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Spanò: «Basta odio negli stadi, portate i bambini e insegnate loro il rispetto»

Il vice capitano granata si scaglia contro i pochi tifosi marchigiani che ieri hanno pesantemente offeso i granata a Fermo

12.03.2018 20:30

«Oggi non me la sento di far finta di nulla - ha commentato in serata Alessandro Spanò su Facebook ed Instagram - Dagli spalti ieri si è sentito urlare ripetutamente, nei confronti di un compagno, "I tuoi figli devono morire". Forse pensate di ferire, forse vi fa sentire forti, ma la realtà è che siete delle piccole e deboli persone, che si palesano per quel poco che sono, ma noi non ve la daremo vinta».

Il numero 6 granata poi lancia un ulteriore messaggio: «Mi rivolgo a tutta la stragrande maggioranza delle varie tifoserie, quella sana, quella che viene per cantare. Portate i bambini allo stadio, insegnate loro la passione e l'amore per questo sport, ma prima di tutto insegnate loro il rispetto. E tra qualche anno, forse, il rispetto non durerà solo un minuto».

«Faccio loro i complimenti. Sono il segno del declino del calcio italiano» aveva commentato ironicamente ieri in sala stampa Andrea Bovo a riguardo dello stesso disdicevole episodio.

 

Ci siamo uniti tutti. Minuto di silenzio. Un semplice ma incredibilmente profondo momento di rispetto. Rispetto, quello che dopo pochi minuti dal fischio d'inizio sembra completamente svanito. Dagli spalti si sente ripetutamente, nei confronti di un compagno, "I tuoi figli devono morire". Inutile dire che l'unica sua "colpa" fosse quella di essere un avversario. Oggi non me la sento proprio di fare finta di nulla. A loro dico, col più profondo disprezzo: forse pensate di ferire, forse vi fa sentire forti, ma la realtà è che siete delle piccole e deboli persone, che si palesano per quel poco che sono, ma noi non ve la daremo vinta. Per concludere, mi rivolgo a tutta la stragrande maggioranza delle varie tifoserie, quella sana, quella che viene per cantare, incitare, gioire e a volte disperarsi: portate i bambini allo stadio, insegnate loro la passione e l'amore per questo sport, ma prima di tutto insegnate loro il rispetto. E tra qualche anno, forse, il rispetto non durerà solo un minuto.

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