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La seconda giovinezza di Martinelli: «La Serie B a 29 anni, chi l'avrebbe detto?»

Il difensore granata è il protagonista di un avvio di stagione sopra le aspettative: «Col Venezia è uscito il carattere della Reggiana. Salvezza? Ce la giochiamo contro chiunque»

15.11.2020 19:10

© AC Reggiana

Riccardo Martinelli, reduce da una prima stagione in granata condita da 13 presenze partendo spesso dalla panchina, in questo avvio di campionato in Serie B è riuscito a ritagliarsi un ruolo importante in campo costituendo assieme ad Espeche e Cerofolini la colonna portante di una difesa che ha attutito bene all'assenza dei cosiddetti titolari.

«Quest'anno nella sfortuna di alcuni compagni infortunati, io sono stato più fortunato - confessa il centrale aretino classe '91 - Iniziare la partita da titolare e giocare con continuità ti permette di acquisire maggior fiducia nelle tue qualità. L'anno scorso invece ho giocato un po' a sprazzi, perciò è stato più difficile mantenere una certa costanza».

Quindi mantenere il giusto ritmo partita ti ha aiutato a crescere. 
«Credo che sia così in qualsiasi calciatore. Il ritmo partita lo si trova solo giocando e più ne hai possibilità, più migliori. Anche l'allenamento è importante per un giocatore, ma con la partita hai maggiori opportunità di imparare».

Nel 2018 hai rischiato la retrocessione in tra i dilettanti con la Lucchese. Mentre oggi, appena due anni dopo, sei titolare in serie B. Se ti guardi indietro, cosa ti viene da pensare?
«Sinceramente non mi sarei mai aspettato risultati del genere, sia a livello individuale che di squadra. Se pensi che un anno rischi di retrocedere in Serie D e l'anno dopo centri la promozione in Serie B e giochi addirittura da titolare le prime cinque partite, ti sembra una cosa assurda. Spesso dicono che i primi anni della carriera sono quelli decisivi per poter spiccare il volo, perciò a 29 anni non avrei mai pensato di raggiungere la B. Invece è successo l'impossibile».

Tu e Marcos Espeche non eravate i titolari l'anno scorso: cosa vi siete detti quando avete capito che avreste guidato la difesa granata in queste prime partite?
«Ci siamo guardati negli occhi e abbiamo capito che sarebbe stata tosta. Ricordo in particolare il momento in cui alla vigilia della partita contro l'Entella davanti all'albergo di Chiavari ci siamo detti che era il momento di rimboccarsi le maniche».

Come hai vissuto questo periodo di quarantena visto che sei stato tra i giocatori colpiti dal Covid?
«Innanzitutto non è stato un fulmine a ciel sereno. Già dai primi contagi nel mondo del calcio, ho pensato che sarebbe stata solo una questione di tempo e prima o poi la questione avrebbe toccato anche noi. Seppur psicologicamente fossi preparato, l'ho comunque vissuta male anche perché ho avuto vari sintomi, tra cui tosse e dolori alle ossa. Sono stati giorni particolarmente duri».

Era comunque difficile immaginarsi 29 persone contagiate tra giocatori e staff...
«Come successo per altre squadre era impossibile che anche noi non ne fossimo contagiati. Tuttavia mai mi sarei aspettato che fossimo colpiti in un numero così alto».

Superati i primi giorni di difficoltà, sei poi riuscito ad allenarti in casa?
«Quando le mie condizioni di salute sono migliorate, ho ripreso con qualche esercizio anche se inizialmente ho sentito una certa spossatezza e un po' di dolori alla schiena. Ho preferito quindi pazientare per riprendermi totalmente. Quando ho poi saputo del tampone negativo, la squadra aveva un giorno libero ma io ne ho approfittato per andare al campo ed allenarmi da solo».

Siete tornati a giocare compiendo una grande impresa contro il Venezia domenica scorsa. Eppure vi allenavate insieme da soli tre giorni...
«Si, in realtà è stato un rientro graduale. Qualcuno ha ricominciato prima con gli allenamenti, ma poi da giovedì fino a sabato eravamo già tutti al completo».

Quella col Venezia è stata una vittoria di cuore...
«Direi soprattutto una prova di carattere. Questa squadra già dall'anno scorso ha sempre dimostrato quello che vale anche nei momenti più difficili. La vittoria contro il Venezia rappresenta il carattere di questa Reggiana. Qualcuno potrebbe definirci come una squadra inferiore a livello tecnico, ma se uno va in campo e ci mette tanto cuore può sopperire a tante mancanze».

