Primo Piano

Cigarini: «Giocare per la Reggiana non è la chiusura di un cerchio. Si è riaccesa una fiamma che prima mancava»

«Indossare la fascia da capitano è stato un motivo di grande orgoglio. Andiamo a Chiavari senza timori. Il Modena? Complimenti a loro, ma non dobbiamo invidiare niente a nessuno. L'obiettivo? Chiudere il campionato con 85-90 punti»

10.12.2021 18:30

Quello tra Luca Cigarini e la Reggiana è un matrimonio che era stato previsto da tempo, ma si è consumato solamente la scorsa estate al termine di un lungo corteggiamento reciproco. Dopo quattro mesi in granata, il “Ciga” è diventato a tutti gli effetti uno dei pochi ingranaggi veramente insostituibili nel motore della Reggiana di Diana, un punto di riferimento al quale guardare in quella che si preannuncia come una lunga lotta al vertice contro i cugini del Modena. Intanto fra tre giorni la truppa granata farà tappa a Chiavari per affrontare la Virtus Entella, una gara da non sbagliare…

Siete reduci da un pareggio con l’ultima in classifica e da una vittoria di misura con la Fermana: la Reggiana è stanca?
«Nell’arco di un campionato è normale che ci siano partite che si vincono brillantemente e altre in cui si fatica maggiormente. Sappiamo che con la Fermana non abbiamo fatto la nostra miglior partita ma sono arrivati tre punti importanti. Guardiamo avanti».

Il Modena continua a vincere, ma la Reggiana è sempre lì davanti…
«E’ giusto guardare cosa fanno Modena e Cesena, però penso che se continuiamo sul nostro cammino giocando bene e mantenendo il controllo e il dominio della partita, a fine campionato potremo dire la nostra. Il Modena sta facendo un qualcosa di importante e per certi versi impensabile per come era partito: meriti a loro, ma noi non dobbiamo invidiare niente a nessuno».

Nella partita con la Fermana avete gestito più che dominato…
«Ogni gara fa storia a sé: arrivavamo da un pareggio interno che ha consentito al Modena di agganciarci e anche mentalmente abbiamo pagato questa situazione, ma non tutte le partite si possono dominare dall’inizio alla fine. Però la crescita della Reggiana passa anche in questo modo di interpretare una partita: quando capisci che è meglio gestire anziché rischiare penso sia positivo».

Un protagonista in positivo è stato Libutti: avresti due parole da spendere su di lui?
«Premetto che lo conosco da poco tempo, ma posso dire che è un ragazzo eccezionale che in settimana dà il 110% come tutti gli altri. Non gli si può dire nulla, si comporta bene e ci fa piacere che abbia risolto lui la partita. Ci sono anche tanti altri ragazzi che non hanno la stessa fortuna: speriamo arrivi anche il loro momento».

Voltolini non sta attraversando un periodo brillantissimo: da reggiano a reggiano, che consiglio gli daresti?
«Essere criticati dopo due partite in cui non ci si è espressi al meglio mi sembra un po’ ingeneroso. Non dobbiamo dimenticarci che è partito come secondo, si è ritrovato titolare all’improvviso e ha fatto benissimo in due o tre partite. Mi dispiace per lui ma lo vedo sereno, magari non come prima perché se fai qualche errore lo accusi. Abbiamo la massima fiducia in Volto e sappiamo che può dare ancora tanto».

La sfida di lunedì sera contro l’Entella è una di quelle gare che si prepara facilmente dal punto di vista mentale?
«Sappiamo che andiamo ad affrontare una squadra molto quotata che ha iniziato il campionato con qualche difficoltà ma ha un organico di valore e dei giocatori che stanno bene e hanno trovato la quadra giusta. Gli otto risultati positivi consecutivi ci dicono che per loro è un momento buono, ma penso che la Reggiana non debba farsi troppi problemi».

Il terreno sintetico dello stadio di Chiavari potrà influire sulla partita?
«Qualcosa ci toglie solo per il fatto che non ci siamo abituati. In questo periodo però è forse meglio trovare un manto sintetico piuttosto che dei campi pesanti come a Pesaro o Imola. È normale che all’inizio non sarà facile abituarsi, dovremo quindi essere bravi e avere una mente aperta».

Facciamo un passo indietro: domenica scorsa hai indossato la fascia da capitano per qualche minuto…
«Per me è un motivo di grande orgoglio: indossare la fascia della squadra della tua città è un’emozione importante mai provata prima, ti da una responsabilità in più. Quando sono tornato a casa dopo la partita ero contento e per la prima volta ho raccontato qualcosa io ai miei figli e non il contrario…».

Come spieghi il tuo attaccamento alla Reggiana?
«E’ un qualcosa di naturale e non di costruito. Le mie radici sono a Reggio, quando ero piccolo andavo spesso allo stadio e negli ultimi anni sono sempre rimasto in contatto con gli amici reggiani. Anni fa avrei voluto giocare per la Reggiana e ora ho la fortuna di farlo: non considero questo momento come una chiusura del cerchio bensì una riapertura di un altro piccolo cerchio…».

