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Mister Rubinacci: «Nei derby è fondamentale la passione. La Reggiana deve giocare con e per i suoi tifosi»

«Il Parma ha vinto il campionato, ma il derby esce dagli schemi: serviranno identità, furore agonistico e lucidità. Senza Rozzio e Gondo non ci snatureremo, il percorso tecnico è stato la nostra bussola e ha permesso al gruppo di diventare squadra»

09.05.2024 16:30

Nella partita più attesa della stagione, il derby contro il Parma, il ruolo di protagonista in panchina non spetterà ad Alessandro Nesta - squalificato per due giornate dopo l'espulsione rimediata a Genova - bensì al suo fidato vice Lorenzo Rubinacci. Il braccio destro di Nesta è al fianco del tecnico romano dal 2015 e lo ha seguito nelle esperienze con Miami FC, Perugia e Frosinone prima di iniziare l'avventura in granata nel 2023. E per Rubinacci non sarà la prima volta da timoniere in panchina: in precedenza ha sostituito Nesta, sempre in Serie B, nelle sfide con Ascoli e Venezia ai tempi del Perugia.

«Tutti viviamo per questi momenti e ora tocca a me, purtroppo - precisa il tecnico marchigiano classe 1968 - Sarebbe stato giusto vedere Nesta chiudere il campionato. Per questi ultimi 90 minuti metteremo da parte le fatiche di fine campionato e scenderemo in campo determinati con l'obiettivo di giocare la partita che si aspettano i nostri tifosi».

Mister Rubinacci, che derby sarà quello tra Reggiana e Parma?
«Ci siamo trasformati da gruppo a squadra grazie al nostro percorso tecnico e abbiamo sempre colmato le assenze in qualche modo senza mai andare fuori strada. Il Parma ha una rosa ricca di talento in tutti i reparti e ha meritato di vincere il campionato, però quello di domani è un derby, una partita speciale e particolare quindi esce un po’ dagli schemi e dalle statistiche. Dovremo essere bravi a giocare il derby con grande lucidità perché nei 90 minuti ci saranno tante partite: l’impatto psicologico in avvio, la sfida nelle due aree, i duelli a centrocampo e così via. La parola più importante è passione: dobbiamo giocare con la passione che hanno i nostri tifosi e che ha una città intera, la passione di chi aspetta questa partita da sempre. La passione sarà fondamentale: dentro questa parola c’è identità, furore agonistico, lucidità e amore. Dobbiamo giocare con e per i nostri tifosi».

Quando, secondo lei, il gruppo è diventato squadra?
«Si diventa squadra strada facendo, partita dopo partita impari qual è il percorso migliore da intraprendere. Non ho presente una data precisa, ma è stato un anno con tanti adattamenti dovuti agli eventi giornalieri e penso ai numerosi infortuni. La Serie B è un campionato difficilissimo con squadre forti e allenatori bravi. La svolta c’è stata grazie al lavoro sui nostri princìpi che hanno fatto crescere i giocatori, specialmente i giovani. Abbiamo iniziato a collaborare e soffrire insieme, vissuto momenti difficili ed esaltanti con grande lucidità ed equilibrio: è grazie a questo che siamo diventati una squadra vera e difficile da affrontare».

La Reggiana è conscia dell’importanza di questa sfida?
«Sì, il gruppo è responsabile e sa che ci sono tante aspettative su questa partita. Dovremo essere bravi a respirare e vivere questo scontro come una partita diversa dalle altre. Se avremo tutti questi ingredienti saremo vicini a fare una partita perfetta visto che è proprio quello che serve domani».

Assieme a Nesta ha già deciso come sostituire Rozzio e Gondo?
«Sono sincero, la formazione la so alla sera o la mattina della partita dopo colazione. Abbiamo provato diverse soluzioni ma abbiamo anche una nostra identità difensiva e offensiva, perciò usciremo poco dal percorso che ci ha permesso di raggiungere l’obiettivo».

Sono previste altre assenze oltre ai due squalificati?
«No, siamo tutti disponibili. Chiaramente siamo arrivati all’ultima giornata con le nostre usure e un grande stress mentale alla pari di tutte le altre squadre».

Essendo l’ultima partita della stagione darete spazio a chi ha avuto poche occasioni per mettersi in mostra?
«Nonostante l’obiettivo sia già stato raggiunto questa partita non sarà una passerella di fine anno, l’attenzione che ci metteremo sarà sempre la stessa. Il derby è una partita diversa, siamo pronti e concentrati e sinceramente non abbiamo pensato a questa eventualità».

I tifosi vi possono dare qualcosa in più contro il Parma?
«Abbiamo avuto la fortuna di vederli sempre al nostro fianco in tutti i campi, perciò sentiamo grande responsabilità nei loro confronti. Sarà una partita di cartello con il record stagionale di presenze quindi dovremo essere all’altezza e giocare con furore perché è la partita di tutti. Da giovane tifoso ho vissuto qualche derby fuori dal campo e so come si sta in questi panni: dovremo giocarcela con furore e lucidità».

