foto Silvia Casali
foto Silvia Casali

Una salvezza ottenuta con una giornata d’anticipo, dopo mesi difficili e un finale da incorniciare. Il presidente della Reggiana, Carmelo Salerno, ha tracciato un bilancio ampio e diretto della stagione di Serie B 2024/25, toccando tutti i temi più caldi: il percorso sportivo, l’impatto di Dionigi, l’esonero di Viali, il futuro societario e le prospettive di crescita del club granata.


«Un campionato durissimo. Ma abbiamo scritto una pagina di storia»

«È stato un campionato difficilissimo, logorante anche a livello personale», ha esordito Salerno. «Ma alla fine abbiamo ottenuto un risultato storico. Siamo orgogliosi, come società e come città, di aver regalato il terzo campionato di Serie B consecutivo dopo 35 anni». Un traguardo che per il presidente rappresenta molto più di una semplice permanenza: «Questa salvezza è un patrimonio. Non era affatto scontata, soprattutto dopo il crollo che abbiamo avuto nel girone di ritorno». Numerosi i ringraziamenti, indirizzati a ogni componente del club: «Devo ringraziare tutti: i soci, Fico, Cattani, Amadei, i ragazzi della sede, i commerciali, l’addetto stampa, il segretario. E poi lo staff di Viali, ogni calciatore, il magazziniere, chi lavora al centro sportivo, il direttore Pizzimenti, Panfili. E soprattutto mister Dionigi e il suo staff. Senza dimenticare gli sponsor e i tifosi: ci hanno sostenuto tutto l’anno, in casa e in trasferta».


«Tre fasi, ma una sola valutazione: il campionato è stato negativo»

Per Salerno, la stagione va divisa in tre blocchi: «Nel girone d’andata abbiamo fatto 21 punti, pochi. Da gennaio al 25 aprile, invece, è stato qualcosa di indecente: risultati da retrocessione diretta. Il 25 aprile avevamo un punto in più del Cosenza, parlo di quelli conquistati sul campo dai rossoblù. Poi, in 14 giorni, abbiamo fatto 12 punti e raggiunto la salvezza». Un’impresa che ha un protagonista chiaro: «Il merito è solo di Dionigi. È arrivato in un momento di grande difficoltà, tecnica e psicologica. Non si è scoraggiato. Ha trasmesso serenità, ha portato nuovi principi di gioco, ha sistemato la squadra dal punto di vista tecnico e tattico. È stato un miracolo sportivo. Io spero che gli intestino una strada o una piazza per quello che ha fatto. Dopo il ko col Pisa ho parlato anche io per la prima volta negli spogliatoi, magari è servito a qualcosa…». Nonostante il finale trionfale, il presidente non ha dubbi nel suo giudizio negativo: «Senza quel miracolo, saremmo retrocessi con una squadra che ha 4-5 giocatori che l’anno prossimo giocheranno in Serie A. Quindi non eravamo da ultimo posto. Ma i 44 punti, per come sono arrivati, non bastano a definirla una stagione positiva».


Su Viali: «Sono rimasto deluso. Ma è giusto ringraziarlo»

Salerno non si è sottratto nemmeno sul tema più delicato: l’esonero di William Viali. «Fino a dicembre aveva fatto un percorso giusto. Poi, dal primo gennaio al 29 marzo, la squadra ha avuto un rendimento inaccettabile. Una sola vittoria, con il Palermo. È stato un crollo importante, e nello spogliatoio sono successi alcuni episodi negativi. Viali è un bravo allenatore, ci credevo, ma c’è stato qualcosa che non ha funzionato, soprattutto dopo la sosta. In casa perdevamo troppe partite, e giocare davanti a diecimila persone significa anche dare loro una gioia. Questo mi dava fastidio…». Sulla tempistica dell’esonero: «Col senno di poi forse andava cambiato prima. Ma noi non avevamo mai esonerato nessuno in sei anni, nemmeno Amadei. La speranza era che si potesse tornare a vincere. Io lo avevo comunque ringraziato dopo l’esonero. È giusto farlo anche adesso».


Dionigi, una scelta giusta arrivata tardi

Sul grande protagonista della salvezza, Salerno è schietto anche in merito alla genesi della scelta: «Il nome ce lo ha proposto il direttore sportivo. Dionigi era un tecnico che ci avevano segnalato in tanti, anche in passato, ma non lo avevamo mai incontrato. Ho visto due sue partite col Cosenza due anni fa, Parma-Cosenza e Spal-Cosenza, e lo avevo cercato per fargli i complimenti. Poi, la scorsa estate, non lo abbiamo contattato. Per questo, oggi, quasi gli devo delle scuse».


