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Diana: «Vincere non è mai scontato. Abbiamo fatto il nostro dovere, sarà un testa a testa fino alla fine»

«Contro il Pontedera potevamo giocare meglio ma anche peggio, però alla fine conta il risultato. La vittoria ci permette di dare equilibrio e continuità alla nostra classifica. I tifosi? Loro sono di ben altra categoria»

06.03.2022 21:15

L'obiettivo della Reggiana di Aimo Diana contro il Pontedera era uno solo ed è stato centrato, in aggiunta da Modena l'ex granata Udoh ha lanciato un bell'assist a Rozzio e compagni che così tornano in scia al Modena con due soli punti da recuperare alla capolista.

Mister, l’unica cosa importante era vincere…
«Sì, in questo momento del campionato le partite sono su questo livello ed è difficile pensare di fare cose scintillanti, a meno che la partita non vada subito in discesa. I punti pesano come la testa. Siamo stati bravi a partire forte e a sbloccarla già nel primo tempo: è quello che ho chiesto ai giocatori alla vigilia della gara. Ho visto quest’ottimo atteggiamento da parte della squadra e questo lo dico al di là del risultato del Modena, anche perché con i giocatori oggi ho parlato prima di sapere del risultato del “Braglia”. Oggi è stata comunque una gara difficile, ma credo che abbiamo rischiato poco contro un Pontedera che veniva da tre vittorie sonanti. Si poteva giocare un po’ meglio, ma si poteva giocare anche peggio. Ci chiedono il risultato e alla fine conta solo questo, al di là della prestazione più o meno positiva. Sono contento ma ora dobbiamo pensare a ricaricare le energie in vista della prossima difficile partita di venerdì».

Quindi non avete parlato del Modena prima di entrare in campo?
«No, più che altro perché in quel momento la gara di Modena era ancora in corso e mancava ancora mezz’ora alla fine. Non c’è stato nessun pensiero riguardo la formazione, anche perché le scelte erano già state fatte».

Però la vittoria dell’Olbia vi ha dato una certa scossa…
«Si sa che quando abbiamo sbagliato, ci hanno castigato. Questa volta hanno sbagliato loro e toccava a noi approfittarne. Siamo stati bravi ma ancora non basta visto che il Modena è comunque avanti e i numeri sono importanti. La vittoria di oggi ci permette di dare più equilibrio e continuità alla nostra classifica, anche perché al contrario di oggi con il Pontedera all’andata avevamo pareggiato. Ora pensiamo a recuperare la rosa in vista di venerdì sera».

Vuole commentare il saluto dei tifosi all’Hotel Airone prima della partita?
«Devo dire che sono una cosa di ben altra categoria. Ci è bastato vivere solo questo momento per capirlo».

La soluzione di Rosafio a cavallo delle due linee insieme a Lanini e Arrighini l’ha soddisfatta?
«Sì, mi ha soddisfatto anche se paradossalmente era una soluzione che avevo pensato più per la fase difensiva che offensiva. Prima della gara avevo dichiarato che c’era qualche giocatore che doveva recuperare energie, come Radrezza e Zamparo. Per loro non si tratta di una bocciatura, soprattutto alla luce di tutto quello che hanno fatto fino ad ora. L’importante è che quando vengono chiamati in causa, diano la loro risposta anche se capisco che dentro possono rosicare. Anche io da giocatore ne risentivo ma poi buttavo giù e andavo avanti».

Come ha visto il ritorno in campo di Rossi?
«Fausto ha avuto una bronchite ma ormai l’ha superata e oggi ha fatto una buona prestazione. Quando viene chiamato in causa, risponde sempre presente. E’ un ragazzo molto intelligente che sa che in questa squadra il centrocampo ha altrettanti giocatori forti nel suo ruolo. Ha capito che ogni tanto c’è da fare un po’ per uno. Sto comunque cercando di farlo giocare anche insieme ai suoi compagni perché quando hai dei giocatori così forti si cerca di trovare una quadra. Il mio gioco si basa molto sul play di centrocampo e in quel ruolo ho due giocatori di grande qualità».

E' soddisfatto per il gol di Arrighini?
«Andrea è venuto per darci una grande mano e sin dal primo giorno ha manifestato impegno e voglia. Quando ho visto che Zamparo aveva bisogno di recuperare energie, ho pensato subito ad Arrighini. Farlo giocare a spizzichi e bocconi risulta difficile, invece aveva bisogno di farlo da titolare nel suo nuovo stadio e far vedere la sua forza. Sapevamo che gente come Zamparo, Lanini e Scappini potevano avere momenti di difficoltà e abbiamo preso lui. Direi che sta facendo bene il suo compito come tutti gli altri».

Oggi si è rischiato di finire a -8 invece siamo a -2…
«Noi abbiamo fatto il nostro conquistando i tre punti, che non sono mai scontati. Poi dall’altra parte ci ha aiutato il risultato negativo del Modena. Anche per loro ci sarà una reazione, come la abbiamo avuta noi. Le squadre forti sanno ripartire subito, non impiegano dieci partite per farlo. Ad ogni modo, non ho visto la loro partita anche perché ho già tanti pensieri sulla mia squadra. Sapevamo se sarebbe stato un testa a testa fino alla fine ed è ancora così».

La porta per la Serie B quindi è ancora aperta?
«Sì, è aperta come lo era prima ma l’importante è che noi cerchiamo di tenerla sempre aperta, finché ci sarà margine per farlo. L’unica maniera per far questo è cercare di far risultati sempre. Capisco che quattro giorni sbagliati su otto mesi possono lasciare l’amaro in bocca, ma questo non vuol dire che non può succedere ancora. Mancano 8 partite e tutte le squadre fanno la guerra. Lo ha dimostrato lo stesso Pontedera come l’Olbia che ha vinto a Modena e a noi ha fatto dannare. Il fatto poi che fino a dieci squadre possono entrare ai playoff permette di tenere il campionato vivo fino alla fine e la speranza di arrivarci dà un segno di orgoglio a queste squadre. Anche arrivare ottavo o nono può essere una bella soddisfazione».

Se venerdì dovesse vincere, la Reggiana almeno per una sera tornerebbe in vetta…
«L’obiettivo è ovviamente vincerle tutte, ma bisogna tenere conto che ci sono anche gli avversari. Squadre come Olbia e Lucchese quando incontrano la prima della classe ci mettono sempre qualcosa di più. Poi aggiungiamo che negli altri stadi siamo sempre bersagliati dalla tifoseria avversaria e non solo da quella, probabilmente perché possiamo incutere un certo timore. Al contrario quando le squadre vengono a giocare da noi, c’è molto più rispetto. Da altre parti veniamo massacrati, ma essere in cima porta anche questo». 


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