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Altinier: «Non ho mai perso la fiducia in me stesso, la Reggiana può ancora migliorare tanto»

Il centravanti granata mette nel mirino AlbinoLeffe e Padova

29.11.2017 16:30

«La bella vittoria contro il Bassano è stata rovinata dall'infortunio di Napoli, c'era più amarezza che gioia dopo la partita nello spogliatoio - ha confessato Cristian Altinier davanti ai microfoni nella sala conferenze di via Mogadiscio - Ora siamo più che mai vicini ad Aiman, speriamo che riesca a rientrare per un eventuale finale di campionato ma lui ci darà una mano lo stesso da tifoso e già sabato proveremo a fargli un regalo».

Un primo tempo come quello contro il Bassano non l'abbiamo mai visto...
«Stiamo crescendo, pian piano i miglioramenti si vedono sul campo. Siamo felici per questo momento positivo ma nel calcio bisogna dare continuità ai risultati».

Il tuo gol dopo la traversa di Cesarini era regolare?
«A me sembrava più dentro che fuori la palla sul tiro di Cesarini, io poi l'ho spinta in fondo al sacco ma non so dire se era offside oppure no, questione di pochi centimetri».

Avere di fianco Cesarini e Cianci ti ha dato una mano?
«Sì, perché siamo tre punte che si aiutano molto tra di loro. L'importante è continuare a migliorare l'intesa».

AlbinoLeffe e Padova diranno qualcosa in più sul valore della Reggiana?
«Le prossime due gare ci daranno alcune risposte così come lo faranno anche le partite prima della sosta con Teramo e FeralpiSalò: tre match su quattro saranno molto tosti, è difficile vincere con tutti in questo campionato».

L'assenza di Carlini non faciliterà il vostro compito...
«Purtroppo sì...». 

Cos'è cambiato per te nell'ultimo mese? Sembri un giocatore rinato...
«Non è facile cambiare maglia e trovare subito la sintonia giusta, a volte ci vuole un po' di tempo. All'inizio le difficoltà della squadra si rispecchiavano anche sui singoli giocatori, poi personalmente sono cresciuto come feeling coi compagni. La voglia di fare bene era tanta, purtroppo ho sbagliato le poche occasioni capitate: per un attaccante non fare gol diventa sempre più pesante, al di là di quello sono contento che la squadra sia cresciuta ed io con lei».

Pensi che siano stati risolti tutti i problemi?
«Alcuni si, però bisogna continuare a lavorare perché non abbiamo ancora raggiunto il livello massimo che questa squadra può esprimere, e ciò è incoraggiante. La sfortuna poi ci ha messo lo zampino con i tanti infortuni...».

Cosa succede nella testa di un attaccante quando la palla non vuole entrare?
«Inconsciamente è una cosa che ti condiziona. Di momenti così ne ho passati altri negli ultimi anni, ogni tanto capitano, purtroppo bisogna affrontarli e penso che la cura vada trovata nel lavoro durante la settimana perché quello che accade alla domenica ne è un po' la conseguenza, anche se capitano variabili che sono imprevedibili».

C'è qualcuno che ti è stato particolarmente vicino nel momento più difficile?
«Con i compagni mi sono sempre trovato bene, loro non hanno mai smesso di incoraggiarmi in allenamento e durante le partite. In trasferta condivido la camera con Andrea Bovo, anche lui mi ha sempre dato energia positiva per uscire da questa piccola crisi di gol, così come il team manager Malpeli e tutti gli altri. Il presidente Piazza e Philipakos poco tempo fa mi hanno ribadito la loro fiducia e fatto capire che mi stimano e sono proprio contento del rapporto che si è venuto a creare. A differenza di altre volte, quest'anno non sono mai andato giù di morale e penso che lo si sia visto anche in campo dove ho cercato di non far pesare la situazione al di là degli errori».

Ti fa arrabbiare il fatto che il Padova sia primo in classifica oppure era una situazione prevedibile?
«Rabbia no, del Padova non mi interessa più niente da quando vesto la maglia granata. Diciamo che si tratta di una situazione prevedibile: i patavini hanno assemblato una formazione di primo livello e nel momento in cui le altre poche squadre costruite per vincere il campionato si sono fermate, hanno trovato la strada spianata davanti a loro».

C'è un modello di giocatore al quale ti sei sempre ispirato?
«Ho cercato di rubare segreti a tanti, ma non c'è un attaccante in particolare al quale mi ispiro. Il mio idolo è sempre stato Van Basten ma è lontanissimo dalle mie caratteristiche; tra gli altri attaccanti che ammiravo c'erano Crespo, Inzaghi, Milito e Shevchenko».

Ci sono molti milanisti..
«Il Milan era la mia squadra del cuore, ma ora non lo tifo più...».

Ti sei trasferito a Reggio con la famiglia?
«No, mia moglie e mia figlia di due anni vivono a Mantova dove io le raggiungo spesso perché a Reggio trascorro solo un paio di sere alla settimana».

Hobby?
«Il calcio occupa la maggior parte della mia vita, a livello mentale e fisico, quindi non ho altre grandi passioni. Mi piace guardare dei film, visitare città nuove con la famiglia e ultimamente mi sono appassionato di giardinaggio. Una volta avevo anche i videogames, ora non più».

Hai qualche rimpianto nella tua lunga carriera?
«Sicuramente mi sarebbe piaciuto fare qualcosa di più ma poteva andare decisamente peggio. Da giovane forse ho sbagliato qualche scelta, magari sarei dovuto scendere prima di categoria anziché rimanere al Mantova in Serie B dove non trovavo spazio, però col senno di poi è più facile ragionare. Resto contento e orgoglioso di ciò che ho fatto e posso dare ancora molto».

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