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Salerno: «Budget invariato, l'obiettivo è un campionato di vertice. Goretti è il migliore, Diana conferma importante»

«Ringrazio Amadei per avere accettato il cambiamento. Abbiamo costi di gestione troppo alti per la Serie C: ci serve l'aiuto di tifosi, sponsor e Comune perché la beneficenza dei soci non è illimitata. L'Empoli per me è un modello da seguire»

15.06.2022 22:30

Carmelo Salerno torna a prendere la parola dopo l'eliminazione ai playoff e lo fa accompagnato da mister Diana, fresco di rinnovo. Tanti i temi messi sul tavolo dal presidente: il nuovo corso societario inaugurato con l'annuncio del nuovo ds Goretti, budget e obiettivi sportivi da raggiungere e infine il futuro del club a partire dal Centro Sportivo di via Agosti.

«Devo chiedere scusa a tutti per il mio silenzio prolungato, ma aveva parlato Amadei e pensavo potesse bastare – ha sottolineato in avvio il presidente della Regia – Quando si è molto delusi e arrabbiati secondo me è giusto rimanere in silenzio e riflettere, altrimenti c’è il rischio di dire cose delle quali ci si può pentire subito quindi ho preferito restare zitto e ingoiare il veleno per un po’. Rimanere in silenzio però non vuol dire non lavorare: è stato un mese pesante, abbiamo lavorato tantissimo per il bene e per il futuro della Reggiana. Io confermo alla città e ai tifosi che gli obiettivi della società non sono cambiati, il budget non è cambiato e sarà confermato lo stesso anche per la prossima stagione nonostante quello che ci verrà a mancare dal “paracadute” della Serie B, circa un un milione e duecentomila euro. Spero che i tifosi, la città e l’amministrazione comunale capiscano cosa vuole dire confermare un budget così alto dopo due anni di pandemia, drammatici a livello economico. Io spero davvero che la città capisca quello che continuo a dire dal primo giorno in cui sono arrivato: una squadra di calcio non è un bene privato ma pubblico. Se la città, i tifosi e l’amministrazione capiranno questo concetto, sarà più facile aiutarci. Non potremo permetterci di spendere tali cifre all’infinito. Questo concetto lo dovranno capire i tifosi che ci dovranno aiutare con la campagna abbonamenti, lo dovranno capire gli sponsor e anche l’amministrazione comunale». 

«Abbiamo qualche novità a livello di dirigenza – ha proseguito Salerno – Il nuovo direttore sportivo che lavorerà con noi da 1° luglio sarà Roberto Goretti e probabilmente lo presenteremo lunedì 4. Ringrazio pubblicamente Romano Amadei perché capisco che per lui non sia stato facile cambiare e accettare questa novità. Ringrazio Doriano Tosi perché abbiamo lavorato assieme tutti i giorni negli ultimi 4 anni (3 a Reggio e uno a Modena, ndr) e a livello tecnico e amministrativo io sono stato sempre vicino a lui. La conferma importante è invece mister Diana: chiarisco subito che noi non abbiamo contattato altri tecnici. Per noi l’allenatore più importante da avere è sempre stato Diana. Naturalmente abbiamo aspettato di confrontarci con Goretti e quando abbiamo capito che la sua idea coincideva con la nostra abbiamo iniziato a trattare: è stata una trattativa brevissima perché ci siamo trovati bene a vicenda, conosciamo le sue ambizioni e sappiamo che Diana considera Reggio una piazza di Serie B e lui sa della nostra stima nei suoi confronti. Due partite perse in modo brutto non possono far perdere la fiducia e la stima in lui, e non possono cancellare quanto di buono ed eccezionale è stato fatto fino al 24 aprile scorso. Diana ha accettato subito appena lo abbiamo chiamato, ci ha reso felici e per questo lo ringraziamo. Per noi oggi inizia una nuova stagione, si riparte con lo stesso entusiasmo avuto in questi anni, la stessa passione, la stessa determinazione e rabbia agonistica, con la stessa voglia di vincere. Sono sicuro che se lavoreremo insieme, società, città tifosi e stampa, potremo raggiungere i traguardi che tutti meritano».

Quindi costruirete una squadra competitiva per tentare nuovamente l’assalto alla Serie B?
«Ci sono 21 giocatori sotto contratto e l’anno scorso abbiamo fatto 86 punti. Non so che squadra avremo, ma il budget alto deriva anche dal fatto che abbiamo tanti calciatori in rosa. Siamo felicissimi di tutti quelli che ci sono, la squadra non si può indebolire. L’obiettivo è quello di fare un campionato di vertice, e se alla fine non sarà così la colpa andrà imputata alla squadra e non alla società. Non voglio mettere pressione al mister, però il budget predisposto è importante. Ho parlato troppo spesso di vittorie, d’ora in avanti dirò solamente che faremo un campionato di vertice».

Quale messaggio vuole lanciare al Comune?
«Negli ultimi due anni abbiamo pagato 600mila e 574mila euro di affitti che assieme a 750mila euro di gestione per le partite ci portano ad oltre un milione e duecentomila euro. In Serie C ci sono squadre che coprono un interno budget con meno di un milione invece noi con gli affitti e la gestione dello stadio spendiamo più di un milione e questi sono soldi sottratti alla squadra. A Modena avevo fatto una convenzione per ottenere lo stadio e i campi di allenamento per 105mila euro e credo sia ancora in vigore. È difficile fare calcio con così tante risorse tolte alla squadra: abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti, anche dell’amministrazione comunale».

