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Diana: «Dobbiamo trasformare la nostra rabbia in determinazione e continuare a camminare a testa alta»

«L'Imolese verrà qui con la bava alla bocca per vincere, dovremo sudarci fino in fondo ogni punto e siamo pronti a farlo. Il cambio di modulo? La nostra squadra è stata costruita fin dall'inizio per avere più di una soluzione alla portata»

26.03.2022 16:00

Aimo Diana vuole lasciarsi alle spalle i pensieri maturati durante e dopo la gara di Cesena e concentrarsi sul prossimo impegno di campionato contro l’Imolese: la vetta del campionato è molto lontana ma l’obiettivo della sua Reggiana è quello di continuare a scalarla senza fermarsi.

Mister, che settimana avete passato dopo Cesena?
«Abbiamo iniziato a preparare subito la gara successiva: il calcio è bello anche per questo, ci si può concentrare sulla partita seguente per smaltire delusione e rabbia».

Per la prima volta si è lamentato anche il direttore sportivo Tosi…
«Effettivamente l’ho sentito lamentarsi poche volte. Dico solo che a volte si chiede alla società di farsi avanti e quando lo fa viene tacciata. Se invece non lo fa la si accusa di non parlare mai. Ognuno dice quello che pensa e lo fa a proprio modo. Io ho detto che a Cesena abbiamo assistito a una cattiva partita da parte degli arbitri, così come noi abbiamo disputato una brutta partita nel primo tempo e altrettanto ha fatto il Cesena nel secondo. Il vantaggio del Modena è enorme e tutto meritato, noi a questo punto dobbiamo trasformare la nostra rabbia in determinazione. Dobbiamo essere orgogliosi del cammino fatto e di come è stato fatto. Dobbiamo camminare a testa alta».

Pensa che la Reggiana abbia i punti che si merita?
«Credo di sì. Quando sento dire che le cose si compensano alla fine è vero: per esempio a Olbia non meritavamo di vincere mentre altre gare sono state perse immeritatamente. E non mi sono mai nascosto nel dire che a volte ci sono stati rigori contro di noi non dati. Ma dopo la gara di Cesena si è parlato di quella partita e ci ha dato fastidio l’atteggiamento dell’arbitro al di là delle decisioni prese…».

Metterebbe la mano sul fuoco per certificare la determinazione dei suoi giocatori in queste ultime cinque partite?
«Non c’è ombra di dubbio. Abbiamo il dovere di provare a dare fastidio fino a quando ce ne sarà la possibilità e questa passa attraverso le vittorie. Dovremo sudarci fino in fondo ogni punto e siamo pronti a farlo. Se poi ci sarà un’appendice al campionato dovremo staccare un attimo e poi riprendere per preparare i playoff».

Il grande secondo tempo di Cesena è solo merito del passaggio al 4-3-3?
«Magari qualcuno aveva bisogno di riposare, ma secondo me sotto c’è anche qualcos’altro. Nel secondo tempo ci siamo zittiti un attimo e siamo entrati con la voglia di provare a vincere: bastava un episodio per riaprire la partita e così è stato ma purtroppo non abbiamo completato la rimonta. Non dobbiamo dimenticarci del primo tempo non positivo, al di là delle polemiche che ci sono state: bisogna tenere i nervi saldi sempre e comunque».

Però l’idea di cambiare modulo resta?
«Noi proviamo sempre due soluzioni. Io gioco a 4 dietro se non ho i giocatori per interpretare il modulo con 3 come potrebbe accadere domani visto che Guglielmotti ha la febbre. Lo ripeto, noi possiamo giocare in tutte le maniere: la squadra è stata costruita per fare più di un modulo».

Ci saranno altre assenze domani?
«Guglielmotti ha la febbre così come altri giocatori che però hanno recuperato e saranno da valutare domani. Rientrano Luciani e Rosafio, Cremonesi credo lo rivedremo la prossima settimana».

In questa parte finale del campionato potremo vedere in azione D’Angelo?
«Quando è arrivato si è subito fermato per malattia, ora può darci tanto. Forse ha bisogno di trovare una bella prestazione o un’occasione da gol per tornare ad essere il trascinatore che ho conosciuto e aizzare il pubblico. Lo vedremo così perché nel DNA ha quello…».

Che Imolese affronterete?
«Affronteremo una squadra con la bava alla bocca, diventata molto forte sulle seconde palle e che gioca un buon calcio. Nessuno adesso viene da noi per difendersi, io infatti ho preparato i ragazzi al fatto che l’Imolese verrà qui per vincere. Però aggiungo una cosa…».

Prego.
«Le polemiche arbitrali che ci sono state non devono protrarsi sulla partita di domani: deve essere una gara bella da giocare senza pensare a secondi fini. Voglio fare da garante con il mio atteggiamento: servono educazione e serietà che a volte mancano nella nostra categoria. Mi scuso se ci sono stati atteggiamenti non belli durante o dopo la gara di Cesena ma erano dettati dal momento. Adesso ritorniamo nei nostri ranghi: domani vorrei vedere una bella partita giocata con la massima attenzione da parte di tutti».

I troppi gol subiti nelle ultime settimane possono essere un campanello d’allarme?
«Sì, specialmente quelli presi da palla inattiva. Però devo dire che tante squadre ne stanno subendo molti visto che rimaniamo comunque la migliore difesa: è una legge non scritta del girone di ritorno…».

Migliore difesa e migliore attacco…
«Questo è un doppio rammarico. I numeri lasciano il tempo che trovano, tuttavia dobbiamo continuare a migliorarli sperando che ci portino a raggiungere qualcosa».

Provando a ragionare in ottica playoff, anche se ora è presto, nel confronto tra i gironi quale pensa sia il più competitivo?
«Sicuramente il nostro è il più difficile per il blasone delle squadre che ci sono e per quanto hanno speso. Il girone A credo abbia perso qualche squadra importante e sia leggermente sotto gli altri due. Sono comunque tutti campionati difficili da vincere».

Del girone C chi teme maggiormente?
«Catanzaro e Avellino sono squadre di ottimo livello, ma confesso di averlo seguito poco. Non bisogna poi dimenticarsi di Monopoli e Palermo». 

Vuole commentare la mancata qualificazione dell’Italia al prossimo campionato del mondo?
«Questo è un momento triste: c’è una generazione di ragazzi che non vede i mondiali da tempo e penso a mio figlio. Ci siamo tutti rimasti male e ora ci chiediamo il perché: io sento tanta gente parlare e qualcuno forse è anche contento. Io credo che il problema principale sia la mancanza di talento. Ogni volta si dice di ripartire dai giovani, ma loro sono i primi che devono avere fame e talento: l’Italia che ha vinto l’europeo l’ha fatto tramite un ottimo gioco, ma il talento era poco. Ho fatto parte del gruppo del 2006 e posso dire che in quella Nazionale c’erano talenti veri. Oggi forse manca anche chi deve valutare questi talenti che a volte non vengono proprio visti. Sottolineo infine che nei settori giovanili spesso si gioca troppo per vincere il campionato e non per formare i ragazzi…».

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