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Satalino: «Alla Reggiana mi sento parte di una famiglia. Tengo i piedi per terra e continuo a lavorare come prima»

«Dopo Catanzaro ho ricevuto tanti complimenti, specialmente dalle persone più care. Lo Spezia è forte e ha una classifica che non gli si addice, ci sono tre punti importanti in palio: affrontare Verde sarà stimolante. Il mio modello? Maignan»

12.03.2024 21:30

Lo stop per infortunio occorso a Bardi più di una settimana fa rischia di privare la Reggiana del suo portiere titolare ancora per qualche settimana, ma a difendere i pali granata ha già dimostrato di poterci pensare il “dodicesimo” Giacomo Satalino, protagonista da subentrato ad Ascoli e ancora di più con i galloni da titolare nell'importante successo conquistato a Catanzaro.

«Sono spensierato, vivo giorno per giorno visto che non so per quanto dovrà restare fuori Francesco (Bardi, ndr) - ha sottolineato il portiere pugliese classe ‘99 di proprietà del Sassuolo, protagonista da Pirrù Cafè durante l’evento di presentazione della rinnovata e speciale partnership - Tengo i piedi per terra e lavoro come facevo prima».

Eri tranquillo a Catanzaro?
«Sì, abbastanza. Più che altro quando ci prepariamo mi fido dei miei compagni e loro si fidano di me, con questo clima viene tutto più facile».

Avere tutto intorno diecimila persone, 250 da Reggio, non ha aumentato la pressione?
«Quando sei in partita ti senti come dentro una bolla e resti concentrato sul campo, quindi si dà poco peso al contesto».

Dopo una tua bella parata Rozzio è corso ad abbracciarti…
«S', ci sentiamo come una famiglia: quando uno può cerca di dare dare una mano».

Hai ricevuto tanti complimenti dopo la vittoria?
«Quelli che fanno più piacere sono quelli delle persone più care come mia madre, mio padre e mio fratello anche perché sono i più sinceri. Loro quando devono essere critici con me non si tirano indietro».

Sei solito parlare o urlare ai compagni?
«Sì, cerco sempre di parlare e gridare anche se non mi sentono: mi serve per restare sveglio e concentrato dentro la partita».

Quali sono i tuoi punti forti e dove pensi di dover migliorare?
«Lavorando cerco di essere completo in tutto. La mia caratteristica è quella di essere un portiere moderno che cerca di dare una mano con i piedi o nelle uscite, ed è proprio in questi particolare che devo cercare di migliorare».

Ha un modello di riferimento?
«Ne ho tanti. Ovviamente Buffon è stato il top, ma dei portieri ancora in attività penso che Maignan in Italia stia davanti a tutti per come interpreta il ruolo e dà una mano alla squadra».

Il preparatore dei portieri Bizzarri ti sta aiutando a crescere?
«Sì, il suo modo di lavorare mi ha fatto vedere il mio ruolo in un'altra prospettiva, una versione più aggressiva e più propensa alle uscite».

Quali sono le tue sensazioni in vista della prossima gara con Spezia, molto sentita dai tifosi?
«Diciamo che la partita con lo Spezia è complicata perché i nostri avversari hanno valori importanti e sono in una posizione di classifica che non è propriamente loro, quindi in palio ci saranno tre punti pesanti e sarà dura ma cercheremo di trovare la migliore prestazione possibile».

Lo Spezia ha Verde che è molto forte sui calci piazzati: lo stai già studiando?
«Ha un mancino che gli permette di mettere la palla dove vuole... Ancora dobbiamo studiarlo ma sarà stimolante affrontarlo».

A Reggio come ti stai trovando?
«Benissimo, con il gruppo che si è creato siamo spesso in giro e ci divertiamo insieme».

Hai altri hobby o passioni fuori dal mondo del calcio?
«In realtà no. Nel tempo libero gioco un po' alla PlayStation, a FIFA e Fortnite in modo particolare».

Che emozioni si provano dovendosi allenare pur sapendo di avere poche chance per diventare protagonisti?
«È normale che ci siano gerarchie in una squadra: chi gioca ha il dovere di tenersi il posto e gli altri quello di allenarsi e farsi trovare pronti. Per il “dodicesimo” o il “ventitreesimo” non è decisamente facile ma come sempre il calcio è imprevedibile e chi va in campo deve essersi allenato bene per entrare e dare il suo contributo e non è sempre scontato che ciò succeda».

Pensi che il tuo futuro possa essere nuovamente tra le fila del Sassuolo, club che detiene il tuo cartellino?
«Non so se rimarrò lì o andrò da un'altra parte, dipende molto dagli accordi tra le società. Vedremo…».

Che ricordi hai dei tuoi trascorsi in Serie A?
«A Firenze ero andato in prima squadra a 16 anni e ricordo di essermi allenato con campioni del calibro di Ilicic, Bernardeschi, Borja Valero… Ma il giocatore più forte che ricordo è Berardi, un campione vero. Ricordo anche che quando sono stato in stadi importanti mi sono emozionato e mi sono chiesto se avrei mai potuto giocare lì dentro un giorno…».

Emergere al Sud è più difficile anche per un calciatore e un portiere?
«Sì è così. Ci vuole anche della fortuna ma penso proprio che sia più complicato rispetto al Nord».

Quanto possono incidere i procuratori nella vostra carriera?
«Secondo me in minima parte, il campo alla fine è quello che parla».

 

 

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