foto Silvia Casali
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Viali: «Il Cesena è un banco di prova da superare. Vogliamo fare una grande partita e ottenere un risultato»

«Tornare al "Manuzzi" sarà emozionante, ma ora conta solamente il derby. I blackout? Siamo costruiti per raggiungere la salvezza, non bisogna perdere lucidità quando ci si gioca il proprio obiettivo: dobbiamo riuscire a costruirci la nostra "anima"»

22.11.2024 18:00

Archiviata la pausa per le nazionali, la Reggiana è pronta a ripartire dal sentito derby con il Cesena così come lo è il suo tecnico William Viali che domani sera al “Manuzzi” affronterà un passato fatto di 86 panchine in bianconero tra il 2020 e il 2022. Ma non c'è spazio per i sentimenti: i granata hanno la necessità di dare continuità agli ultimi due pareggi e accumulare ulteriori punti in chiave salvezza perché il campionato di Serie B 2024/25 ha già dimostrato di essere altamente imprevedibile…

Mister, durante la sosta avete lavorato molto sulla condizione atletica?
«I nostri dati dicevano che la situazione fisica era discreta, abbiamo fatto quello che serviva con equilibrio. Fisicamente ora stiamo bene».

Ci sono novità dall’infermeria?
«Le notizie sono buone: mettiamo dentro Vido e Sampirisi, Cigarini ha ancora qualche problemino mentre Lucchesi ieri in un contrasto ha sentito riacutizzarsi un fastidio dietro al ginocchio che sentiva da settimane, capirete dalla lista dei convocati se ha recuperato o meno…».

La probabile assenza di Lucchesi condizione le scelte sul modulo da adottare?
«Non condiziona la strategia di gara, ho altri giocatori tra cui scegliere».

Che emozioni proverà nel tornare al “Manuzzi” dove ha trascorso due anni e mezzo in bianconero?
«A Cesena sono stato bene, ho vissuto momenti fantastici con la società e con la piazza di cui ho un ricordo bellissimo. Vorrei tanto parlare del passato in momenti meno delicati: appena entrerò allo stadio i ricordi verranno messi da parte visto che ci aspetta una sfida importante, un derby, e ora conta solo questo. Ma posso dire di essere felice per Ciofi che è partito dalla Serie D ed è arrivato in Serie B e anche per Berti, classe 2004 che con me giocava da titolare: sono ragazzi con grandi qualità e stanno facendo molto bene. E sarà un piacere ritrovare mister Mignani, con lui ho un bel rapporto».

Il Cesena fin qui ha fatto vedere cose molto buone in attacco, un po’ meno in difesa…
«In casa ha conquistato 16 punti su 21 e in questo momento l’entusiasmo che si respira al “Manuzzi” è notevole, c’è molta positività. I bianconeri nelle ultime quattro partite hanno conquistato dieci punti, sono in salute ma noi ci presentiamo sul loro campo per fare una grande partita e ottenere un risultato, in qualsiasi modo».

Come si può contenere un attaccante prolifico come Shpendi?
«I suoi otto gol fanno grande notizia, anche se tanti sono arrivati su rigore, ma Cristian lo conosco molto bene visto che ha esordito con me in prima squadra e posso dire che è un calciatore in grado di spostare gli equilibri nel gioco, quello sicuramente fa la differenza. Parliamo di un calciatore atipico, un attaccante da area di rigore molto intenso che non si ferma mai e pressa tutti gli avversari. È in grado di trasformare in palle credibili anche quelle scontate, quindi con lui non bisogna mai rilassarsi».

In estate avete certato di prendere suo fratello Stiven, ora alla Carrarese…
«Sì, dovendo costruire una squadra con qualche under in più averne uno davanti poteva aiutare nelle scelte. Stiven in Serie C ha fatto grandi cose e come suo fratello ha la caratteristica di avere una fame e un’intensità incredibile oltre a una predisposizione al lavoro importante. Sul perché non sia arrivato non entro nel merito».

