Danilo Quaranta: «La Reggiana deve trovare continuità. A Pescara dovremo partire forte»
«Nessuno può sentirsi tranquillo, la classifica è corta: non possiamo permetterci altri cali come contro il Padova. Allo stadio Adriatico ci aspetta un clima rovente. L’infortunio è alle spalle, ora mi sento bene e dietro c’è una sana concorrenza»

Dalla grande prova di Mantova alla sconfitta con il Padova, passando per il rientro dopo l’infortunio e le difficoltà di una Serie B sempre più equilibrata: Danilo Quaranta fa il punto sul momento della Reggiana a pochi giorni dalla trasferta di Pescara, snodo importante per chiudere al meglio il 2025.
A Mantova una grande prestazione, contro il Padova invece qualche difficoltà. Come lo spieghi?
«Ne abbiamo parlato anche ieri con il direttore e con il mister: siamo discontinui e questo è un problema che dobbiamo risolvere. Mancano due partite per chiudere il 2025, dobbiamo tornare a fare punti per finire bene. A Mantova abbiamo fatto una grande prestazione, di sofferenza. Anche col Padova però nel secondo tempo siamo ripartiti forte, è arrivato il pareggio e abbiamo spinto perché queste partite, quando le riprendi, le vuoi vincere. La Serie B però è un campionato difficile: le gare che non riesci a vincere non devi perderle. Per un episodio ci siamo fatti trovare impreparati e siamo stati puniti, poi quando le squadre si chiudono diventa ancora più complicato rimetterla in piedi».
Siete forse un po’ appagati dal decimo-undicesimo posto?
«No, non possiamo stare tranquilli. La classifica è cortissima. Basta un risultato negativo per ritrovarsi sotto. Siamo quasi a metà campionato e con una sconfitta perdi tre posizioni, con una vittoria ne guadagni tre. Più avanti non sarà più così, poi inizierà il girone di ritorno che è un campionato diverso, con le squadre che si rinforzano, soprattutto quelle dietro. Non abbiamo fatto niente, dobbiamo essere ambiziosi».
Come stai fisicamente dopo l'infortunio a Castellammare contro la Juve Stabia?
«Ho avuto un infortunio da movimento anomalo del ginocchio, non il classico stiramento. Sono rimasto fuori due mesi, poi ho avuto bisogno di qualche settimana per riadattarmi. È stato il primo vero infortunio muscolare della mia carriera, quindi anche per questo non è stato semplice».
Ora come ti senti?
«Adesso sto bene. A Mantova stavo meglio, poi col Padova ho accusato un po’ di stanchezza perché si è giocato lunedì e poi sabato, ma è una cosa fisiologica. Da ieri però mi sento molto bene».
Dalla panchina hai visto Bonetti al tuo posto: che giudizio dai?
«Sono molto contento per Simone. È un ragazzo che lavora in silenzio, forse anche troppo, ma si fa sempre trovare pronto. Per essere al primo anno in Serie B sta facendo grandi cose, davvero».
Parlaci del reparto difensivo: Papetti, Magnani, Rozzio…
«C’è concorrenza ed è giusto che sia così. Paolo è tornato a pieno regime dopo l’infortunio, siamo tutti disponibili e ogni settimana ci giochiamo il posto. Poi il mister fa le sue scelte».
Con Motta fate un po’ da “chioccia”?
«Sì, Edoardo è alla sua prima stagione vera, cerchiamo di dargli consigli. Il suo è un percorso di crescita normale: ha bisogno di partite, di tempo e di fiducia. Sta comunicando sempre di più con la difesa e con la squadra, ed è fondamentale per un portiere».
A Pescara la difesa è corta viste le squalifiche. Potresti giocare anche a destra?
«Non ho mai giocato a destra, sono mancino. In generale non siamo così pochi: è vero che Andrea (Papetti, ndr) è squalificato, ma ci sono altri giocatori, c’è anche Tomas (Lepri, ndr) che si è aggregato da poco e può fare quel ruolo. Siamo comunque coperti».
Vi aspettate un clima particolare all’Adriatico?
«Sarà una partita tosta. Loro sono sotto e hanno bisogno di punti, ma anche noi non possiamo permetterci altri cali. Ci aspettiamo un clima rovente e dovremo partire forte».
Fuori dal campo che persona sei? Come ti trovi a Reggio?
«Sono una persona tranquilla, amo stare a casa. Mi piace questo clima, anche il buio e la nebbia, mi rilassano. Qui mi è successo un po’ di tutto: un problema a un dente appena arrivato, poi l’infortunio, poi mi hanno anche spaccato la macchina… Però sto bene in città».
Da abruzzese, nascere in quella regione è un limite per un calciatore?
«L’Abruzzo non riesce a sfornare tanti giocatori come altre regioni, anche perché ci sono poche squadre professionistiche. Il Pescara rappresenta la prima realtà per storia e attualità. È un bacino più povero rispetto a Roma o alle grandi regioni del Nord, ma il calcio dilettantistico è molto vivo. Io ho fatto il settore giovanile ad Ascoli, che è lì confinante».