Qual è il tuo giudizio sul campionato di Serie C ora che siamo quasi giunti al termine del girone d’andata?
«Già dopo 4-5 partite mi sono reso conto che c’è un ottimo livello. Ci sono diverse squadre che giocano bene, due o tre che si giocheranno la promozione fino alla fine mentre le altre cercano prima di non prenderle. Il livello è buono, innalzato certamente da due o tre formazioni che giocano un calcio molto propositivo».

Quante insidie ci sono nella lotta al vertice della classifica?
«Ci sono tante insidie, a partire dal fatto che siamo l’unica squadra ancora imbattuta tra A, B e C assieme al Sudtirol, quindi le avversarie contro di noi non hanno nulla da perdere e fanno la partita della vita per cercare di rovinare la nostra striscia positiva come cercavo di fare io quando giocavo contro Juve, Inter o Milan. Da un certo punto di vista questo aspetto è un’insidia per noi, ma se uno di mestiere fa il calciatore deve convivere con la pressione».

Quale obiettivo deve raggiungere la Reggiana?
«Dobbiamo arrivare almeno ad 85-90 punti entro fine stagione. Bisogna conquistare tutti i punti che servono il prima possibile, a partire dai 6 che ci servono per concludere il girone d’andata».

Nonostante qualche diffidenza iniziale, sei stato accolto decisamente bene dai tifosi…
«Devo dire che sono rimasto molto affascinato dal riconoscimento del pubblico nei miei confronti. Nella mia carriera ho sempre dato una risposta sul campo, a volte bene e altre meno bene. Quando ho avuto la possibilità di giocare penso di avere sempre fatto il mio e i risultati mi hanno dato ragione. Le voci e le dicerie mi importano fino a mezzogiorno: penso sempre a dare il massimo».

Ti aspettavi che il tuo ritorno a Reggio potesse essere così positivo?
«Sta andando quasi tutto particolarmente bene e non me lo aspettavo. Sapevo di venire in una società seria e in una squadra dove c’è grande voglia di fare. A inizio stagione ci eravamo parlati tanto e siamo arrivati ad un unico obiettivo: questa è la cosa importante poi probabilmente le cose stanno girando per il verso giusto per meriti nostri. Siamo contenti ma la strada percorsa è ancora meno di metà: ci vuole un attimo per rovinare tutto…».

Ti aspettavi anche così tanto calore da parte dei tifosi nei confronti della squadra, pur conoscendo bene la nostra piazza, o sei rimasto in qualche modo sorpreso? 
«So che i tifosi granata per la Regia hanno un amore che va al di là dei risultati poi è normale che tanta gente si stia appassionando perché stiamo facendo un campionato di vertice. Siamo stati bravi noi come società e soprattutto come squadra a portarli dalla nostra parte e ci fa piacere che stiano rispondendo bene».

Anche senza preparazione iniziale stai reggendo il ritmo del campionato: qual è il tuo segreto? 
«E’ la testa a fare la differenza. Sono stato fortunato a non avere avuto problemi gravi in carriera, poi stare bene mentalmente è fondamentale. Penso di potere dare ancora un qualcosa in più perché in partita a volte mi prendo qualche pausa di troppo per recuperare le energie e gestire la situazione. Ho ancora margini di crescita».

E l’appuntamento con il gol?
«Quello sta mancando… Non sono un goleador, ma è arrivata l’ora di trovarlo».

Nelle ultime gare avete trovato molte reti da calcio d’angolo…
«Prima invece ne facevamo di più su azione: dobbiamo trovare una giusta via di mezzo. Lavoriamo tanto in settimana sulle situazioni da fermo e all’inizio faticavamo a capire come mai non riuscissimo a segnare; adesso stiamo sistemando le cose, quindi va bene così».

Con mister Diana riesci ad avere un rapporto diretto?
«Lui non è di molte parole, ma quando c’è bisogno parliamo tra di noi e ci confrontiamo a 360 gradi. Il nostro è un rapporto sano e positivo, ci diciamo le cose in faccia».

A 35 anni, qual è il bilancio della tua carriera?
«Magari qualche rimpianto c’è, ma sono comunque soddisfatto di quello che il calcio mi ha dato e non regalato. Manca ancora un ultimo step per mettere la ciliegina sulla torta e spero di raggiungerlo prossimamente. L’anno scorso ho preso il patentino da allenatore, che per la verità non mi è ancora arrivato, poiché pensavo che a 35 anni fossi arrivato verso il traguardo, però negli ultimi mesi si è riaccesa una fiamma che prima mancava».

Qual è invece il bilancio dei tuoi primi quattro mesi da reggiano ritrovato?
«Sono tornato stabilmente a casa e prima non capitava per più di un paio di settimane. Ritrovare gli amici e i parenti e poter uscire a pranzo con loro è bello: queste sono le piccole cose alle quali non ero più abituato e che ho avuto il piacere di riscoprire».

Commenti

Virtus Entella-Reggiana, attiva la prevendita per il posticipo del diciottesimo turno di campionato
L'avversario - Virtus Entella, entusiasmo ritrovato e podio nel mirino