Alla vigilia del derby del “Martelli”, Davide Dionigi analizza il momento della Reggiana e le insidie del Mantova di Possanzini. Il tecnico granata parla del sostegno dei tifosi, arrivato ieri con una vista ai campi, del recupero di Marras e Girma, dei temi tattici della sfida e dello stato di forma della squadra, reduce da tre partite senza gol ma con buone prestazioni.


Mister, che effetto le ha fatto la visita dei tifosi ieri mattina ai campi?
«È stato un piacere. Hanno fatto capire quanto soffrano a non poter essere presenti fuori casa, ma la loro spinta serve molto anche a noi. È stata una bella iniezione di fiducia prima di una partita così importante, ci hanno incitati a fare un'ottima prestazione».

Nella gara contro il Frosinone hanno fatto discutere i cambi arrivati tardi e il mancato impiego di Novakovich: come li spiega?
«Marras aveva un’autonomia ridotta, non poteva essere inserito prima. Loro marcavano a uomo e Girma sfalsava i loro piani: inserire Novakovich voleva dire dare un riferimento statico, mentre con Gondo che si allargava abbiamo creato tre o quattro situazioni pericolose. Serviva mobilità».

Come stanno ora Girma e Marras?
«Entrambi sono recuperati. Natan è due partite che deve uscire per interventi duri degli avversari: col Bari è servito il VAR, col Frosinone non c’è stato alcun intervento… Non parlo di errori tecnici, ma di gioco duro che andrebbe punito. Lo dico per tutelare il mio giocatore. Marras invece ha avuto un edema osseo al ginocchio, molto doloroso: lo abbiamo gestito bene per 15 giorni e col Frosinone aveva 15-20 minuti di autonomia. Non è un infortunio grave, ora sta meglio».

Come procede la crescita di Lambourde?
«Sta crescendo atleticamente. I giocatori molto esplosivi tendono a calare ma lui deve imparare a mantenere le sue caratteristiche per più di un tempo. Sul piano tattico deve inserirsi, perdere meno palloni ed entrare negli schemi. Avrà spazio per esprimersi».

Il rinnovo di Bonetti fino al 2028 passa anche da lei?
«Se l’è meritato. Lavora a testa bassa e sta dimostrando il suo valore. Credo sia l’unico in Serie B che viene direttamente dalla Serie D e gioca titolare: merito di chi l’ha portato qui, del ragazzo che si è messo a disposizione e anche della spregiudicatezza di noi allenatori nel puntare su di lui».

Nonostante la settimana lunga di allenamenti, ha ancora qualche dubbio di formazione?
«Uno-due dubbi li ho sempre, ma ho idee chiare su come affrontare il Mantova. Molto dipende anche dal sistema che utilizzeremo».

Come si affronta il Mantova di Possanzini?
«Hanno un’identità molto precisa. Palleggiano tanto, non danno punti di riferimento, ruotano molto e occupano bene gli spazi. Su alcuni concetti ricordano un po’ il Frosinone. Li abbiamo studiati: dietro c’è tanto lavoro e sappiamo cosa andranno a fare».

Meglio aspettarli o prenderli alti?
«La Reggiana ha dimostrato già dall’anno scorso che sa cambiare pelle in base alle caratteristiche dell’avversario per creargli difficoltà nelle due fasi. In molte occasioni ci siamo riusciti bene: vedremo domani quale sarà la strategia migliore».

Ruocco è il giocatore che teme di più?
«Ha spunto, dribbling ed è messo in condizione di fare male dal loro sistema di gioco. I biancorossi lavorano con Possanzini già da tre anni: hanno principi chiari. Dovremo limitarli e continuare a proporre il nostro gioco: ora ci riesce meglio rispetto alle prime gare anche se stiamo raccogliendo meno punti».

Il fattore campo al “Martelli” può incidere? La Reggiana ha raccolto solamente 5 punti in trasferta…
«In casa il Mantova ha fatto tanti punti, ma di derby fuori casa ne abbiamo già giocati e sappiamo che sono partite particolari per noi e per loro. La Reggiana ha raccolto meno fuori casa di quanto meritasse e in casa forse qualcosina in più. Sarà una gara particolare per entrambe le squadre».

Sarà una partita a scacchi con Possanzini?
«Penso di sì. Quando affronti il Mantova devi limitare le loro caratteristiche, e lo stesso vale per le nostre avversarie quando affrontano la Reggiana».

Di certo sarà una sfida tra ex bomber…
«Siamo legati dalla Reggina, dove entrambi – in epoche diverse – abbiamo scritto pagine importanti. Ci lega un rapporto cordiale di campo».

La Reggiana non segna da tre partite: è preoccupato?
«Assolutamente no. In due partite abbiamo creato più di 15 palle gol e situazioni pericolose. Questi dati devono darci autostima e farci capire che ciò che produciamo è frutto del lavoro. Anche nelle sconfitte possono arrivare segnali importanti: col Frosinone, seconda forza del campionato, abbiamo fatto una grande partita e potevamo vincerla. Il pareggio sarebbe stato stretto. L’assenza di gol è solo un appannamento legato alla finalizzazione. Dobbiamo continuare su questa strada».

In compenso, la difesa si è assestata dopo Avellino…
«Abbiamo lavorato molto su alcuni particolari. Giochiamo praticamente sempre con tre attaccanti e trovare equilibrio nella fase difensiva non è semplice. Gli attaccanti sanno che devono partecipare alla fase di non possesso: servono mentalità e sacrificio».

Rozzio e Magnani possono giocare insieme?
«Io li vedo entrambi centrali nella difesa a tre. I nostri braccetti devono partecipare molto alla fase offensiva e per caratteristiche serve continuità. Ogni tanto Magnani si sgancia e va bene, ma farlo sempre è diverso. Contro squadre più fisiche potrebbero giocare insieme. Se passeremo a quattro, vedremo».

La classifica al momento è indecifrabile. Ora arrivano quattro scontri diretti…
«In Serie B nel giro di 3-4 punti sei tra playout e playoff. È sempre così. In questi scontri diretti dovremo fare punti per mantenere equilibrio, ma nessuna gara è semplice: il pareggio con l’Entella, squadra neopromossa, lo dimostra. Fuori casa non deve essere un problema: cerchiamo di arrivare a gennaio con serenità e poi programmeremo al meglio il futuro».

Teme che il mercato di gennaio possa portarle via qualche giovane?
«È presto per parlarne. Qui stanno crescendo e li stiamo valorizzando: non credo ci saranno movimenti».

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