foto Silvia Casali
foto Silvia Casali

Al termine del secondo allenamento congiunto che ha visto la Reggiana imporsi sul Masone, mister Davide Dionigi è tornato a prendere la parola analizzando il momento della squadra, tra condizione fisica precaria, infortuni, mercato e prossimi impegni.


«I ragazzi sono stanchi, siamo in una situazione di massima emergenza fisica - ha sottolineato il tecnico della Regia al termine dell'incontro - Stanno lavorando tanto e quando sei “pieno” le gambe vanno meno, la testa ragiona meno. Ma dev’essere così: se in precampionato fila tutto liscio, significa che qualcosa non va. Dobbiamo ancora aumentare i carichi, perché non siamo ancora al livello che dobbiamo raggiungere. Però ho visto impegno e questo mi soddisfa. Abbiamo anche giocato su un campo un po’ stretto, quindi ci sono tante attenuanti, ma la voglia non è mai mancata e qualche buona giocata di ciò che stiamo provando si è già vista».

Quando ha visto Rozzio fermarsi e gettare la fascia, cosa ha pensato?
«Questi sono piccoli acciacchi che vanno valutati. Qualcosina ci sarà, ma quando lavori tanto è normale. Paolo non ha mai saltato un allenamento e non si è mai tirato indietro: fa parte del rischio di questo mestiere. Ora valuteremo con lo staff medico e trarremo le conclusioni».

Ora però ha tre difensori fuori: Sampirisi, Rozzio e Meroni…
«Siamo un po’ in emergenza, specialmente sul braccetto di sinistra. Ma siamo in piena costruzione, lo sappiamo, e questo non deve toglierci la cultura del lavoro e della fatica. Li capisco, ma dobbiamo continuare su questa strada, anzi, dobbiamo aumentare ancora, perché siamo indietro. Questa è la mia linea».

Con carichi così pesanti, è lecito non aspettarsi grandi cose dalle prossime amichevoli?
«Assolutamente. Io non guardo mai ai risultati in questo periodo. Quello che mi interessa è l’atteggiamento: vedere chi, anche nella fatica, prova ad andare oltre i propri limiti. Sono già segnali importanti di come reagiranno quando le gambe saranno più leggere. Tra un mese sarà un’altra storia, ma ora contano solo sacrificio e mentalità. Siamo ancora in una fase dura, ma è normale: il campionato è lontano e dobbiamo mettere benzina nel serbatoio. Fa parte del percorso».

Che sensazione si prova a guidare una squadra fin dal ritiro?
«È la seconda, forse terza volta che mi capita. Fa piacere, perché così puoi lavorare con più calma, costruire una base atletica e un’idea di gioco. Ovviamente sarebbe meglio avere tutti i giocatori subito, per dar loro mentalità e condizione. Quando i nuovi arrivano tardi, specialmente con il nostro tipo di lavoro, serve tempo per adattarsi. Ma avere già un gruppo numeroso con cui lavorare è positivo. Sappiamo che il mercato non è facile, che dobbiamo anche fare delle uscite, ma con il direttore Fracchiolla siamo in stretto contatto ogni giorno e sappiamo cosa ci serve. L'importante è continuare a lavorare».

L’ultimo arrivo è Rover, un giocatore che avete voluto fortemente.
«Sì, Rover era uno dei profili che avevamo individuato. È duttile, può giocare sia a destra che a sinistra. Oggi ha fatto un quarto d’ora, Tavsan mezz’ora, Bertagnoli invece non l’abbiamo ancora visto. Siamo in piena costruzione: ora inizieranno partite di livello più alto e faremo ancora più fatica, ma va bene così. In questo momento non guardo al risultato o alla manovra, mi interessa solo il lavoro fisico e mentale».

Il 2 agosto affronterete la Juventus a Torino: che effetto fa?
«È una bella soddisfazione, soprattutto per i ragazzi, perché avranno l’occasione di confrontarsi con dei campioni. Dobbiamo prenderla come un premio per il lavoro fatto fin qui. Già solo essere lì, entrare nel centro sportivo, è un motivo d’orgoglio».

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