Il punto di vista

L'analisi tattica - C'è l'impronta di Menichini nel successo di sabato

Le scelte del tecnico granata hanno indirizzato l'esito del primo round contro la Juve Stabia

23.05.2017 12:30

Quando l'allenatore fa la differenza! Come ho scritto lunedì sul quotidiano "La Voce di Reggio", il tecnico granata Leonardo Menichini, a mio modesto avviso, sta subendo troppe critiche ingiuste, quando, di fatto, si trova una rosa limitata a disposizione che ora, assieme a tutto lo staff e ai medici granata, ha cercato di riportare al top in due soli giorni, per arrivare a giocarsi questo passaggio del turno almeno ad armi pari.

Menichini, a mio avviso, ha portato a termine un capolavoro tattico e la gara, quindi, l'ha vinta soprattutto lui, grazie ovviamente all'abnegazione dei ragazzi che in campo, come sta accadendo dalla partita col Parma in poi, stanno dando davvero tutto. Prima di tutto ha confermato Ghiringhelli a centrocampo, mentre in molti, me compreso, lo avrebbero visto più volentieri dietro con Spanò centrale e magari Sbaffo titolare che poteva fare la staffetta con Maltese, visto che nessuno dei due ha i 90' nelle gambe, mentre Menichini ha ridato fiducia a Sabotic, che dopo lo svarione iniziale e qualche difficoltà, sempre nei primi dieci minuti, non ha sbagliato praticamente nulla, facendo un'ottima gara. Inoltre, pur avendo sempre dichiarato, anche al sottoscritto in separata sede, di vedere molto bene Perilli per fisicità e completezza, ha mandato in porta Narduzzo che in settimana ha visto più reattivo, più tonico e carico, quindi mettendo in discussione anche le sue stesse convinzioni iniziali a favore di ciò che il suo occhio esperto, in quel momento vedeva. Questa decisione mi ha profondamente sorpreso, in quanto, se dopo la gara col Parma un'idea del genere ci poteva stare, dopo la Feralpi diventava del tutto remota, in quanto contro il Salò Perilli, al di là di un'uscita a farfalla che fortunatamente non ci è costata cara, ha salvato il risultato in un paio di occasioni. Chiunque, infatti, avrebbe confermato Simone, ma Menichini non lo ha fatto e questo solo perché ha saputo osservare ed entrare nel dettaglio, nel profondi dei suoi giocatori. Le male lingue dicono che in società qualcuno glielo abbia caldeggiato: magari sarà anche vero, ma di fatto la decisione l'ha presa lui e lo ha fatto supportato da quanto ha visto in settimana. Di fatto, Narduzzo ha risposto alla grande, facendo benissimo ciò che Perilli spesso ha sbagliato in questa stagione: le uscite, malgrado fra i due ci siano vari centimetri di differenza a favore del portierone laziale.

Il secondo capolavoro di Menichini, al di là di quanto ho già detto sulla formazione iniziale, è stato il passaggio al 4-3-3 dopo il gol di Ghiringhelli, una soluzione perfetta, che personalmente non avrei fatto, sbagliando, perché piuttosto io sarei passato al 4-3-1-2, chiudendo la squadra in pochi metri, con raddoppi di marcatura sui portatori di palla e contropiedi sugli esterni. Il concetto di base è il medesimo che ha utilizzato Menichini, ma lo ha fatto con un sistema di gioco diverso, che ha chiuso ancora di più gli spazi agli avversari rispetto al 4-3-1-2, ossia il 4-3-3, che in fase difensiva è diventato un 4-5-1. In questo modo ha completamente bloccato le fasce esterne, dove loro erano pericolosi, cosa che col 4-3-1-2 sarebbe stato più difficile, soprattutto sui repentini cambi di campo avversari che quel modulo avrebbe favorito, permettendo nel contempo alla Reggiana di ripartire in contropiede, cosa che ha messo in crisi mister Carboni, non coi terzini, con un trequartista che si allarga o una punta che si decentra, ma con gli esterni d'attacco, Ghiringhelli da un lato e Cesarini dall'altro, poi Sbaffo, con Guidone, poi Marchi, come pivot centrale, pronto a tener su palla, a scaricare e a favorire le verticalizzazioni per gli attaccanti esterni già pronti alla fase offensiva. Geniale, in questo contesto, l'idea di mettere Carlini, sabato per me straordinario, nel ruolo di mezzala destra, con Genevier davanti alla difesa e Bovo sul centro sinistra. Grazie alla corsa di Bovo e Carlini, pronti e a pressare i portatori di palla anche alti, subito dietro a Marchi, la Juve Stabia è andata in palla proprio in fase di costruzione del gioco, non riuscendo a combinare più nulla di buono.

L'ultimo "coup de théatre" di Menichini è stato appunto Genevier staccato, davanti alla difesa, a tagliare fuori il gioco tra le linee che aveva reso davvero micidiale la Juve Stabia nei primi 20 minuti di gioco, prima che la Reggiana iniziasse la sua graduale crescita, culminata col cambio di modulo dopo il gol del 2-1. Il collega Boccucci di Infopress, confermando il mio pensiero, mi ha detto: "Carboni oggi ci ha capito poco". Menichini, invece, ha capito tutto...


Lorenzo Chierici

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