Nel post partita dello stadio “Adriatico”, mister Davide Dionigi analizza il brutto stop in cui è incorsa la sua squadra, il secondo consecutivo, che porterà a un Natale meno sereno per tutto il gruppo e anche per i tanti tifosi che non hanno potuto seguire Rozzio e compagni in trasferta. Nessun allarme, ma un chiaro richiamo a prestare maggiore attenzione e a ritrovare lo spirito giusto.


Quali sono le prime sensazioni dopo questa sconfitta?
«Mancavano tanti titolari, ma questo non deve essere un alibi. Ne abbiamo risentito sull’intensità e sulla manovra e abbiamo sofferto il maggior dinamismo mostrato dal Pescara. Hanno trovato subito il gol, poi però eravamo riusciti a rimetterla in pari. Dopo il pareggio ci siamo riabbassati ed è arrivato il 2-1, nato ancora una volta da errori nostri. Abbiamo avuto anche alcune possibilità per pareggiarla, con un paio di occasioni nitide, ma onestamente la Reggiana ha fatto male a livello di atteggiamento. Questa squadra non deve perdere il suo DNA, quello che l’ha contraddistinta fino ad oggi, anche quando subiva sconfitte immeritate».

Cosa sta succedendo?
«Probabilmente abbiamo sofferto il fatto di aver cambiato tanto in poco tempo, sia nei meccanismi difensivi che offensivi. C’erano diversi giocatori assenti, come Bonetti bloccato dalla febbre, ma questo non deve essere una scusa perché abbiamo meritato di perdere. È un passo indietro, anche più della partita col Padova, nella quale secondo me avevamo fatto una buona gara. Fortunatamente siamo ancora in una posizione che ci permette di essere contenti, ma bisogna capire che di questo passo si rischia di perdere punti importanti».

Forse qualcuno ha provato a giocare più per sé stesso che per la squadra?
«Credo che dobbiamo ritrovare un po’ più di umiltà. Forse i troppi complimenti, che per certi versi ci siamo meritati, ci hanno portato a non affrontare queste partite con la giusta determinazione. Questo deve servire da lezione ai giocatori, ma anche a me. Io stesso ho capito alcune cose da questa situazione, ma credo che tutto possa essere rimesso a posto con serenità: la partita di Pescara deve servirci da lezione».

Cosa è successo in occasione della sua espulsione?
«Ho protestato per un fallo netto che non è stato fischiato e mi ha giustamente ammonito. Poi gli ho urlato “Perché?” ad alta voce e questo gli è bastato per buttarmi fuori. Nei prepartita ci chiedono collaborazione, poi in campo non puoi nemmeno chiedere spiegazioni…».

Come ha visto questo Pescara?
«Il Pescara ha fatto la sua partita e ha meritato di vincere, anche se nel finale il loro portiere ha compiuto un paio di interventi miracolosi. Sono stati più cattivi di noi, soprattutto sulle seconde palle, dove arrivavano sempre prima. Non siamo riusciti a essere aggressivi come altre volte e abbiamo sbagliato tanto anche in mezzo al campo, perdendo palloni importanti che hanno favorito le loro ripartenze. Ma ciò che è mancato davvero è stato l’atteggiamento giusto, quello visto in altre partite. Contro Frosinone e Padova, pur perdendo, avevamo avuto il pallino del gioco ed eravamo stati più attenti. Se vogliamo tornare a fare il nostro percorso, dobbiamo ritrovare quell’atteggiamento».

Essere stati nella parte sinistra della classifica può essere stata un’arma a doppio taglio?
«Secondo me i complimenti ricevuti non li abbiamo digeriti nel modo giusto. Non dobbiamo sentirci bravi né appagati. È uno scotto che puoi pagare, soprattutto con una squadra giovane come la nostra, che anche oggi aveva più under in campo rispetto agli avversari. Ho visto qualcuno in difficoltà e certe partite, a livello di esperienza, si possono pagare. Non voglio mettere la croce su nessuno, ma tutto questo deve portarci a ripartire e a riazzerare. Come ho già detto la settimana scorsa, c’è qualche giocatore che va ritrovato velocemente a livello di atteggiamento. La classifica è ancora buona: ora dobbiamo capire come riprendere la strada giusta».

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