Qual è il suo bilancio di questa stagione?
«È stato un anno complesso, ma noi siamo sempre rimasti sulla nostra linea e la bussola da seguire era il percorso tecnico che ci ha illuminato anche nei momenti più bui: non abbiamo mai perso la lucidità e il percorso tecnico ci ha permesso di portare la barca in porto. Siamo riusciti a far crescere i nostri giovani e questo risultato ce lo portiamo dietro. La nostra identità non è mai venuta a mancare».

Qual è stata la sua partita preferita?
«Forse vado controcorrente ma dico quella di Catanzaro (1-0 con gol di Girma, ndr) perché è stata una partita precisa proprio come l’avevamo preparata dove i giocatori nei 90 minuti hanno compiuto uno sforzo incredibile rispettando i propri compiti».

Ha mai detto qualcosa di particolare ai suoi giocatori prima di scendere in campo?
«Dico loro che in ogni partita ci può essere un eroe e spetta a loro fare in modo di diventarlo».

Come si spiega una Reggiana dai due volti in casa e fuori casa?
«Non è facile dare una risposta. Abbiamo capito che difficoltà tecniche e tattiche le hanno tutte le squadre, molto probabilmente il nostro è un problema psicologico. In carriera non ho mai vissuto una situazione del genere, però l’ultima gara in casa con il Modena è stata giocata bene, in maniera equilibrata e lucida con grande grinta senza dare vantaggi agli avversari. Voglio mettere quella partita sul piedistallo e domani speriamo di avere un impatto simile perché giocheremo per i nostri tifosi e per la città».

A proposito di città: nell’ultimo anno è riuscito a vivere Reggio o per lei non c’era altro al di fuori del campo?
«No, sono come il mister: abbiamo lo stesso carattere. Ci alziamo e andiamo a dormire col calcio e con la Reggiana in testa, però devo dire che in questi 9 mesi a Reggio mi sono trovato benissimo: è una città simile alla mia Pesaro, è tutto a portata di mano quindi per me è cambiato pochissimo».

Quanto è cambiato Nesta da quando lo conosce?
«Sono stato fortunato perché ho incontrato un uomo di calcio vero, una persona speciale che mi ha colmato su tutto quello che mi poteva mancare. Ogni anno siamo diversi, le difficoltà cambiano sempre. Lui si è arricchito tanto, ha avuto lo ‘switch’ nel passare da calciatore vincente ad allenatore, quest’anno si è impegnato come facevamo a Perugia mentre a Frosinone riconosco che è stato un anno molto particolare con il Covid di mezzo e per lui fu più difficile avendo la famiglia lontana. Ovunque siamo andati abbiamo sempre lavorato tanto».

Nonostante Nesta sia stato uno dei difensori più forti al mondo, perché è lei che si occupa della fase difensiva in allenamento?
«Io sono sempre stato fissato con linea difensiva, il mio territorio è vicino alla Romagna che è la terra di Arrigo Sacchi. Devo dire che Nesta mi ha arricchito tanto, vediamo le stesse come ma le sfumature che mi offre non me le poteva dare un libro o Coverciano: il mister ha delle letture uniche».

Uno dei dati più curiosi di questa stagione dice che la Reggiana non ha mai preso gol in contropiede…
«Forse siamo stati bravi a difenderci e a volte hanno sbagliato gli altri. Da inizio stagione abbiamo abbassato il baricentro e la nostra linea di pressing, inoltre siamo diventati più bravi nella gestione della palla ottenendo più spazi in avanti. Importante è stato anche il miglioramento sui calci piazzati».

Nel suo curriculum ci sono diverse esperienze all’estero: cosa le hanno dato?
«Mi hanno aiutato tanto. Non avendo fatto il giocatore ho dovuto colmare tante situazioni e all’estero ci sono riuscito. A fine anni 90 dopo un’esperienza in Serie C2 sono andato in Romania e in quel paese ho imparato a gestire giocatori con caratteri difficili, poi le tensioni sono le stesse che ci sono qua. Per me è stata una grande palestra che mi ha permesso di fare anche oggi questo lavoro».

In Gambia invece?
«Quella è stata un’esperienza a 360 gradi visto che non conoscevo l’Africa. All’inizio non è stato semplice anche solamente vivere in quel paese, ma l’esperienza calcistica è stata meravigliosa e ho ancora un grande rapporto con i ragazzi dell’Under 20 e dell’Under 16 che ho allenato: assieme a loro siamo partiti da zero ma il percorso è stato meraviglioso e sono migliorato tanto. Inoltre ho avuto l’opportunità di fare il vice allenatore nella prima squadra durante le qualificazioni ai mondiali del 2010».

Essere vice allenatore cosa vuole dire per lei?
«Essere primo o secondo allenatore vuol dire comunque dedicare 10 ore al giorno al calcio. Nel fare il secondo però bisogna essere dei professionisti nel mettersi sempre a disposizione e nel saper fare due passi indietro rispetto al primo allenatore».

Pensa che questo gruppo meriti un applauso a fine partita, comunque vada il derby?
«Sì, sono stati ragazzi meravigliosi e tra le tante difficoltà l’impegno non è mai venuto a mancare. Non era scontato salvarsi a due giornate dalla fine in questo campionato. In allenamento giocavamo sempre bene e venire al campo sapendo che ci saremmo divertiti ha cambiato la prospettiva di come si lavora. Questi ragazzi ci hanno fatto rinnamorare del nostro lavoro molte volte. È stata una grande impresa».

 

 

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