Portanova, Destro, i giovani: chi ha lasciato il segno

Tra i protagonisti della salvezza c’è sicuramente Manolo Portanova: «È nostro, non credo che andrà via. Sa cosa abbiamo fatto per lui. È un giocatore da Serie A alta, e ci ha ripagato con una stagione straordinaria. Siamo stati criticati per averlo preso, ma è stato fondamentale». Altro grande protagonista tra i pali è stato Francesco Bardi: «Essendo in scadenza, con lui parleremo a fine stagione. Faremo la stessa cosa con gli altri giocatori nella stessa situazione». Su Mattia Destro parole commosse: «Mi ha sorpreso. Ha dato tutto, si è allenato sempre con il sorriso, ha fatto il fratello maggiore nello spogliatoio. Non ha saltato un minuto di allenamento. Un esempio raro…». Capitolo giovani: «Lucchesi, Vergara, Ignacchiti, Sersanti: tutti giocatori che faranno strada. Averli valorizzati è un merito della società e dello staff, credo proprio che li vedremo giocare in Serie A».


Il futuro: «Serve continuità, ma con coraggio e autocritica. In questa stagione non siamo cresciuti»

Guardando al futuro, Salerno ha auspicato la continuità con il direttore sportivo Pizzimenti: «Ci confronteremo. Servono correttivi, ma la speranza è quella di continuare insieme. Senza cambiamenti, non avremmo fatto nemmeno quello che abbiamo fatto. La società quest’anno non è cresciuta. Né la prima squadra, né il settore giovanile, dove anche la Primavera dovrà giocarsi la salvezza ai playout». La parola chiave è autocritica: «Sono il primo a farla, con me stesso e con gli altri. Per crescere serve guardarsi dentro. Non possiamo permetterci più 32 punti a fine aprile con una rosa così. Abbiamo affrontato squadre retrocesse dalla Serie A e club molto strutturati: in un campionato del genere non ci si può permettere di fare le cose per abitudine o per inerzia. Serve lucidità, organizzazione e la volontà di migliorare sempre». Per crescere c'è bisogno di una società più reattiva: «Il calcio ha bisogno di una gestione verticale, come fanno Napoli o Lazio. La nostra invece è orizzontale, con deleghe non sempre chiarissime, e questo ci fa perdere tempo nelle decisioni».


Il rinnovamento societario passa da Amadei: «Qualsiasi decisione prenderà, gli sarò sempre grato»

Nel delineare le prospettive della Reggiana, Salerno ha riconosciuto che molte scelte dipenderanno dalla volontà del patron Romano Amadei. Un passaggio chiave, ancora aperto, su cui il presidente ha scelto di mantenere toni rispettosi ma determinati: «Ci confronteremo a mente fredda tra qualche giorno o settimana. La sua volontà l’avete letta sui giornali, io mi sono fermato al 30% delle quote mentre lui ha dovuto aumentare la propria partecipazione a ogni uscita di soci. La città di Reggio gli deve gratitudine eterna. Meriterebbe qualcosa di concreto: una piazza, una strada. E io, a prescindere da ciò che deciderà, gli sarò sempre riconoscente». Il presidente ha rivelato di aver espresso più volte in passato la sua disponibilità a proseguire, con tre messaggi inviate ad Amadei: «Gliel’ho scritto per la prima volta nell’aprile 2022, poi il 26 dicembre 2024 e infine poche settimane fa, quando tutti ci davano già per retrocessi. Lui e gli altri soci conoscono bene la mia volontà, sanno come vorrei continuare». Salerno sa che a Reggio Emilia si può fare calcio: «Credo che sia una delle poche piazze in Italia dove si possa costruire un progetto solido e virtuoso». In attesa del confronto decisivo, il presidente non ha voluto alimentare voci sull'arrivo di nuovi soci: «Che io sappia, oggi non c’è nulla di concreto».


“Progetto” Reggiana: «Manca solo un tassello per diventare un modello virtuoso»

Infine, una riflessione ampia sul modello di crescita auspicato per il club granata: «Reggio Emilia ha un potenziale unico: la Reggiana è l’unica squadra professionistica in provincia, abbiamo più di 220 sponsor, incassi importanti. Manca solo una voce: la cessione dei giocatori. In sette anni non ne abbiamo mai venduto uno. Ma se iniziamo, possiamo diventare una società virtuosa, in attivo, come Lazio o Napoli. Se ci riusciremo, potremo raggiungere l’equilibrio finanziario. Forse sono un illuso, come mi dice lo stesso Amadei. Ma ci credo davvero». E sulle prospettive legata anche al “problemastadio: «Adesso ci rilasseremo, poi incontreremo il Comune per parlare di stadio e centro sportivo. Nel frattempo, tra 15 giorni bisogna iscrivere la squadra. Il futuro è la Serie B, ed è già una bellissima certezza».

Le pagelle di Brescia-Reggiana. Motta non trema, Girma ha il piede ancora caldo. Finalmente Destro.

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