foto AC Reggiana
foto AC Reggiana

Andrija Novakovich, attaccante americano di origini serbe, è sicuramente uno dei rinforzi più importanti arrivati dal mercato e, pochi giorni dopo il suo debutto a Palermo, si è presentato alla stampa parlando della trattativa che lo ha portato in granata, delle sue caratteristiche tecniche e delle motivazioni che lo hanno convinto ad accettare il progetto granata.


«Un paio di mesi fa ho visto il direttore Fracchiolla, lo conoscevo già dai tempi al Lecco - ha spiegato l'attaccante ex Venezia - Da lì è nata un po’ la voce, piano piano mi ha contattato e, visto che ci conoscevamo, è iniziata questa lunga trattativa. Alla fine siamo riusciti a chiudere».

Sei una prima punta che ama giocare da solo o ti adatti anche a un attacco a due?
«Mi piace giocare davanti, per me è indifferente se con un altro attaccante o da solo. Cerco sempre di dare il massimo per la squadra e segnare più gol possibili. Dipende tutto dal mister e da come vuole giocare: io sono disponibile a fare tutto».

Lo scorso anno contro la Reggiana hai fatto gol e assist con la maglia del Bari. Ma non è stata comunque una stagione semplice per te…
«Mi sentivo molto bene, poi a gennaio ho avuto un infortunio al ginocchio e sono rimasto fuori un po’. Ho impiegato del tempo per rientrare e come squadra non abbiamo chiuso l’anno benissimo. Però sono stato bene a Bari, anche con la mia famiglia. Sono sempre positivo: poteva andare meglio, ma sono contento di come è andata».

Chi conosci dei giocatori della Reggiana?
«Un po’ tutti di nome, ma di persona pochi. Štulac lo conoscevo perché è sloveno e parla la mia stessa lingua: sono americano, ma i miei genitori sono serbi e quindi ogni volta che giocavamo contro chiacchieravamo un po’. Qui da poco ho trovato un gruppo di ragazzi bravi, tutti pronti a lavorare».

Com’è il centro di allenamento?
«Molto bello, c’è tutto, non mi posso lamentare».

Sei riuscito a fare bene la preparazione con il Venezia?
«Secondo me sì, anche se mi manca ancora qualcosina. Cerco di essere pronto il prima possibile».

Vista la tua altezza, come mai hai scelto il calcio e non la pallacanestro?
«Da giovane giocavo a entrambi gli sport. Ma avendo i genitori serbi siamo una famiglia più europea, seguivo sempre il calcio. A un certo punto dovevo scegliere e nel calcio ero più forte, così ho proseguito lì».

Quali sono i tuoi modelli sportivi?
«Come serbo non posso che dire Djokovic: per noi è un idolo. Nel calcio ce ne sono tanti, ma se devo fare un nome dico Ibrahimovic, anche per la stazza fisica simile».

Hai firmato un contratto lungo con la Reggiana: significa che credi molto in questo progetto?
«Sì, mi è piaciuto il progetto che mi è stato proposto e sono contento di essere qui. Vivo giorno per giorno, non so cosa riserverà il futuro, ma sono felice e darò tutto per la maglia granata».

È importante anche non essere in prestito ma legarsi a una società con un progetto chiaro?
«Certo, è stato uno dei motivi che mi hanno convinto. Volevo stare in una società seria, con obiettivi, per lavorare al meglio».

Negli anni sei andato in doppia cifra solo con il Frosinone, non a Bari o Lecco. Cosa serve per tornare a quei livelli realizzativi?
«Io cerco sempre di fare il massimo, le cose giuste per la squadra: se segno io bene, se segna un compagno va bene lo stesso. Forse devo avere più egoismo sotto porta».

Gli attaccanti vengono giudicati molto dalle statistiche. Tu però sembri pensare più al collettivo…
«È normale, sono un attaccante e devo guardare anche ai numeri personali, ma prima di tutto penso a vincere con la squadra e a fare quello che mi chiede il mister».

Mister Dionigi cosa ti chiede in particolare?
«Abbiamo parlato e ho visto anche la squadra in Coppa Italia. È molto chiaro cosa cerca il mister. La squadra pratica un gioco che mi piace: stimola tanto gli attaccanti, cerca di farli segnare e punta molto sui cross. Per me è una cosa ottima».

Fuori dal campo che persona sei?
«Molto tranquillo, riservato. Sono prima di tutto un papà, ho due bambine e non vedo l’ora di vederle. La mia famiglia per ora è rimasta a Bari, ma presto verrà a Reggio».

Ami anche la buona cucina?
«Sì, certo. E penso di essere arrivato nel posto giusto».

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