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Genevier: «Queste partite vanno giocate con la testa. Spero di dare un dispiacere al mio capitano Vergassola»

«Forse è la mia ultima occasione per centrare la B, dobbiamo dare tutto per questo obiettivo»

26.05.2018 20:00

Quella bianconera del Siena è stata l'ultima maglia indossata in Serie A dal capitano granata Gaël Genevier: il destino ora ha posto di fronte alla sua Reggiana proprio la squadra toscana con la quale ha vissuto momenti importanti e anche tragici (l'infortunio al crociato nella stagione con Antonio Conte in panchina). Mercoledì 30 maggio il metronomo francese affronterà il suo passato e cercherà di spingere verso la Serie B i granata.

«Mentalmente stiamo benissimo, passare il turno rimanendo in 10 dà una grande iniezione di fiducia - ha sottolineato ai nostri microfoni il regista 35enne - Dal punto di vista fisico le cose vanno meno bene perché ci sono diverse situazioni da valutare andando a mercoledì, ma speriamo di recuperare più gente possibile e avere una settimana completa per allenarci e riposare sicuramente aiuta. Rozzio dovrebbe esserci, gli altri infortunati saranno valutati meglio nei prossimi giorni ad eccezione di Spanò e Cesarini...».

Il "Mago" come ha reagito al brutto infortunio?
«Lo abbiamo sentito per telefono visto che non era ancora possibile andarlo a trovare, ma presto ci rivedremo. Reagire non è mai semplice in questi casi: infortuni del genere li ho vissuti e il morale ovviamente è a terra perché per diversi mesi non si riesce a fare quello che ci diverte di più. La famiglia e la società gli sono vicine, il presidente Piazza era molto dispiaciuto quando ha appreso la notizia e non solo per il valore del giocatore. Alessandro è un ragazzo eccezionale e siamo tutti rammaricati per quello che è successo, ma sono convinto che sarà in grado di riprendersi in fretta aiutato da amici e familiari».

Dopo un inizio titubante, ora la Reggiana sembra essere tornata sulla buona strada...
«Eravamo reduci da un finale di campionato non positivo, ma sapevamo che ai playoff tutto si resetta. Contro il Bassano siamo stati bravi e fortunati ma i giallorossi non erano semplici da battere, mentre a Castellammare secondo me nel primo tempo pensavamo di trovare un ambiente più complicato del previsto, poi siamo stati bravi a reggere e cambiare partita nella ripresa. Nella gara di ritorno giocata mercoledì sera abbiamo dimostrato tante cose positive sia dal lato caratteriale che tecnico, poi i tanti infortuni che ci perseguitano non hanno dato una mano. Cesarini in questo finale di campionato avrebbe fatto comodo, ma sono sicuro che chiunque verrà chiamato in causa darà il suo contributo».

Come un anno fa a Livorno, fra quattro giorni contro il Siena scenderete in campo incerottati. Questa volta a campo invertito...
«Oggi come allora avrei preferito fare a meno di tutti questi problemi; speriamo almeno che il risultato ricalchi lo stesso del "Picchi". Siamo consapevoli che per passare il turno dovremo vincere almeno una partita e penso che la prima in casa possa essere già quella decisiva: iniziare con un bel risultato può ribaltare la situazione e far prendere il coltello dalla parte del manico alla Reggiana. Il Siena è forte e gioca bene, ma venire nel nostro stadio non è mai facile per nessuno quindi dovremo sfruttare al meglio il fattore campo».

I bianconeri praticano un calcio molto simile al vostro: c'è un segreto per batterli?
«Dobbiamo rimanere con le nostre idee e portare avanti quello che abbiamo sempre fatto. Al di là della tecnica e della tattica, c'è bisogno di determinazione e rabbia. La Robur ha il vantaggio del doppio risultato a favore con il ritorno in casa, ma ha il grande svantaggio di essere rimasta ferma per tre settimane mentre noi ora siamo lanciati. L'aspetto mentale in queste partite in cui non sono ammessi errori è fondamentale, dobbiamo sfruttare al meglio tutta l'esperienza accumulata negli ultimi due anni».

Quindi le "cicatrici" della Final Four 2017 vi torneranno utili?
«Sì, dobbiamo sfruttare il fatto di avere già vissuto queste situazioni di grande pressione. Pur avendo sofferto, già dalla partita contro il Bassano abbiamo dimostrato di essere tagliati per questo tipo di gare da dentro o fuori. Il Siena è una squadra molto giovane e dinamica e a parte un paio di veterani manca di esperienza nei playoff, quindi dovremo sfruttare queste lacune a nostro vantaggio».

Che ricordi hai della tua esperienza nella città del Palio tra il 2009 e il 2011?
«In Serie A con Giampaolo e Malesani trovai poco spazio e l'anno successivo, dopo la retrocessione, quando conquistammo subito la promozione con mister Conte purtroppo mi ruppi il crociato in agosto. Furono entrambe esperienze delle quali porto ricordi positivi, nonostante i pochi minuti in campo...».

È rimasto qualcuno che conosci?
«L'allenatore in seconda Vergassola e mister Mignani a quei tempi erano il capitano della prima squadra e l'allenatore della Primavera. Non mi stupisce che il Siena oggi giochi un calcio molto propositivo, infatti ha preso idee, carattere e spirito organizzativo dai suoi allenatori. Mi fa molto piacere ritrovarli anche se spero di fare loro un dispetto».

Sei ancora in buoni rapporti con Vergassola?
«Assolutamente sì. Ci siamo sentiti l'anno scorso dopo la semifinale persa contro l'Alessandria: è rimasta la stessa persona per bene che conobbi quando era il capitano di quel Siena. Mi farà molto piacere salutarlo».

C'è una favorita per la promozione in B tra le otto squadre rimaste in lizza?
«Arrivati a questo punto della stagione secondo me i valori delle rose si equivalgono. Vincerà la squadra che dimostrerà di essere più forte dal punto di vista mentale».

Pensi che possa essere la tua ultima occasione per tornare in Serie B?
«Non posso esserne certo, so solamente che sto vivendo un momento importante in cui devo cercare di riconquistare la Serie B perché ci sono le possibilità di raggiungere tale obiettivo già in questa stagione».

Una volta appesi gli scarpini al chiodo sei ancora convinto di voler intraprendere una nuova carriera da dirigente o stai prendendo in considerazione anche un'avventura seduto in panchina?
«Dare indicazioni in campo ai compagni è una cosa, trasmettere ordini tutti i giorni come fa un allenatore è diverso e non credo proprio che sia la mia strada. Spero di poter giocare ancora per diversi anni finché ci saranno le motivazioni, poi deciderò con calma cosa fare».

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