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Diana: «Ripartiamo dalle nostre certezze, in campo bisogna ritrovare la compattezza. Ma non ci saranno rivoluzioni»

«Contro l'Ancona servirà l'approccio di una squadra che lotta per non retrocedere. Bisogna avere la forza di reagire e di riconquistare il pubblico. I problemi si risolvono con lucidità, serenità e dialogo: inclusione è la parola chiave»

08.10.2022 16:00

Occorre ripartire e bisogna farlo subito. Il grande passo falso di Fiorenzuola resterà nella mente di tutti per lungo tempo, ma il campionato va avanti e domani l'avversario di turno si chiama Ancona. Mister Aimo Diana è consapevole che la sua squadra ha più di un problema da risolvere ma per trovare la giusta cura bisogna tornare in campo e ripartire da quanto di positivo fin qui si è visto, come ha sottolineato anche il ds Goretti, cercando di ridurre al minimo i tanti errori (orrori), tutti palesatisi alla luce del sole al Velodromo “Pavesi”.

Mister, che settimana è stata?
«È stata una settimana difficile, complicata, fatti di analisi personali da parte mia e da parte dei ragazzi. Ci sono stati momenti difficili di confronto ma per fortuna avere una gara da preparare ci dà la forza per trovare nuove energie e pensieri. Siamo concentrati sull’Ancona».

Goretti ha detto di non avere alzato la voce con la squadra, e lei?
«Non ho alzato la voce ma cambiato il tono come ho sempre fatto in certi momenti. Eravamo tutti provati ma chiaramente c’è stata un’attenzione diversa perché ci sono dei problemi ma si risolvono con lucidità, serenità e dialogo, ripartendo dalle nostre certezze. Io non prometto che da domani saremo campioni del mondo, ma prometto un cambio di atteggiamento e concentrazione. La voglia di vincere c’è sempre stata».

Da quali certezze ripartirà?
«Le mie certezze sono i giocatori: loro vengono prima di tutto e sono quelli che la domenica devono fare la prestazione in campo. A volte si può pensare che abbiano deluso ma forse hanno dei problemi di natura tecnico-tattica o fisica non chiaramente visibili, quindi a volte faccio più lo psicologo che l’allenatore. Io con loro ho un rapporto schietto e in genere con me sono disponibili. Quando si chiede a un giocatore di fare qualcosa che non è nelle sue corde, la disponibilità diventa fondamentale. Si parte da quello e dal focus di provare a vincere il campionato. Per vincerlo forse non siamo ancora pronti e la parola “dobbiamo” per qualcuno può diventare una pressione importante…».

A mente fredda, siete riusciti a individuare alcuni segnali che potevano portare a quella debacle?
«Effettivamente qualche cosa la abbiamo reperita. Sono piccole sfumature che sembrano banalità: molto probabilmente in settimana c’era stato qualcuno che aveva accusato dei fastidi ma comunque ha fatto prevalere la voglia di giocare. Sono piccole cose che ci devono far capire che se non si sta al 100% non bisogna forzare, quando ci sono delle alternative. A livello di atteggiamento invece siamo rimasti tutti scioccati, in primis noi dello staff ma anche i giocatori per come hanno approcciato la gara». 

Forse però c’è stata troppa autocritica da parte sua e della squadra?
«Può essere vero, ma è stata una sconfitta pesante che molto difficilmente verrà dimenticata. La mia era una presa di posizione che non potevo evitare perché sono a capo di una situazione generale che è stata imbarazzante. Comunque, credo sempre nella bontà e nella professionalità delle persone che possono valutare il percorso fatto».

La Reggiana deve passare anche da queste difficoltà prima di diventare una squadra vera?
«Sento dire che se usciamo da questo momento diventiamo più forti di prima. Io dico anche che non va buttato via tutto quello che c’era prima. Serve un cambio di rotta decisiva da parte mia e da parte della società perché siamo noi al comando».

Reggiana-Ancona è una partita importante per la panchina di Aimo Diana?
«Come dicono alcuni miei colleghi più esperti, noi allenatori siamo abituati ad essere giudicati di domenica in domenica. Devo saper affrontare questo momento e avere la capacità di pensare che ho tentato di tutto per uscirne. Poi non dimentichiamo che noi allenatori siamo dipendenti, e così come io scelgo chi mandare in campo qualcuno sopra di me decide cosa fare».