La Reggiana punta alla salvezza, ma con una grande voglia di stupire...
«L'obiettivo primario è la salvezza ma siamo sulla stessa barca e dobbiamo continuare a remare. Se arriverà qualcosa di meglio, non ci porremo limiti. Abbiamo già visto che possiamo giocarcela con tutti, come abbiamo fatto contro il Chievo, una delle principali favorite a vincere questo campionato. Quindi se possiamo giocarcela con chiunque, perché non sognare in grande?».

Mister Alvini ha dichiarato che sta lavorando per costruire una Reggiana diversa...
«Il mister lavora molto psicologicamente, trasmettendoci una mentalità vincente. Quando scendiamo in campo, lo facciamo per vincere. Mi viene in mente la partita col Venezia che dopo tutto quello che ci è successo, poteva essere una partita in cui bisognava solo pensare a limitare i danni. Invece il mister ci ha detto di entrare in campo per vincere. E' impensabile stare fermi due settimane e tornare in campo con la voglia di imporre il proprio gioco e di vincere la partita. Ma noi l'abbiamo fatto. Credo sia stato qualcosa di straordinario».

E' cambiato qualcosa nell'approccio al vostro lavoro in difesa?
«Posso dire che in 10 anni da calciatore professionista, non avevo mai giocato così. Andiamo aggressivi sul nostro uomo e questa è una cosa che si è vista poco negli ultimi anni, in cui forse si pensa troppo alle difese schierate e alle linee di fuorigioco. Soprattutto per noi difensori è un modo di giocare molto diverso dal solito, ma a quanto pare più redditizio. Anche se ora siamo in Serie B, il nostro gioco è sempre questo. Non è cambiato quasi nulla dall'anno scorso».

A livello personale, cos'hai notato nel salto dalla C alla B?
«Sicuramente in Serie B la preparazione delle partite è molto più accurata. Gli avversari sono più forti tatticamente, tecnicamente e fisicamente. Inoltre quando perdi palla, la velocità nelle ripartenze è davvero impressionante. La qualità dei giocatori infine è decisamente più alta».

Ti sei già fatto un'idea su quali potrebbero essere le favorite a vincere il campionato?
«Tra quelle contro cui abbiamo già giocato, il Chievo mi è sembrata la squadra più organizzata.  Molti danno per favorite anche altre formazioni come Lecce, Empoli o Monza ma noi ci dobbiamo ancora giocare, perciò non posso ancora darne un giudizio ben preciso».

Quali invece potrebbero essere le dirette concorrenti della Reggiana nella corsa alla salvezza?
«Ancora non voglio pensare a chi potrebbe giocarsi la salvezza insieme a noi. Magari potrei dire una squadra come l'Ascoli con cui abbiamo perso, anche se quella è stata una partita molto particolare in cui eravamo già in difficoltà. In una situazione diversa, una gara così ce la saremmo giocata alla grande».

Eppure anche con l'Ascoli stavate per strappare un punto allo scadere...
«Sì, ma in generale venivamo da una giornata pesantissima, con alcuni compagni indisponibili per Covid. Ci hanno fatto i tamponi in albergo e fino alle sette di sera siamo rimasti lì senza avere i risultati e con l'ansia di sapere se potevamo giocare o no. Poi quella sera nemmeno il Mister era presente. Non averlo in panchina è tutta un'altra cosa e in quella partita ce ne siamo resi conto».

La prossima sfida sarà contro il Lecce al "Via del Mare", stadio che l'anno scorso ospitava la Serie A. Che partita sarà?
«Sarà una gara difficile perché il Lecce è una delle favorite alla vittoria del campionato. Le emozioni saranno tante, anche perché giocare in stadi come il "Via del Mare" è uno di quei sogni che coltivi fin da bambino. Nonostante questo, non penseremo solo a difenderci ma andremo lì per imporre il nostro gioco e cercare di vincere. Sicuramente verrà fuori una bella partita».

In questo campionato hai segnato all'esordio contro il Pisa, realizzando il tuo secondo gol in maglia granata. Dicci la verità, il "puma" Varone rivendica ancora quella rete contro il Piacenza oppure alla fine te l'ha concessa?
«No, tutti i giorni me lo rinfaccia. Continua a dire che è suo, ma io l'avevo toccata quella palla... Scherzi a parte, l'importante era buttarla dentro».

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