Dionigi: «In nove giorni abbiamo raccolto il frutto del nostro lavoro. Questi ragazzi sono straordinari»
«La Reggiana ha dimostrato di avere grande orgoglio. Non guardo la classifica, ma lo scenario ci deve dare fiducia: andiamo avanti senza fare calcoli. Il mio merito? La squadra mi segue. Gondo? Ha un grande cuore, ma ce ne sono tanti come lui…»

Dopo la terza vittoria consecutiva, con un’altra rimonta da squadra vera, mister Davide Dionigi in sala stampa analizza il momento della Reggiana, tra cambi tattici, gestione del gruppo e fiducia ritrovata dopo un lungo periodo buio: l'obiettivo ora è dietro l'angolo, sta ai granata andarlo a prendere.
In nove giorni la Reggiana sembra aver svoltato il suo campionato…
«A livello di risultati, direi di sì, ma il nostro percorso è iniziato prima, quando abbiamo cominciato a lavorare forte. È un percorso lungo, ma stiamo raccogliendo quanto seminato dopo due settimane pesanti».
Lo Spezia è partito bene, poi la Reggiana ha mostrato una grande reazione come a Modena, ribaltando la gara…
«Nelle partite un allenatore può avere tanti meriti, ma posso dire che oggi l’hanno vinta i ragazzi: io non ho grandi meriti. Su questo i giocatori sono stati fantastici. Eravamo partiti un po’ contratti contro uno Spezia da primo posto, come lo sono altre corazzate di questo campionato. Ci hanno messo lì e hanno segnato su calcio piazzato. Ho puntato sul 3-4-2-1 marcando il play a uomo, come già successo a Modena, poi loro sono un po’ calati e siamo passati al centrocampo a tre. Nel secondo tempo ho messo dentro gente di gamba come Sersanti e Kumi e posso dire che abbiamo creato grosse difficoltà ai nostri avversari».
Il rischio era di trovare una Reggiana scarica e stanca, invece…
«È la seconda gara che recuperiamo andando sotto. Nel primo tempo la squadra era un po’ imballata, come già successo a Modena dove abbiamo speso tante energie. Il merito va comunque allo Spezia, che ha iniziato in modo agguerrito, non regalando nulla e provando a pareggiare anche quando era sotto. Ma la Reggiana ha dimostrato di avere grande orgoglio».
Anche oggi prestazione stratosferica di Gondo…
«È un ragazzo di grande cuore e sensibilità, ma non ho solo lui con queste caratteristiche. Un allenatore conosce i suoi giocatori: a me piace il dialogo e ho sempre bisogno di parlare con i ragazzi. Ce ne sono tanti di Gondo in questa squadra. Per me è importante lavorare sull’aspetto psicologico, perché è questo che condiziona la prestazione in campo».
Quanti meriti si dà per avere rianimato la squadra, tenendo conto del lungo periodo in cui non ha allenato?
«Tengo a precisare che vengo da un esonero a Cosenza con una squadra salva. A me è sempre interessato lavorare su progetti con persone con cui si può collaborare. L’anno scorso ho avuto tante richieste da squadre che si dovevano salvare, ma ho sempre rifiutato. A volte bisogna giustificare perché uno non sta allenando. Il percorso è fatto di scelte giuste e sbagliate, cercando di fare meno errori possibile. Per quanto riguarda i miei meriti, voglio solo che i giocatori seguano quello che dico, anche se può essere sbagliato. I ragazzi lo hanno fatto e si sono in un certo senso “fustigati” in termini calcistici. Il merito è quindi legato al fatto che mi stanno seguendo».
La classifica resta comunque abbastanza corta…
«Non guardo nulla. Non l’ho fatto dopo la sconfitta con il Pisa, né dopo la vittoria con il Cittadella: se fai troppi calcoli, rischi di perdere energie. Vediamo alla fine dove riusciamo ad arrivare. La media salvezza comunque non cambia (42-43 punti, ndr). Lo scenario ci deve dare fiducia. Non era facile rilanciarsi dopo due sconfitte e far capire che il lavoro paga sempre».
Questa squadra può ricordare quella con cui ha ottenuto la salvezza ad Ascoli?
«Ci sono molte similitudini. Anche ad Ascoli c’era un gran gruppo, perciò a livello umano la situazione è molto simile. Inoltre, come qui, anche ad Ascoli c’era tanta qualità là davanti. Ad ogni modo era un periodo diverso. Ora dobbiamo pensare ad arrivare in fondo mantenendo un profilo basso. Oggi la squadra ha avuto molta dedizione, forse anche più che a Modena, dove a tratti siamo stati leziosi. Ho visto una grande prova di umiltà e sacrificio».
È più soddisfatto dell’aspetto tattico, fisico oppure psicologico?
«L’aspetto mentale è fondamentale. Quando subentri a 7-8 giornate dalla fine, il mister può comunque incidere. Il dialogo per me è fondamentale, purché sia sempre nel concetto di squadra. Basti pensare allo spirito con cui è entrato Girma nel secondo tempo. Dal punto di vista tattico, si può dire che il gol di Gondo è nato da una sovrapposizione di Libutti su un’azione già provata: questo significa che, a livello tattico, alcune trame di gioco sono state fatte bene».
Non pensa che la Reggiana fatichi con un centrocampo a tre?
«Nel primo tempo abbiamo sofferto un po’, poi nella ripresa ho messo un uomo in più inserendo Sersanti. Volevo dare continuità alla manovra di Modena, che mi era piaciuta molto, e si può dire che la forza della squadra sia venuta fuori».
Ora ha una panchina un po’ più allargata…
«Chi è entrato ha fatto bene. Per esempio, nel secondo tempo Kumi ha fatto quello che gli ho chiesto. Ho messo dentro anche Meroni, nonostante abbia fatto un solo giorno di allenamento, ma la sua risposta è stata ottima. Sui quinti siamo un po’ corti: con Urso fuori, ho dovuto spostare Libutti a sinistra. Altri giocatori come Sampirisi sono ancora fuori, perciò questo mi porta a provare altre soluzioni».