Rozzio e Rossi sono pronti?
«Sì, sono recuperati. Rozzio stava bene anche prima, forse poteva giocare a Fiorenzuola ma non ho voluto rischiarlo. Fausto non è al top però mi ha dato la sua disponibilità. Qualche giocatore non è in grande condizione fisica e psicologica ma la squadra è quasi al completo. Mancherà Muroni e con Voltolini abbiamo qualche problema, quindi rientrerà Turk e in panchina ci sarà Venturi. Piano piano recuperiamo i nostri giocatori e speriamo di riportarli in una condizione psico-fisica più allenata il prima possibile».

Cambierà modulo?
«No e non penso neanche la formazione più di tanto. Valutiamo chi ora ha una condizione importante e può dare di più e vogliamo preservare chi invece non è nelle condizioni fisiche e mentali al top. Giocherà chi è più pronto per giocare una bella partita contro una squadra forte. Domani devono tornare a contare gli aspetti tecnico-tattici».

Che Ancona si aspetta di affrontare?
«Anche loro non vengono da un periodo non esaltante, ma sono una squadra importante costruita per ambire a qualcosa in più rispetto agli altri anni. Cercheranno sicuramente una reazione ma noi li affronteremo in maniera convinta sapendo che siamo un po’ ammalati e ci servono le pasticche per guarire e tornare a stare meglio».

Come pensa che approcceranno la gara contro la Reggiana?
«Da avversario mi immaginerei di affrontare una Reggiana in difficoltà e verrei qui con un atteggiamento spavaldo, quindi me li aspetto così. Lavorano con Colavitto da tre anni e hanno le idee chiare su cosa fare, ma quando cambiano i giocatori cambiano tante cose. Credo che ci metteranno in difficoltà e sotto pressione dal primo minuto, noi ci dobbiamo preparare anche ad avere un ambiente contro perché ce lo siamo meritato. La forza dei miei ragazzi deve essere quella di reagire».

La sua squadra invece che approccio dovrà avere?
«Sono lucido e dico che il campionato è ancora aperto, non siamo ultimi in classifica ma l’approccio che servirà è proprio quello di una squadra che sta retrocedendo. Io so come mi devo comportare per far tirare fuori qualcosa: se ci riuscirò bene, altrimenti vorrei pensare di avere provato a fare di tutto per risolvere la situazione. Abbiamo perso una gara in malo modo e ci siamo flagellati, ma ora abbiamo la possibilità di ritornare ad essere noi stessi con i nostri pregi ma anche i difetti. Sarà importante ritrovare la compattezza che ci ha contraddistinto: quest’anno si è cercato di cambiare qualcosa ma evidentemente non siamo ancora pronti per farlo e a Fiorenzuola, infatti, siamo andati in difficoltà. Non si butta via tutto ma bisogna ritrovare compattezza. E compattezza per me significa comunicare e aiutarsi in campo con buone parole e pensieri tra di noi».

Nessuna rivoluzione dell’undici iniziale in vista?
«Se volessi fare una presa di posizione menzionerei delle esclusioni, ma preferisco utilizzare la parola inclusione. Ora è arrivato il momento di includere tutto quello che finora non è stato utilizzato: dobbiamo rendere conto a tifosi e società e non possiamo aspettarci un loro aiuto. Ognuno deve prendersi le sue responsabilità e guardare diritto davanti a sé lasciando da parte i piccoli screzi e altre piccole cose. L’importante è includere le persone che ci danno una mano ad uscire da questo momento».

Il pubblico potrà avere un ruolo importante?
«Domenica scorsa dopo il 5-0 sentivo i tifosi cantare e mi sono sentito una merda. Questa è la grande lezione che ci danno loro e noi dobbiamo fare di tutto per recuperarli. Qualcuno avrà una reazione istintiva ma io credo nell’intelligenza delle persone che vedono una squadra che si allena con impegno e dà il massimo per rialzare la testa; qui nessuno è rassegnato o se ne frega. Il nostro percorso dice che abbiamo fatto 100 punti in più di 40 gare nelle ultime due stagioni, sono numeri importanti da non dimenticare perché ci fanno capire che abbiamo questa capacità. Ma dobbiamo migliorare ancora e dico anche che potremmo diventare ancora più forti dell’anno scorso, sfruttando armi diverse. Fin qui abbiamo fatto intravedere valori importanti ma anche il peggio di quello che si può fare. Occorre trovare una via di mezzo».

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