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Lanini: «Ho vissuto una situazione inaspettata poi ho capito che dovevo tirare fuori un qualcosa in più per uscirne»

«Mi sentivo leader, ma dopo tre panchine di fila ho accusato il colpo. Il mister ha preso certe scelte per farmi crescere sul serio, ringrazio il pubblico per gli applausi. Il gol manca tanto ma so che arriverà presto. Il tridente? Si può fare»

23.11.2022 20:30

Quattro gol in quattro partite sono un bel biglietto da visita per un attaccante – che in granata non aveva certamente bisogno di presentazioni – ma rimanere a secco per più di due mesi invece è un problema. Eric Lanini mette a nudo le difficoltà vissute nell'ultimo periodo ma guarda avanti a testa alta, rinfrancato dal doppio assist di Sassari che ha deciso la partita con la Torres e gli è valso il titolo di MVP assegnato dai nostri lettori.

I due passaggi vincenti serviti a Pellegrini e Montalto hanno sbloccato e deciso la partita: pensi di esserti sbloccato anche tu?
«Diciamo di sì. Io non me ne sono mai andato ma gli ultimi mesi sono stati particolari: mi porto dietro il fatto di essere uscito dal campo gratificato per avere dato una mano alla squadra. Era da un po’ di tempo che non vivevo una situazione così: al di là del gol io ho giocato meno quando l’anno scorso due panchine di seguito le ho fatte forse solamente una volta. Non giocando ho vissuto una situazione personale non piacevole, volevo avere l’occasione per reagire ma non riuscivo a combinare nulla e ciò mi innervosiva. Mancava la serenità che di solito ho».

Cosa è successo di preciso?
«Dopo un ritiro importante ero partito bene con quelle che erano le mie credenziali e le mie aspettative: 4 gol in 4 partite. Mi sentivo leader e trascinatore e i risultati mi davano ragione poi con l’Ancona in casa sono stato sostituito e ho fatto 3 panchine consecutive iniziando ad accusare il colpo. Il turno infrasettimanale con il Cesena per me era la partita più ambiziosa dell’anno e mi è dispiaciuto non poter giocare contro i bianconeri, così come a Chiavari contro l’Entella o a Carrara. Non sono riuscito a fare un qualcosa che potesse spingere a non lasciarmi in panchina. Qualche settimana fa ho capito che dovevo tirare fuori un qualcosa in più perché quello fatto prima non è bastato».

È servito il dialogo col mister per ripartire?
«Lui è uno di motivi principali per cui sono tornato alla Reggiana: avevo il piacere e la necessità di avere Diana come allenatore perché credevo che con lui avremmo potuto raggiungere un obiettivo importante. Il mio rapporto con lui è sempre ottimo, ma non mi sarei aspettato di non giocare così tanto. Se mister lo ha fatto è perché credeva fosse giusto per la squadra e per me. Penso che abbia preso questa decisione per farmi crescere sul serio. Sicuramente questo momento mi fa maturare ulteriormente».

Dopo la gara con il Pontedera, mister Diana ha speso parole dolci nei tuoi confronti.
«Sì, perché erano due o tre settimane in cui aveva visto che da parte mia c’era una mano propensa per uscire da questa situazione inaspettata. Credo abbia voluto farmi capire che ero sulla strada giusta. Io ero consapevole delle mie difficoltà, figlie del momento in cui io mentalmente mi sono lasciato andare a una situazione che non credevo potesse accadere. A Sassari, nel momento in cui la gara era bloccata ho percepito la sua fiducia quando ha deciso di farmi entrare».

Nonostante la prestazione opaca con il Pontedera, gli applausi dei tifosi non sono mancati nei tuoi confronti.
«Colgo l’occasione per ringraziarli. Non è stato un gesto inaspettato, ma sicuramente non dovuto. Ricevere gli applausi mi ha fatto capire che ho una tifoseria e una città al mio fianco. È giusto che i tifosi pretendano tanto da un attaccante e io non stavo dando tanto: uscire dal campo senza fare gol è un momento di sconforto e quando ho tirato giù la testa e ho sentito gli applausi ho provato una sensazione bellissima. Nel calcio di oggi un gesto del genere non è scontato e fa piacere, ringrazio tutti».

Qual è stato il momento più difficile per te?
«Dopo la panchina contro il Cesena ho accusato il colpo e ho vissuto un paio di settimane dove ero un po’ giù di morale. Poi ho cercato di riguadagnarmi un posto e domenica a Sassari ero sicuro di poter fare qualcosa di importante».

Quanto ti manca il gol?
«Sinceramente manca davvero tanto. Chiaramente baratterei un mio gol per fare assist e vincere come è capitato domenica: il bene della squadra e il risultato finale sono sempre più importanti del bisogno del singolo. Devo rimanere sereno: sono sicuro che il gol arriverà presto».

In questa Reggiana a fare gol sono soprattutto gli attaccanti…
«In 14 giornate abbiamo fatto 14 gol. Nonostante tutto, qualche numero buono lo stiamo facendo però dobbiamo essere più cinici poiché in molte gare è mancato proprio questo…».

La squadra può reggere il tridente?
«Per come vedo io il calcio in Serie C, quando ci sono dei calciatori forti vanno fatti giocare ovviamente con l’equilibrio giusto. Noi abbiamo una squadra talmente competitiva che possiamo fare il 3-5-2, il 3-4-3 o il 4-3-3-. In base a come uno sta, ci si può anche permettere di cambiare in corso d’opera. Per noi attaccanti essere in tre sarebbe cosa la migliore perché davanti quando arriva una palla ci sono due giocatori vicini con i quali interagire. Personalmente io mi trovo bene nel tridente».

Essere primi in classifica aiuta?
«Sicuramente si sta bene, ma quest’anno penso che sia l’equilibrio a fare la differenza. Con un pareggio sei sesto, se vinci sei primo: è necessario trovare un determinato equilibrio e mantenerlo. Anche se non si è primi non bisogna vederla come una cosa negativa. Il campionato va gestito in questo modo».

Quanto è stata importante la vittoria di Sassari?
«Penso possa valere doppio: ultimamente in trasferta abbiamo fatto maggiore fatica e ci sono alcuni campi in Serie C dove è veramente difficile portare a casa il risultato e Sassari è uno di questi. Venivamo da un paio di gare con prestazioni in salita e vincere in trasferta ed essere primi dà anche la consapevolezza di una squadra che lavora e ottiene risultati».

Si può dire che è stata una prova di forza?
«Chi ambisce a vincere il campionato deve essere forte sotto tanti aspetti. Non tutte le gare si sbloccano subito, a volte serve la forza di riuscire a trovare un guizzo che permette di portare la partita in discesa».

Sabato affronterete il Rimini, già vittorioso a Chiavari e Gubbio…
«Sta facendo un signor campionato. Sicuramente chi viene da noi vive la partita in modo diverso perché siamo la capolista, qui c’è più visibilità e si gioca in un bello stadio. Noi troveremo un avversario che avrà tanta voglia e grinta, ma se riusciremo a pareggiarle penso che potranno venire fuori le nostre qualità».

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