foto Silvia Casali
foto Silvia Casali

Classe 2004, promosso direttamente dal Lentigione alla Reggiana, Simone Bonetti sta vivendo un momento speciale: le defezioni nel reparto arretrato lo hanno portato a giocare con continuità tra i titolari. Dopo l’esordio tra i professionisti davanti a 32mila spettatori, il giovane reggiano racconta emozioni, ambizioni e l’attenzione ai dettagli che accompagna la sua crescita nel club granata.


Simone, stai vivendo un sogno?
«Sì, possiamo definirlo così. Era quello che sognavo da bambino e adesso devo ancora realizzarlo pienamente. Il sogno di esordire al “Città del Tricolore” l’ho fatto, ora voglio concentrarmi su quello che verrà, sugli allenamenti e sulle partite future».

Partiamo da Palermo: sei entrato in campo, circondato da 32mila persone...
«Fanno un bell’effetto, ma quando scendi in campo pensi solo alla partita, alle indicazioni del mister e dello staff. Ero più preoccupato per il viaggio in aereo che per la partita. Giocare in uno stadio vero come il “Barbera” è stato motivo di orgoglio per me, dopo le stagioni trascorse al “Levantini”».

Avverti la responsabilità di indossare una maglia da titolare nelle prossime partite?
«Da reggiano sì, anche se tutti sentono una certa pressione. Ma i miei valori non sono cambiati rispetto a quando sono arrivato a inizio ritiro: penso a migliorarmi giorno dopo giorno e a fare il meglio possibile in ogni partita».

Il mister continua a elogiarti, ti senti sotto pressione?
«No, lo devo ringraziare. La cosa importante è ripagare la fiducia che mi dà lui e lo staff ogni giorno. Quando ricevo complimenti è anche grazie all’opportunità che mi viene data di mettermi in mostra. Cerco di fare il meglio possibile per quello che mi chiede, restando attento per tutti i 90 minuti».

Come studi gli avversari prima di affrontarli?
«C’è una fase di studio durante tutta la settimana, grazie allo staff e ai video. L’attenzione ai dettagli, ai movimenti degli avversari, ai loro piedi preferiti e alle caratteristiche di ogni squadra sono un po’ una novità per me».

In tasca continui a portare un ciuffo d’erba del “Città del Tricolore”?
«Sì, era un ricordo speciale dai tempi delle giovanili. Sabato ho avuto la possibilità di rigiocarci e sono davvero orgoglioso».

Passare dalla Serie D alla Serie B è stato difficile?
«Chi mi supporta ha reso tutto più facile: società, staff, amici, famiglia. La Serie D è molto formativa per i giovani, ci sono tanti giocatori esperti ed ex professionisti che ti danno consigli. La Serie B è un bel salto, ma mi sono preparato per essere pronto e cerco di ascoltare i consigli dei compagni quotidianamente».

Dove vuoi migliorare?
«Sulla fase difensiva. Mi piace andare avanti, ma a livello di contrasti e forza difensiva devo crescere. Cerco sempre di ascoltare i consigli dei compagni più esperti, come Rozzio, Papetti e Libutti. Ho ampi margini di miglioramento».

Avete già individuato i punti deboli del Südtirol?
«La Reggiana ha un’identità precisa grazie al mister, sappiamo adattarci agli stili di gioco degli avversari. Negli ultimi giorni di rifinitura andremo nel dettaglio per impostare al meglio la nostra manovra».

Tu studi o sei solo calciatore?
«Studio, frequento il secondo anno di Scienze Motorie, un corso di laurea nell’ambito sportivo».

Una possibile convocazione nell’Under 21 ti stuzzica?
«La maglia azzurra è un sogno, ma ora penso a far bene con quella granata. Se arrivasse la chiamata, sarei felicissimo».

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