La Reggiana ha ufficializzato il prolungamento del contratto di Simone Bonetti: il difensore classe 2004, con all’attivo 12 presenze nel campionato di Serie B 2025/26, è arrivato la scorsa estate firmando un contratto annuale con opzione fino al 2027 ma ora vestirà la maglia granata fino al giugno 2028.


«Siamo molto felici di questo rinnovo, un esempio del lavoro che dobbiamo fare accrescendo il patrimonio del Club con uno sguardo al futuro - ha dichiarato il presidente granata Carmelo Salerno - Con Simone fortifichiamo anche il legame della Reggiana con il territorio. Un ragazzo formato nel Settore Giovanile, che con la maglia granata prosegue il suo percorso tra i grandi. Un senso di appartenenza che vuole essere un segno importante anche per il nostro Settore Giovanile. Ho detto a Simone che, per come concepisco la crescita del Club, questo contratto è il più importante che ho firmato fino ad adesso. Con questa operazione consolidiamo l’idea di sostenibilità societaria, puntando realmente su giocatori giovani e italiani per portarli all’esordio in Prima Squadra».


«Per me è un giorno speciale - ha sottolineato Simone Bonetti, protagonista dell'intervista rilasciata presso la sede dello sponsor Scat - Ringrazio il direttore per le bellissime parole, ma anche la società, lo staff e il presidente che hanno creduto in me. L’avevo già detto quando firmai il mio primo contratto: che fosse per un anno o per tre, per me il valore non cambiava. Domani andrò al campo con la stessa motivazione di sempre e con ancora più voglia di migliorarmi. Voglio ripagare la fiducia ricevuta in campo e cerco sempre di portare i miei valori anche fuori dal campo. In questo ambiente ci sono persone più esperte di me e ascoltarle è un vantaggio. Mi fa piacere quando qualcuno cerca di aiutarmi e vuole il mio bene: ne sono fiero».

Da punto fermo della Reggiana, come stati vivendo l'attesa per la partita di Mantova?
«Sappiamo che per i tifosi è un derby, anche se non potranno essere con noi. Ma l’approccio non cambia: prepariamo ogni partita con la stessa attenzione, sia che si giochi contro il Mantova che contro il Palermo. Lunedì cercheremo di farci trovare pronti: abbiamo voglia di dimostrare il nostro valore, perché contro il Frosinone avremmo meritato qualcosa di più… Dobbiamo abbinare la prestazione al risultato».

Appena due punti nelle ultime quattro partite: quanto ha inciso sulla vostra fiducia il calo registrato nel mese di novembre?
«Per me non è cambiato nulla. In settimana andiamo sempre forte e cerchiamo di prepararci al meglio. Le prestazioni ci sono sempre state, ma abbiamo raccolto poco: e questo deve essere uno stimolo. Nel calcio contano i punti, lo sappiamo, quindi dobbiamo cercare di essere più incisivi perché questo campionato è imprevedibile ma non abbiamo mai smesso di credere nelle nostre idee».

Si è vista un’inversione nella fase difensiva: un solo gol subito nelle ultime tre gare. È un caso o c’è qualcosa dietro?
«Non penso sia casuale, ma non è solo questione di interpreti: abbiamo tante valide alternative in tutti i reparti. Ogni partita però è una storia a sé: a volte prendi gol al primo tiro, altre ti difendi tanto e porti a casa i tre punti. Come difensore guardo il dato dei gol subiti, certo, ma per me conta il bene della squadra: preferisco vincere 4-3 che perdere 1-0».

Avete quattro scontri diretti consecutivi con Mantova, Padova, Pescara e Sampdoria. Quanto peseranno?
«Sto iniziando a capire, vivendola in prima persona, che la Serie B è un campionato veramente strano. Due o tre settimane fa la classifica era diversa e tra due o tre sarà nuovamente diversa. L’importante è preparare bene ogni partita, perché cambiano giocatori e idee degli avversari, ma la competitività è altissima per tutti».

Lunedì al “Martelli” mancheranno i tifosi granata. Per un reggiano come te cosa significa?
«Per noi i tifosi sono importantissimi. Al “Città del Tricolore” è come essere avvolti dal loro sostegno; in trasferta sembrava spesso di giocare in casa. È una responsabilità grande ma anche un aiuto enorme averli al nostro fianco».

Ci racconti i tuoi inizi?
«Ho iniziato a giocare a Campagnola a sei anni. In quinta elementare arrivò la chiamata della Reggiana: ho fatto cinque anni nel Settore Giovanile granata. Poi sono andato in Serie D da sotto età l'anno prima della Primavera, giocando quattro anni a Lentigione con una parentesi a Prato da dicembre a fine stagione. E da lì è iniziato tutto. Come ho sempre detto penso che sia, come dice anche il direttore, un campionato che forma con dei “lavoratori”: qui c’è gente che deve mantenere delle famiglie. È un gioco, ma da una parte è anche un lavoro, e quindi capisci quanto ogni partita e ogni allenamento siano sacrificio ma anche professione. Tornando alla Reggiana per me era tutto nuovo: andare in ritiro a Toano, fare trasferte che prima non avevo neanche mai fatto… È tutto molto bello. E, come ho detto, una grande responsabilità e un grande peso che sento addosso. Spero di poter ricambiare la fiducia che mi è stata data sul campo e ogni singolo giorno».

A chi pensi di somigliare come calciatore?
«Mi dicono che somiglio a Bastoni, ma penso di non essere neanche al suo livello. È vero che come caratteristiche e fisicità posso assomigliare, e magari lo guardo per prendere spunti, perché mi serve. Però, come diceva il direttore, ognuno ha la sua storia, le sue caratteristiche, i suoi valori: ognuno si deve costruire da sé. Mi ritengo fortunato a essere circondato da persone così: direttori e società con cui puoi parlare e che ti danno consigli ogni giorno. È un valore importante. E un merito va anche al mister: capisco quanto sia stato difficile mettere in campo un ragazzo che viene dalla Serie D. Ci vuole coraggio, e devo ringraziare lui e lo staff per questo. Io cerco sempre di farmi trovare pronto: poi è il mister che fa le scelte».

Hai avuto come patron Amadei padre e figlio…
«Sì, ho avuto la fortuna di conoscere entrambi: l’anno scorso al Lentigione avevo il figlio come presidente. Ribadisco le parole del direttore: sono due persone d’oro. Vivono questa passione, sono sempre al campo, ci fanno sentire la loro vicinanza. Sono una famiglia che non ci fa mancare nulla: ho fatto quattro o cinque anni di visite in azienda (Immergas, ndr) e posso garantirvi che è una realtà che fa invidia. Andare al campo ogni giorno con persone del genere è una fortuna».

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