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Bovo: «Per questa maglia ho dato tutto, dispiace sia finita così. Piazza? Non ha più la mia stima»

«I tifosi e i reggiani mi hanno regalato due anni indelebili. Scendere in Serie D? Sento di avere davanti a me ancora diverse stagioni da professionista»

21.07.2018 21:30

Andrea Bovo fu portato a Reggio Emilia dal ds Grammatica nell'estate del 2016 direttamente dalla Serie B, sponda Salernitana, e in due stagioni ha collezionato 79 presenze e 5 reti con la maglia granata. Nelle ultime settimane, come il resto dei suoi compagni e anche i tifosi, ha vissuto un'altalena pazzesca di emozioni che si è tragicamente interrotta lunedì mattina con la comunicazione del mancato ricorso contro l'esclusione dal prossimo campionato, ratificata solo ieri sera dalla FIGC.


«In questi giorni mi sto allenando a Coverciano assieme ai giocatori svincolati - spiega per telefono il centrocampista classe '86 - Solo in gruppo ci si può mantenere in forma seriamente, poi ho anche l'opportunità di prendere il patentino da allenatore che magari un domani potrebbe servire...».


Hai assorbito la delusione o ci vorrà ancora del tempo?
«Oramai è successo, non posso farci nulla. A me personalmente questa situazione ha scombinato un po' i piani ma non posso fare altro che rimboccarmi le maniche e trovare un'altra soluzione per continuare la carriera...».

Voi giocatori vi aspettavate un epilogo del genere?
«In tutta onestà no: l'annuncio dei Piazza di non voler iscrivere la squadra in giugno è arrivato come un vero e proprio fulmine a ciel sereno. Ero convinto fino all'ultimo secondo che alla fine avrebbero cambiato idea e iscritto la squadra, anche per evitare le grane legali derivanti da un probabile fallimento. Immaginavo che saremmo andati incontro ad un campionato con obiettivi meno ambiziosi, con un budget più risicato e probabilmente tanti compagni avrebbero cambiato squadra e invece non è andata neanche così...».

Genevier, spesso in contatto diretto con il presidente, non vi aveva dato rassicurazioni su quanto stava accadendo?
«No, ne sapevamo quanto voi».

Cosa ti sentiresti di dire al presidente Piazza?
«Qualsiasi cosa io pensi adesso è meglio che me la tenga dentro perché non voglio rischiare di dover affrontare situazioni difficili per aver parlato in maniera non corretta. Tutta la stima che prima potevo avere nei suoi confronti, ora non c'è più».

E ai tifosi?
«Ho dato sempre tutto per la maglia granata e la riconoscenza nei miei confronti non è mai venuta a mancare. I due anni passati a Reggio sono stati un'esperienza significativa che non dimenticherò: ringrazio quindi i tifosi per avermi considerato un giocatore importante ma soprattutto i reggiani perché non pensavo davvero che ci potessero essere persone in grado di aiutare così tanto me e la mia famiglia ad ambientarci tra la scuola dei figli e la vita di tutti i giorni. Mi riferisco anche a figure che nulla hanno a che vedere con il mondo del calcio e proprio per questo motivo ci dispiace salutare tutti. Poi voglio aggiungere una cosa...».

Prego...
«Io non sono un grande amante dei social e nemmeno una persona che regala gesti di amore profondo perché credo siano un'arma a doppio taglio che vincolano ad avere un atteggiamento irreprensibile nei confronti di qualcuno ma noi calciatori non lo possiamo essere per natura visto che spesso capita di dover salutare e cambiare città. Io penso che nel momento in cui ho dato tutto per la squadra che mi paga e dà da mangiare alla mia famiglia, allora vuol dire che ho dimostrato la mia professionalità e il tifoso dovrebbe volermi bene per questo». 

Da queste parole ci pare di capire che un proseguimento della tua avventura in Serie D con la maglia granata sia da escludere...
«Sarei un ipocrita ad affermare che resterei comunque vadano le cose. Onestamente la mia età e il mio stato fisico mi spingono a prolungare la carriera il più a lungo possibile. Scendere in Serie D vorrebbe dire mettere una sorta di limite alla propria vita professionale ed io ho ancora bisogno di tirare avanti e guadagnare con questo sport e poi, ripeto, a livello anagrafico ritengo sia prematuro fare una scelta di questo tipo. Credo di aver dato una risposta onesta e rispettosa, a prescindere dal fatto che io a Reggio mi sia trovato molto bene».

Riavvolgiamo un attimo il nastro e torniamo a quella maledetta notte a Siena...
«Il torto subìto in quella partita è palese, me lo sottolineano anche tutti i giocatori che incontro qui a Coverciano. È stato spiacevole però il modo in cui gli avversari hanno gestito la situazione a fine gara: a volte si può ammettere di avere ricevuto un episodio a favore e tirarci una riga sopra senza giustificare una decisione palesemente errata. Quel rigore fischiato dall'arbitro Perotti ci ha fatto uscire dai playoff, però bisogna riconoscere che la gara giocata dalla Reggiana non fu all'altezza dell'importanza e del tipo di avversario che avevamo di fronte: con 90 minuti a disposizione per gestire il risultato ci eravamo ridotti a difendere il pareggio al 97' quando si poteva giocare un altro tipo di partita...».

Cambiamo decisamente argomento. Qual è il tuo ricordo più felice legato alle ultime due stagioni?
«Ce ne sono tanti, difficile sceglierne uno soltanto. Anche se forse non corrisponde al momento più felice, voglio ricordare il primo gol segnato con la maglia granata nel derby a Mantova, quando in panchina c'era ancora Colucci».

Invece il ricordo più brutto?
«Sembrerà strano ma non è il rigore di Siena anche perché quella partita non l'ho giocata e non ho potuto dare l'anima e vivere l'episodio decisivo in prima persona. Il ricordo più brutto è stato invece il triplice fischio dell'arbitro nella semifinale playoff persa con l'Alessandria a Firenze nel 2017 perché avevo già in testa l'idea di giocarmi la Serie B col Parma...».

Quei ricordi oramai sembrano lontanissimi... Pensi che risalire dalla Serie D sarà dura per la nuova Reggiana che nascerà fra poche settimane?
«Sicuramente, anche perché vicino a Reggio ci sono tante squadre che hanno l'ambizione di risalire subito come Modena, Mantova e anche il Cesena se non sarà inserito in un altro girone. Serviranno delle risorse importanti: non ci sono state per salvare una squadra con 4.5 milioni di euro di debito presunti, il che è una cosa ridicola, spero però che se ne trovino per garantire una ripartenza in maniera reale e stabile. Lo auguro alla città e ai tifosi perché si meritano un futuro importante, e anche un po' a me stesso perché magari potrebbe essere la soluzione di un domani. La storia di questa società impone che si ritorni al calcio che conta al più presto...».

Magari un domani vedremo a Reggio un Bovo allenatore?
«Se fosse così significa che sono stato bravo in quel tipo di percorso, ma non so quanto sarebbe contenta la mia famiglia perché vorrebbe dire girare ancora per l'Italia e dopo tanti anni sarebbe una scelta dura da accettare per loro. In qualche modo però bisognerà guadagnarsi il pane per vivere anche dopo aver appeso gli scarpini al chiodo...».

Sai già da dove ripartire nella stagione che è alle porte?
«Su di me sono state fatte alcune valutazioni più insistenti di altre, però adesso grossi movimenti non ce ne sono. In tante società regna l'incertezza su quale sarà la categoria in cui giocheranno quindi penso che dovrò attendere ancora un po'...».

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