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Il capitano Paolo Rozzio ha rinnovato fino al 2025: «Il granata è il colore che mi appartiene e mi sento addosso»

«Grazie alla Reggiana, a Salerno, a Goretti e ai reggiani per la stima nei miei confronti. Questa è la mia migliore stagione e farò di tutto per centrare la salvezza. Cosa mi rende più orgoglioso? Essere riuscito a far cambiare idea a Nesta»

27.03.2024 19:30

La società granata a sorpresa oggi ha annunciato il rinnovo di Paolo Rozzio per la prossima stagione, portando la scadenza contrattuale prevista il 30 giugno 2024 fino al 30 giugno 2025. Per il capitano si tratterà della nona stagione in granata, confermandosi come uomo simbolo del club e della città di Reggio Emilia. Importantissimi i numeri raggiunti da Rozzio dal 2016 in poi: 180 presenze in campionato, 16168 minuti giocati, 116 fasce da capitano, 10 gol e 3 promozioni.

«Per me è un giorno importantissimo, sono emozionato perché continuo un percorso iniziato nel 2016 quindi è motivo di grande orgoglio – ha sottolineato il capitano granata, affiancato per l'occasione dal presidente SalernoParto dalla fine e dico grazie alla Reggiana, al presidente Salerno, al patron Amadei e al direttore Goretti che hanno voluto farmi continuare questo viaggio insieme. C’è grande stima nei miei confronti e questo gesto mi fa enormemente piacere. Il cambiamento nelle dinamiche dei rinnovi dei contratti deciso dalla società due anni fa ha fatto storcere il naso anche a me, però alla fine ho sempre voluto accettare il rinnovo stagionale e cercare di rimanere con questi colori perché sono quelli che mi appartengono e mi sento addosso. Ho imparato a non guardare troppo lontano come obiettivi e questa lezione mi è servita anche nella vita privata: giocando a scadenza bisogna guardare giorno per giorno e dare il meglio di sé. Continuerò a ringraziare la società facendo nel migliore modo possibile le ultime otto partite o più che saranno. L’importante è raggiungere la salvezza».

Ti aspettavi di ricevere questo riconoscimento così presto?
«Sinceramente no, anche perché a inizio stagione erano state fatte scelte fatte sul campo dall’allenatore, poi ho avuto modo di metterle in discussione. Sono contento perché mi aspettavo di ricevere un riconoscimento ma non adesso, a fine campionato».

Hai sentito Amadei di recente?
«Qualche settimana fa è venuto ai campi: l’ho visto in forma e con la battuta pronta, dà sempre la carica giusta quindi spero che possa tornare a trovarci presto».

La nona stagione in granata è un onore ma anche una responsabilità?
«Sì, ogni anno sento la responsabilità per il ruolo che ricopro e per la speranza di raggiungere gli obiettivi prefissati a inizio campionato. Quando non li ottieni è un fallimento per la squadra e ancora di più per me».

Perché è importante essere capitano?
«Perché si è modello ed esempio di vita per tanti ragazzi o famiglie: io sono cresciuto con i valori “di una volta” trasmessi dalla mia famiglia e cerco di riportarli sul campo e fuori».

Sei rimasto alla Reggiana anche per una scelta di vita?
«La famiglia è una componente fondamentale nella mia vita. Se avessimo dovuto separarci l’avrei fatto, ma a malincuore. Sono contento che i due interessi alla fine combacino. Sono radicato a Correggio da anni e rimarrò a vivere lì quando finirò di fare il calciatore: la mia casa è lì come la famiglia della mia compagna. Ricevere un riconoscimento da parte del Comune di Correggio mi ha fatto molto piacere».

Cosa ti ha dato Reggio in questi anni?
«Ho sempre percepito grande stima nonostante le annate turbolente che non sono mancate. Durante il recupero dagli infortuni importanti ho sempre sentito grande vicinanza da parte dei tifosi quindi questo mi ha condizionato nelle varie scelte fatte per prolungare la mia permanenza qui».

Hai mai pensato di fare altre esperienze, magari dopo un avvio di stagione trascorso in panchina?
«Dopo l’inizio difficile in Serie B speravo di avere presto l’opportunità di farmi valere e ho cercato di farmi trovare pronto allenandomi al meglio poi con pazienza il momento è arrivato e l’ho sfruttato. Non ho mai pensato di cambiare: prima di andare via da una piazza che mi ha dato tanto ci avrei pensato a lungo…».

Questa è la tua migliore stagione?
«Credo di sì, considerando la categoria in cui gioco. Mi sento bene e voglio cercare di finire così la stagione».

La difesa a tre ti ha dato più vantaggi rispetto all’inizio?
«A quattro ho giocato tanti anni con Spanò e Sabotic, nelle ultime stagioni invece ho giocato tanto a tre e devo dire che mi piace molto. Se dovessi scegliere preferirei la seconda soluzione anche perché mette maggiormente in risalto le mie caratteristiche».

Cosa ti rende più orgoglioso di questi primi 8 anni in granata?
«Più che ripartire dalle categorie inferiori credo che il traguardo più importante sia stato riuscire a far cambiare idea o far vedere le mie qualità all’allenatore. L’aspetto più difficile per un giocatore è riuscire a fare proprio questo. Per il ruolo che ricopriva Nesta da calciatore, sono contento di essere riuscito a fargli cambiare idea…».

Qual è il tuo sogno?
«La salvezza. Ce ne sono anche altri, ma li tengo per me».

Ti rivedi in Marcandalli?
«Non mi vedo in lui perché siamo diversi. Magari avessi avuto a 20 anni le sue qualità atletiche... Se lo guardo vedo un ragazzo promettente che può arrivare in Serie A perché è intelligente e sa dove deve lavorare per migliorare le sue lacune».

Lunedì a Venezia avrai difronte il capocannoniere del campionato Pohjanpalo: come lo affronterai?
«Il modo di approcciarmi alla partita sarà sempre lo stesso. Durante il viaggio di domenica comincerò a pensare alla partita ma non voglio arrivare troppo carico: inizierò a vedere dei suoi video ma l’ho visto giocare diverse volte, ha una cattiveria unica e una voglia di gol unici in questa categoria».

Una domanda che capita spesso: perché c’è così tanta differenza nel rendimento tra casa e trasferta?
«È una domanda che ci siamo posti anche noi ma alla quale non è facile dare una risposta. Sicuramente in casa c’è voglia di dare qualcosa in più perché veniamo da buoni risultati fuori e c’è la spinta dei tifosi: vogliamo dare loro delle soddisfazioni, specialmente a chi non ci segue in trasferta. A volte tendiamo a spingere di più delle nostre caratteristiche ma dovremmo cercare di capire meglio cosa dobbiamo fare».

La quota salvezza a quanto potrebbe ammontare?
«Penso a 43 o 44 punti, 45 per stare larghi. Dipende molto anche dagli altri scontri diretti, quindi per stare tranquilli non sarebbe ottenere due vittorie anche per cercare di raggiungere l’obiettivo il prima possibile e non arrivare ai derby con Modena e Parma con un disperato bisogno di punti. L’ultima di campionato con il Parma, già promosso o meno, sarà comunque una guerra quindi dobbiamo cercare di salvarci prima».

 

 

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