Dionigi: «Siamo in piena costruzione, non guardo ai risultati. La fatica è parte del percorso»
Il tecnico granata dopo il 6-0 al Masone: «I ragazzi sono stanchi, ma è normale. Dobbiamo aumentare i carichi di lavoro. Rozzio? Un acciacco da valutare. Sul mercato piena intesa con Fracchiolla, la sfida alla Juventus un premio per il nostro lavoro»

Al termine del secondo allenamento congiunto che ha visto la Reggiana imporsi sul Masone, mister Davide Dionigi è tornato a prendere la parola analizzando il momento della squadra, tra condizione fisica precaria, infortuni, mercato e prossimi impegni.
«I ragazzi sono stanchi, siamo in una situazione di massima emergenza fisica - ha sottolineato il tecnico della Regia al termine dell'incontro - Stanno lavorando tanto e quando sei “pieno” le gambe vanno meno, la testa ragiona meno. Ma dev’essere così: se in precampionato fila tutto liscio, significa che qualcosa non va. Dobbiamo ancora aumentare i carichi, perché non siamo ancora al livello che dobbiamo raggiungere. Però ho visto impegno e questo mi soddisfa. Abbiamo anche giocato su un campo un po’ stretto, quindi ci sono tante attenuanti, ma la voglia non è mai mancata e qualche buona giocata di ciò che stiamo provando si è già vista».
Quando ha visto Rozzio fermarsi e gettare la fascia, cosa ha pensato?
«Questi sono piccoli acciacchi che vanno valutati. Qualcosina ci sarà, ma quando lavori tanto è normale. Paolo non ha mai saltato un allenamento e non si è mai tirato indietro: fa parte del rischio di questo mestiere. Ora valuteremo con lo staff medico e trarremo le conclusioni».
Ora però ha tre difensori fuori: Sampirisi, Rozzio e Meroni…
«Siamo un po’ in emergenza, specialmente sul braccetto di sinistra. Ma siamo in piena costruzione, lo sappiamo, e questo non deve toglierci la cultura del lavoro e della fatica. Li capisco, ma dobbiamo continuare su questa strada, anzi, dobbiamo aumentare ancora, perché siamo indietro. Questa è la mia linea».
Con carichi così pesanti, è lecito non aspettarsi grandi cose dalle prossime amichevoli?
«Assolutamente. Io non guardo mai ai risultati in questo periodo. Quello che mi interessa è l’atteggiamento: vedere chi, anche nella fatica, prova ad andare oltre i propri limiti. Sono già segnali importanti di come reagiranno quando le gambe saranno più leggere. Tra un mese sarà un’altra storia, ma ora contano solo sacrificio e mentalità. Siamo ancora in una fase dura, ma è normale: il campionato è lontano e dobbiamo mettere benzina nel serbatoio. Fa parte del percorso».
Che sensazione si prova a guidare una squadra fin dal ritiro?
«È la seconda, forse terza volta che mi capita. Fa piacere, perché così puoi lavorare con più calma, costruire una base atletica e un’idea di gioco. Ovviamente sarebbe meglio avere tutti i giocatori subito, per dar loro mentalità e condizione. Quando i nuovi arrivano tardi, specialmente con il nostro tipo di lavoro, serve tempo per adattarsi. Ma avere già un gruppo numeroso con cui lavorare è positivo. Sappiamo che il mercato non è facile, che dobbiamo anche fare delle uscite, ma con il direttore Fracchiolla siamo in stretto contatto ogni giorno e sappiamo cosa ci serve. L'importante è continuare a lavorare».
L’ultimo arrivo è Rover, un giocatore che avete voluto fortemente.
«Sì, Rover era uno dei profili che avevamo individuato. È duttile, può giocare sia a destra che a sinistra. Oggi ha fatto un quarto d’ora, Tavsan mezz’ora, Bertagnoli invece non l’abbiamo ancora visto. Siamo in piena costruzione: ora inizieranno partite di livello più alto e faremo ancora più fatica, ma va bene così. In questo momento non guardo al risultato o alla manovra, mi interessa solo il lavoro fisico e mentale».
Il 2 agosto affronterete la Juventus a Torino: che effetto fa?
«È una bella soddisfazione, soprattutto per i ragazzi, perché avranno l’occasione di confrontarsi con dei campioni. Dobbiamo prenderla come un premio per il lavoro fatto fin qui. Già solo essere lì, entrare nel centro sportivo, è un motivo d’orgoglio».