Sul fronte del centro sportivo di via Agosti ci sono delle novità?
«Io non sono preoccupato. Purtroppo la burocrazia rallenta tutto in Italia, ma secondo me siamo a buon punto. Spero entro fine mese di vedere arrivare le ruspe a spianare il terreno dove verranno realizzati i nostri due campi in erba naturale. Il ritardo non è dovuto al Comune, ma a una serie di rallentamenti burocratici: il mutuo è stato acceso ad aprile 2021 e restiamo in attesa. Tra ottobre e novembre spero che potremo trasferirci in via Agosti».

Si può dire che ora è lei ad avere un maggiore peso all’interno della società?
«No, viene gestita da tutti e le scelte sono sempre state condivise negli ultimi tre anni. Romano Amadei è l’unica persona indispensabile, senza di lui non ci sarebbe la società. L’ho ringraziato perché so che ha fatto fatica ad accettare un cambiamento dopo tanti anni, io però credevo fosse importante strutturarsi in modo diverso per garantirci un futuro. Lo avevo già comunicato ad Amadei per iscritto prima della fine del campionato: io credo che la nostra società si debba organizzare in modo diverso per durare a lungo. Forse ho avuto il coraggio di dire, dopo tre anni a Reggio e uno a Modena, che era giusto per me cambiare».

Perché ha scelto Goretti come nuovo direttore sportivo?
«Ho incontrato Goretti qualche mese fa, incuriosito dal fatto che avesse deciso di andare a Cosenza, squadra per la quale nutro simpatia, quando aveva solamente 5 tesserati. La prima volta che ha visto sulla mia scrivania un disegno, ha subito riconosciuto i campi dove si era allenato in via Agosti e da lì in poi mi ha ribadito l’importanza di avere una casa propria. O mi stava prendendo in giro, oppure la pensava esattamente come me. Dopo quell’incontro ne abbiamo avuti credo altri 4 perché volevo sapere se c’era qualcun altro che la pensava come me sull’idea di fare un calcio sostenibile. Ho comunque fatto un casting dei direttori sportivi per rispetto di tutti i ds che si sono fatti avanti, ne ho incontrati solo 6 e sarebbero venuti a Reggio a piedi. Ho scelto Goretti qualche mese fa perché abbiamo lo stesso modo di intendere calcio, lo reputo il migliore ds in circolazione fino alla Serie B e il migliore che può servire alla Reggiana».

Salerno vuole lasciare la sua impronta su questa società?
«Non è stata una mia scelta ma quasi una conseguenza. Amadei non è sempre presente perché è molto impegnato in azienda e ha una certa età. Io sono il secondo socio, amministratore della società: non è una mia scelta quella di metterci la faccia, anzi se potessi parlerei una volta l’anno come Amadei, ma non posso perché devo assolvere il mio ruolo di presidente. So di avere il fucile puntato addosso, ma questa scelta è stata comunque più facile rispetto a quella di passare da Modena a Reggio: spero di fare qualcosa per la Reggiana e per Reggio Emilia perché il calcio è la mia passione».

Farete degli investimenti sul Settore Giovanile?
«Innanzitutto devo ringraziare tutti coloro che se ne occupano come Fico, Cattani e tutti gli allenatori che hanno lavorato con noi in questi anni. La condizione non è disagiata ma di più: non a caso il primo disegno fatto riguarda gli spogliatoi e stiamo cercando un’impresa per iniziare i lavori. Servono tempo e strutture per ottenere risultati con il Settore Giovanile, noi ci vogliamo arrivare ma c’è tanto altro lavoro da fare».

Cosa serve quindi per fare un calcio sostenibile?
«Oltre alla “beneficenza” dei soci servono i tifosi, e spero che con la campagna abbonamenti possano darci una mano, poi ci sono gli sponsor perché noi promuoviamo le loro eccellenze. Poi c’è bisogno di un aiuto da parte dell’amministrazione comunale e infine è necessaria la valorizzazione del patrimonio giocatori. Con un calcio usa e getta non otteniamo nulla. Se, per fare un esempio, retrocedendo dalla Serie B si strapagano i giocatori in scadenza di contratto invece di valorizzare per esempio i vari Cambiaghi, Pezzella e Cerofolini per me non va bene. Abbiamo avuto un danno oltre che sportivo anche economico. La valorizzazione dei giocatori è la valorizzazione del patrimonio. Si può anche fallire un obiettivo sportivo, ma se c’è anche il fallimento economico allora i fallimenti diventano due. Le società o vengono cedute ai fondi stranieri o vengono strutturate in modo diverso per fare calcio sostenibile, lo vediamo anche ai livelli più alti. Un’impresa del mondo reale se va sempre in perdita dopo pochi anni chiude, l’impresa nel mondo del calcio invece viene sempre alimentata perché è un bene di tutti e tutti hanno il diritto a dire la loro. Tutti quindi devono aiutare, se la proprietà lo merita, per il bene della città».

A quale modello di società si ispira Salerno?
«Sento parlare di Cittadella o Atalanta, ma il mio modello è sempre stato l’Empoli, visto che conosco bene quella realtà. Per poter proseguire in un percorso di crescita loro hanno avuto il coraggio di mandare via un allenatore come Andreazzoli: questa scelta mi ha sorpreso molto ma mi ha fatto capire che è quello il tipo di società alla quale mirare».

Se la sente di commentare l’approdo di mister Alvini in Serie A?
«Devo dire che mi ha molto sorpreso anche questa scelta, ma Alvini si è meritato quello che gli è capitato. Mi voglio illudere che la Reggiana sia stata parte fondamentale della sua crescita, e proprio così gli ho scritto, perché nel nostro anno in Serie B nei suoi confronti ci siamo comportati in un modo diverso da altri…».

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