di sofferenza concluse con la salvezza, cosa ti aspetti dal prossimo campionato?
«Sarà sicuramente difficile, ma è il campionato stesso a esserlo ogni anno. L’esperienza passata ci aiuterà ad affrontarlo meglio, sperando di soffrire meno e toglierci qualche soddisfazione».

Hai collezionato 153 presenze e 2 reti in 6 anni: l’obiettivo è arrivare a 200 come Rozzio?
«Sono molto legato a lui. Quando lui lascerà, andrò via anche io. Non potrei mai superarlo: deve fare tutte le presenze e poi finisce lì, nessuno lo supererà…».

Come va col piede sinistro?
«Devo lavorarci di più, ma quest’anno l’ho usato un po’, giocando più spesso a sinistra».

Un tuo pensiero su Luca Cigarini, visto che non sarà più con voi da questa stagione?
«Ci siamo sentiti. Gli ho scritto dicendo che sarà strano non ritrovarlo in questi primi giorni. Sarà un’assenza pesante: è stato un pilastro, mi è stato vicino nei momenti difficili, riusciva sempre a toccare le corde giuste per farmi ripartire. Lui e Paolo (Rozzio, ndr) sono stati la parte più importante dello spogliatoio. I nuovi ragazzi troveranno persone che li metteranno subito a loro agio».

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