Pensa che la pausa sia arrivata nel momento giusto?
«Venivamo da due risultati utili e due buone prestazioni, più a Bari che in casa con il Catanzaro. Conviviamo con le soste e ottimizziamo il lavoro cercando di allenare con continuità l’aspetto fisico e quelle cose che facciamo meno bene, rivediamo gli errori commessi e cerchiamo di capire come riuscire a mantenere più equilibrio dentro la prestazione».

Quello che serve è un lavoro mentale?
«Sì, stiamo lavorando anche su questo. Credo che quando si presentano delle difficoltà, per migliorare è necessario sottolineare subito cosa c’è che non va. E su questo aspetto ci lavoriamo da un po’».

I blackout dentro la partita come si possono evitare?
«Ci sono momenti nella gara in cui le squadre forti se hanno una difficoltà ci convivono e non la somatizzano. Lo Spezia secondo me è un buon esempio: con lo stesso allenatore e lo stesso gruppo nello scorso campionato si è salvato all’ultima giornata. Allenatore e squadra hanno convissuto momenti di paura ma una volta superati sono ripartiti, quindi oro sono da copiare nel modo in cui riescono a stare in gara. Bisogna passare da questi momenti per crescere. Il Catanzaro lo abbiamo subìto e appena i giallorossi sono arrivati al pareggio la Reggiana è uscita fuori nell'ultimo quarto d'ora. Voglio che queste situazioni servano per costruire quella che chiamo la nostra anima. Non dimentichiamoci che siamo stati assemblati per raggiungere la salvezza, anche all’ultima giornata di campionato. Se riusciremo a fare meglio tanto bene, ma se siamo costruiti per salvarci la squadra non deve perdere lucidità quando si sta giocando il proprio obiettivo. Io sono fiducioso del nostro percorso perché basta veramente poco per fare il salto di qualità. Detto questo, una gara difficile come quella del “Manuzzi” per noi deve essere un banco di prova da superare».

È comunque contento di quanto mostrato dalla sua Reggiana fino a questo punto della stagione?
«Il nostro percorso è fatto di fasi alterne dentro le stesse prestazioni, ma se avessimo qualche punto in più in classifica la percezione data all’esterno sarebbe certamente diversa. Bisogna vivere di certezze, la squadra fa tutto al massimo e con grande attaccamento ma sa anche cosa deve migliorare e lavora ogni giorno per cercare di diventare sempre più forte».

C'è qualche giocatore che sta rendendo sotto le aspettative?
«Una vittoria in più cambierebbe la classifica e farebbe vedere le cose in maniera più rosea, per alcuni ragazzi la mancanza di continuità è stata data dai problemi fisici. Vorrei che la mia squadra fosse consapevole delle sue qualità e pretendo che abbia più coraggio nelle due fasi, ma anche consapevolezza dei suoi difetti. Per come lavoriamo meritiamo di più e anche io pretendo di più perché la Reggiana può fare ancora meglio. Va però sottolineato che nelle ultime gare abbiamo segnato con maggiore continuità».

Girma, sicuramente condizionato dal rientro dall’infortunio, fatica a tornare a esprimersi ai livelli dello scorso campionato…
«Non posso fare un confronto diretto con l’anno scorso, però il ritmo e la condizione della passata stagione non le ha ancora ritrovate: non tanto come aspetto fisico, ma come libertà nella prestazione che nel suo caso è diventata più sporca. Avere alti e bassi fa parte del percorso di un calciatore giovane e nemmeno lui ha piena consapevolezza delle sue qualità, essendo un atleta atipico senza una precisa collocazione in campo. Trovare la propria dimensione non è così naturale: nello scorso campionato avere avuto continuità lo ha aiutato a trovare la sua mattonella soprattutto nel girone d’andata quando non ha dovuto convivere con dei problemi fisici».

 

 

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